Coronavirus, gli architetti per i piani di emergenza comunale. Solo il 30 per cento delle Amministrazioni campane ne è in possesso.

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In questi mesi, ancora una volta, l’Italia e la Campania hanno avuto paura, dimostrando tutta la fragilità e vulnerabilità delle proprie città. Molti dei loro cittadini hanno avvertito e continuano ad avvertire il malessere di un evento inaspettato. È fondamentale, a questo punto, avere un chiaro quadro di cosa sia accaduto e di quali siano gli interventi preventivi da mettere in campo.

L’invito è, pertanto, a considerare seriamente l’attuale situazione e ad attuare tutte le procedure necessarie, così da non trovarci impreparati nel futuro prossimo. Anche perché, già in virtù della Legge n. 100 del 12 luglio 2012, i Comuni avrebbero dovuto già approvare il piano di emergenza comunale. Ancora il Testo Unico della Protezione Civile, il Decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1 recante “Codice della Protezione Civile”, decreto di attuazione della riforma della Protezione Civile nel suo ammodernamento, in vigore il 6 febbraio 2018.

Il nuovo “Codice della Protezione Civile” dispone un quadro organico e coerente della normativa di Protezione Civile italiana. Raccoglie, coordina e semplifica disposizioni sparse in molti provvedimenti diversi, assicurando così maggiore operatività ed efficacia. Tale normativa impone l’obbligatorietà per tutti i Comuni di dotarsi dei piani di Protezione Civile, deliberati dal Consiglio comunale e che gli stessi possano essere revisionati periodicamente e aggiornati con Atti del Sindaco, della Giunta o della competente struttura amministrativa, purché inseriti in deliberazione consiliare di approvazione e trasmessi alla Regione, alla Prefettura-Ufficio territoriale del governo e alla Provincia territorialmente competente

Ciò nonostante, in Campania solo il 30% o poco più dei Comuni è dotato di questo strumento e, anche in questo piccolo nucleo, si è notata la sua poca efficacia contro il Covid-19; probabilmente si è pensato alle catastrofi naturali dimenticando quelle epidemiologiche, che pure in passato hanno interessato la nostra storia.

Noi dagli errori non possiamo che imparare, e oggi possiamo rimediare adoperandoci presso i Comuni per migliorare i piani esistenti o farne di nuovi che prevedano anche questo tipo di emergenza.

È importate pensarci oggi perché molti nostri amministratori hanno imparato in emergenza il significato di COC (Centro Operativo Comunale) e quindi hanno ben chiaro il valore della prevenzione.

A dire il vero, basta guardare indietro nel tempo per capire le principali emergenze che, nel tempo, abbiamo affrontato: sismiche, vulcaniche, meteo-idrogeologiche, ambientali, nucleari, industriali, infrastrutturali e, oggi, abbiamo scoperto, di forza, anche quelle sanitario-pandemiche.

Il Dipartimento di Protezione Civile aveva memoria di quest’ultimo e, per questo, consigliava alcune norme di base ma, sicuramente, molto disattese dai nostri Piani di Emergenza, tant’è che nella campagna annuale “Io non rischio” non è prevista né menzionata alcuna procedura illustrativa.

Le domande che ci dobbiamo porre e, in particolar modo il primo cittadino di una comunità, il Sindaco, sono semplici ma non scontate:

quali sono gli eventi calamitosi che possono coinvolgere il territorio comunale dove vivo o che amministro?

quali cittadini, strutture e servizi saranno danneggiati o interessati dall’evento calamitoso?

quali enti o organizzazioni operative possono ridurre al minimo gli effetti della calamità o dell’evento mettendo al centro sempre la vita umana?

chi sono gli assegnatari delle diverse responsabilità di comando e controllo a vari livelli che possono gestire in modo celere ed automatico l’organizzazione delle emergenze?

Per rispondere e soddisfare queste necessità si devono definire tutti gli scenari di rischio anche in base alla vulnerabilità del cittadino e del territorio interessato e tutto va tarato su situazioni verosimili. In un territorio pianeggiante non si prevede un rischio valanga o in alta montagna un rischio maremoto, di sicuro per un rischio sanitario di tipo pandemico in primis si valuta le case di riposo per anziani per la loro maggiore vulnerabilità.

Ma di solito gli amministratori si pongono una domanda: dove trovare le risorse e gli strumenti per operare?

Sembra che per le risorse la Regione Campania ci abbia già pensato, tant’è che nel programma operativo complementare 2014-2020 ( P.O.C.) Linea di Intervento “Ambiente e territorio” proponeva come azione di Interventi il finanziamento per la pianificazione di emergenza comunale/intercomunale di protezione civile.

Gli strumenti sono i tecnici, in particolare gli Architetti da sempre abili pianificatori del nostro vivere quotidiano che, interpretando le esigenze della collettività, devono cooperare in modo sapiente con altre professioni quali ingegneri, geologi, medici, psicologi sociologi, ecc.

Tutto ha un unico vero scopo: rendere attuativa una parola nel pieno del suo significato, Sicurezza, (sicuro, dal latino secūrus, tranquillo, senza preoccupazioni). Perché tutti noi vogliamo vivere tranquilli.

 

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