“Bavaglio di regime: Venezuela e Turchia, giornalisti nel mirino”: persecuzione dei giornalisti dei governi di Maduro ed Erdogan è il tema affrontato questa mattina, 22 settembre alle 10 nella sala Pan, con gli interventi di Tulio Hernandez, (Venezuela) e Fehim Taştekin (Turchia), nell’ambito di “Imbavagliati”, Festival Internazionale di giornalismo civile, in programma fino al 24 settembre nel Palazzo delle arti di Napoli (PAN).
Fehim Taştekin, cronista turco rimasto senza lavoro a causa delle pressioni esercitate dal governo nei confronti delle testate con cui collaborava, e attualmente sotto inchiesta per aver scritto un libro ritenuto ‘prova di reato’, ha tracciato il quadro della repressione esercitata dal governo di Erdogan sui giornalisti. 180 organi di stampa chiusi con decreti presidenziali, 10 mila addetti del settore senza lavoro, 2700 i giornalisti licenziati a causa delle pressioni del governo, 800 tesserini ritirati, beni confiscati a 54 giornalisti, 130 giornalisti dietro le sbarre: sono queste le cifre che danno il senso della censura messa in atto dal presidente turco.
“Le rivolte di Gezi Park, hanno avuto un effetto traumatico su Erdogan perché per la prima volta ha sentito di rischiare di perdere potere. Il governo ha praticamente stretto la corda intorno al collo dei giornalisti. Ha avuto inizio un processo di demonizzazione di tutti i nemici e traditori, tipico dei leader fascisti. Erdogan ha tentato di consolidare i sui poteri tra i movimenti nazionalisti polarizzando la comunità turca con un linguaggio offensivo, minacciando le minoranze religiose – ha spiegato Taştekin- In questo modo ha cooptato un braccio civile che è a suo sostegno e a favore della distruzione del movimento curdo. Il presidente è convinto che la politica della tensione e del conflitto possa spianargli la strada per garantirgli potere a vita. Alimentare la tensione è strumentale alla realizzazione del suo sogno. Oltre alla guerra ingaggiata contro i curdi, ha potuto far leva su un altro fattore: il tentativo di colpo di stato del 15 luglio 2016. Da quel momento la fase dell’oppressione è peggiorata nettamente. Per lui è stata la manna dal cielo usata come espediente per dichiarare lo stato di emergenza e fare un giro di vite ulteriore su tutte le forze di opposizione”.
Dalla censura perpetrata con violenza dalle autorità turche, a quella più sofisticata del regime di Maduro in Venezuela. “Durante l’intervento di Taştekin ho avuto la sensazione che Maduro e Erdogan fossero fratelli gemelli”, ha esordito Tulio Hernandez, giornalista venezuelano costretto a lasciare il suo Paese dopo che durante un intervento televisivo, il presidente disse forte e chiaro che doveva essere arrestato a causa dei suoi tweet che – secondo Maduro – incitavano all’odio e al colpo di Stato.
“Per la prima volta in molto tempo in America latina non c’è dittatura, il Venezuela, invece, si sta trasformando sempre più in un regime dittatoriale dove l’apparato militare è quello con più forza. Più che una dittatura, lo definirei un neo- autoritarismo – ha dichiarato Hernandez – ovvero un regime politico che vuole mantenere un regime con la maschera della democrazia. Per questo motivo in Venezuela non ci sono detenuti politici come in Turchia, né carcere per i giornalisti”. Sollecitato dalle domande del direttore de “La Repubblica Napoli”, Ottavio Ragone, Hernandez ha spiegato che quella venezuelana è una censura più sottile, che non sempre fa ricorso alla violenza, ma agisce attraverso altre modalità: come l’acquisto da parte di privati vicini al governo degli organi di stampa o ancora il ricatto giuridico, che obbliga i giornalisti all’autocensura, per evitare processi.
“Il Venezuela ha in questo momento l’apparato di comunicazione statale più grande della storia dell’America Latina di tutti tempi. Centinaia di istituzioni dei mass media che difendevano la democrazia sono diventate di fatto appendice del servizio pubblico radio diffusione bolìvariana – ha continuato Hernandez – lo Stato possiede due televisioni nazionali, 300 emittenti locali, e circa 40 radio. Per non parlare dei giornali locali distribuiti gratuitamente. In una dittatura la censura è preventiva. Nel comunismo il problema non si pone: la comunicazione è solo statale come il caso di Cuba. Quelli che io chiamo neo- autoritarismi hanno invece interesse a mantenere dei simulacri di democrazia, ma sono tutt’altro”.
All’incontro hanno partecipato Ottavio Ragone, direttore de “La Repubblica Napoli” e Marco Cesario, corrispondente da Parigi per Linkiesta, Pagina99 e The Post Internazionale, specializzato sul Mediterraneo e il Medio Oriente arabo – musulmano. L’incontro si è chiuso con una lezione di satira dell’illustratore Enrico Caria.
“Muri veri e ideologici: l’America di Trump e muslim ban” è l’argomento che sarà trattato nell’incontro del 23 settembre alle 10 nella sala Pan, con l’intervento della giornalista iraniano-americana Negar Mortazavi, e le illustrazioni live di Riccardo Marassi. Modera Antonella Napoli, giornalista e analista di questioni internazionali.
“Muri d’acqua: i naufragi politici in Libia ed Egitto”, è il titolo della seconda conferenza del 23 settembre, che si terrà alle 11 nella sala Pan, con il giornalista Salah Zater (Libia) e la giornalista de “La Repubblica Napoli”, Ilaria Urbani. Modera Fouad Roueiha, responsabile per la Siria di “Osservatorio Iraq – Medio Oriente e Nord Africa” ed esponente del comitato “Kaled Bakrawi”.
“Siani per Ilaria Alpi”, il 23 settembre alle 18 nella sala Di Stefano, è l’appuntamento del Festival con il “Premio Siani”, la commemorazione in ricordo del giornalista napoletano de “Il Mattino” vittima della camorra, dalla scorsa edizione gemellata con “Imbavagliati”. Quest’anno l’incontro sarà dedicato a Ilaria Alpi, l’inviata del TG3 uccisa in Somalia 23 anni fa, a pochi passi dall’ambasciata italiana di Mogadisco, la cui morte attende ancora giustizia. In programma un dibattito con la partecipazione dei giornalisti Nello Trocchia, Sandro Ruotolo, Paolo Borrometi e Luciana Esposito. Interverranno Carlo Verna (giornalista Rai), Giuseppe Giulietti (presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana) e Claudio Silvestri (segretario del Sindacato Unitario dei giornalisti della Campania
“Mai più soli!” (in che modo è cambiata, negli ultimi 10 anni, la narrazione audiovisiva dei fenomeni criminali), è il convegno che chiuderà, alle 20, nella sala Di Stefano, le iniziative dedicate al “Premio Siani” del 23 settembre. Parteciperanno il presidente della FNSI, Giuseppe Giulietti, Paolo Siani (fratello di Giancarlo), alla guida della Fondazione Polis della Regione Campania, e l’avvocato Domenico Ciruzzi(presidente della Fondazione Premio Napoli). L’incontro si aprirà con la proiezione, in anteprima nazionale, del trailer della pellicola/verità “Nato a Casal di Principe”, tratta dall’omonimo libro di Amedeo Letizia, per la regia di Bruno Oliviero, che prenderanno parte al dibattito con il protagonista Massimiliano Gallo. Dopo il debutto fuori concorso al Festival di Venezia, il film porterà sul grande schermo la storia del fratello di Amedeo, Paolo Letizia, ventunenne di buona famiglia di Casal di Principe, sparito il 18 settembre del 1989 in circostanze misteriose e mai più ritrovato. Il convegno analizzerà l’evoluzione dello storytelling della legalità sul piccolo e grande schermo.
24 settembre spazio ai giovani reporter con Désirée Klain
“Imbavagliati”, prodotto anche quest’anno dall’associazione “Periferie del mondo – Periferia immaginaria”, è promosso dall’ Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli in collaborazione con la Fondazione Polis della Regione Campania, è realizzato nell’ambito del “NAPOLINFEST- “Naviganti, Eroi, Poeti e Santi della Città”, progetto diretto da Luigi Necco e cofinanziato dalla Regione Campania con fondi del “Programma operativo complementare (POC) 2014 – 2020” per la rigenerazione urbana, politiche per il turismo e cultura, e organizzato da Gabbianella club srl di Gianluigi Osteri. Il Festival gode dell’alto patrocinio di Amnesty International Italia, del Comitato Regionale Campania per l’Unicef Onlus, della Federazione Nazionale Stampa italiana, dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, del Sindacato Unitario dei Giornalisti campani e di Articolo 21. Ogni incontro in programma vedrà tra i protagonisti un noto vignettista italiano, che commenterà in diretta i fatti di cronaca attraverso le sue illustrazioni. Tutti gli appuntamenti del Festival sono a ingresso gratuito.