Giovani Mmg, al Sud la strada è ancora l’emigrazione. La medicina generale è ferma.

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da Doctor33

«Devo emigrare. Non c’è posto a casa nostra per noi medici campani diplomati in medicina generale. Le zone carenti non vengono pubblicate. Lavoriamo a chiamata. La medicina generale qui è ancora ferma al bando delle assegnazioni di zone carenti del 2017 con molti medici, giovani e meno giovani, in fila». E’ quanto ci sentiamo ripetere da giovani medici campani, turbati dalla morte di Ersilio Picariello, il loro collega rinvenuto esanime nella sede di Guardia Medica. Si chiedono: morte improvvisa, o era venuto a lavorare con dei dolori anginosi? Quanto lo stress, o la necessità di essere lì, possono aver determinato la fine di questo ragazzo di 28 anni? Molti sono “camici grigi”, altri vengono dal triennio di medicina generale. Recriminano perché la mancata pubblicazione delle zone carenti obbliga i giovani, anche quelli in possesso di un diploma di medicina generale, a lavorare alla giornata senza tutele o in alternativa ad emigrare, sognando un ritorno a casa che si fa difficile visto che sempre più spesso le regioni e le Asl di destinazione chiedono garanzie di “non trasferimento” a breve. Le stesse che sono state appena adesso approvate in una norma nella Finanziaria del Veneto che vincola i medici specializzati nella regione a restare a lavorare nelle strutture pubbliche locali per due anni. «La Regione Campania nel suo immobilismo fa un duplice danno, poiché non crea una programmazione per i propri medici e fa saltare la programmazione delle regioni del Nord. Queste ultime – spiega un giovane del movimento Medici senza Carriere trapiantato quattro gradi di latitudine più in su – danno convenzioni a medici che poi abbandoneranno le stesse per ritornare alla propria terra e ricongiungersi ai propri affetti, lasciando, però, nella regione di provenienza una carenza assistenziale. Questo crea un perenne clima di incertezza sia in chi convenziona sia nel convenzionato».

Ma a chi giova che le carenze non siano pubblicate? In un post “Medici senza carriere” parla di province campane in cui persevera il clientelismo politico, e dove tra i medici prosperano i contrattisti a tempo determinato a disposizione delle Asl, e si stentano a costruire posti di lavoro sulla base delle graduatorie, in grave ritardo anch’esse. L’ASL Napoli 2 Nord, spiegano, ha circa 20 sostituti in Continuità Assistenziale, eppure non vengono rilevati ambiti carenti. I sostituti lavorano in presidi dove il loro posto risulta occupato da un medico titolare di Continuità Assistenziale, il quale non lavora però in Continuità Assistenziale, ma è collocato negli uffici dei distretti dell’azienda e nei reparti ospedalieri dell’azienda stessa. Un guazzabuglio. Né d’altronde il Dipartimento Tutela della Salute campano spiega perché le zone carenti sono ferme, come del resto lo sono in Calabria e Sardegna. «In Campania ci sono problemi di comunicazione, e non sono a carico nostro», osserva Salvatore Caiazza, portavoce del movimento Medici Senza Carriere. «Se si confrontano i decreti dei bandi campano e lombardo di quest’anno, il primo in 2 pagine approva gli elenchi delle Asl e ad essi rinvia il secondo in 43 pagine pubblica i posti per ambito e i modelli per fare domanda con un’unica scadenza di presentazione, il 9 novembre. La Lombardia pubblica le zone carenti con la data di assegnazione, la Campania non lo fa. Inoltre, quando in Campania degli ambiti carenti sono assegnati e poi rinunciati, non sono rimessi a bando: come si fa sapere ai medici in graduatoria regionale che vi sono ambiti pubblicati, rinunciati e, quindi, di nuovo da assegnare?» Medici Senza Carriere in Campania ha incontrato il Segretario Nazionale Fimmg Silvestro Scotti che è anche presidente Omceo Napoli. Obiettivo: convincere la Regione a riaprire i bandi.

Mauro Miserendino

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