Poste Italiane: da Barano a Casamicciola i postini alla scoperta di Ischia

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Dario D’Ambrosio ha compiuto da poco 50 anni e fa il postino a Barano, comune adagiato sulle colline dell’isola di Ischia. Dario è originario di Eboli, in provincia di Salerno, ma nel 2008, anno del suo primo incarico in Poste italiane come portalettere sull’isola, fece una scelta di vita: lasciò la terraferma e si trasferì a vivere qui, dove è diventato una vera e propria istituzione. «Mi sono innamorato di quest’isola, e a Barano mi sono subito sentito a casa. Il nostro è un piccolo comune: oggi io conosco tutti e tutti conoscono me», dice Dario. Le sue giornate sono ciascuna diversa dall’altra: a seconda della destinazione, sceglie se uscire con lo scooter, più idoneo a raggiungere le abitazioni nei vicoli stretti, o con la Panda ibrida di Poste, più adatta a coprire distanze maggiori e portare pacchi più voluminosi.  «Ma ci sono consegne che posso fare solo con le mie gambe – racconta Dario -. A volte, infatti, parcheggio l’auto o lo scooter e mi avventuro in salita sulle colline per recapitare la corrispondenza presso abitazioni che si possono raggiungere solo a piedi. Una fatica ripagata dal panorama mozzafiato di cui posso godere da lassù».

Durante il periodo estivo, quando sull’isola di Ischia triplica il numero di residenti, anche Barano si riempie di volti nuovi: «La maggior parte dei visitatori che sceglie questa zona cerca la tranquillità, l’acqua termale dell’isola e la possibilità di fare trekking, uno sport che si è diffuso molto qui da noi. Spesso – continua D’Ambrosio – mi sono trovato a fare da guida a gruppi di turisti che mi chiedevano informazioni sui sentieri da seguire ma anche su dove andare a mangiare per gustare il vero coniglio all’ischitana».

Non solo i turisti si rivolgono al portalettere per qualche consiglio. «Un giorno una signora che avevo già incontrato in paese durante i miei giri di consegna mi ha chiamato in disparte per raccontarmi alcune vicende personali che la turbavano. Voleva un mio commento, un consiglio su come affrontare la situazione. Certo, è stato strano, ma sono stato contento della fiducia che questa donna ha riposto in me e nella mia discrezione», riferisce Dario. Ma ci sono anche due momenti drammatici che Dario non potrà mai dimenticare: il terremoto del 2017 e l’alluvione che si è abbattuta sull’isola lo scorso autunno. «Ancora oggi porto la posta tutti i giorni ad alcune famiglie sfollate che vivono in abitazioni di fortuna. Spesso li vedo attendere una comunicazione che dia loro la speranza del ritorno ad una vita normale – spiega amareggiato il postino di Barano -. Quando so che non è così, mi preparo una battuta o un commento su un avvenimento accaduto in paese per cercare di alleviare la tensione almeno per un attimo».

Michela Mennella, invece, lavora vicino al mare, a Casamicciola, proprio dove la mattina del 26 novembre 2022 una frana ha funestato il comune ischitano. Per lei, quello con Poste è un legame familiare: suo marito ha lavorato nella stessa azienda fino a quando, qualche anno fa, è andato in pensione e Roberta, la loro figlia, fa la portalettere a Casamicciola, proprio come sua madre. Michela, in Poste Italiane dal 2009, vive e lavora lì dove, dopo il terremoto del 2017, il destino si è accanito una seconda volta. «Erano le 5 del mattino quando un pezzo del monte Epomeo è venuto giù, travolgendo ciò che faticosamente stavamo ricostruendo dopo il terremoto», ricorda ancora scossa Michela, che come tanti abitanti di Casamicciola ha dovuto lasciare la propria casa, e quando le hanno dato il permesso di rientrare era tutto sommerso dal fango.

«Per dieci giorni ci siamo spostati da mia figlia Roberta, la cui casa per fortuna non ha subito danni. Sono stati momenti molto difficili, ma li abbiamo superati grazie alla capacità di stare uniti», confessa la postina. «Sin dal primo momento – aggiunge -, gli abitanti, io, la mia famiglia, i miei colleghi delle altre zone dell’isola e i numerosi volontari, i nostri “angeli del fango”, ci siamo messi a ripulire le strade e le case invase dal fango. Noi portalettere abbiamo ripreso subito il nostro lavoro, aggirando le zone interdette e facendo decine di chilometri in più pur di consegnare una lettera o un pacco a chi era rimasto isolato. Era un modo per dirgli “non sei solo”». Una prova di resistenza e solidarietà perpetuata per mesi. «In giro col mio scooter ho attraversato aree sfollate, ormai deserte, dove di molte case erano rimasti solo i pavimenti. Abbiamo visto i proprietari ripulire quei resti dal fango con la testardaggine di chi cerca un punto da cui ricominciare», si emoziona Michela. «Per consegnare la corrispondenza a chi abita nella zona rossa, chiusa alla circolazione dalla Protezione Civile, abbiamo creato dei punti di incontro al di fuori delle recinzioni: “Scendi, c’è posta”, era il messaggio che mandavo sul cellulare. E subito qualcuno sbucava dall’altra parte del limite invalicabile per ritirare il pacco o la lettera».

A 8 mesi dall’alluvione, l’isola ha riaperto le porte al turismo e alla normalità: «La determinazione dei cittadini di Casamicciola ha riportato pian piano la parte più turistica di Ischia alla vita di sempre: alberghi, bar, ristoranti e negozi della costa hanno iniziato la stagione estiva aprendo al pubblico con l’orgoglio di aver superato anche questo disastro. Il porto è stato dragato per permettere ai traghetti di tornare ad attraccare, e intanto nella zona interna si continuano a ripulire strade e case e a ricostruire dove tutto è andato perso».

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