I numeri dei bilanci di assestamento 2019 e preventivo 2020 confermano gli andamenti che abbiamo visto negli anni scorsi con un’ulteriore perdita, nel primo semestre di quest’anno, di 400 posti di lavoro. Questa dinamica, ormai riconosciuta da tutti gli attori del sistema, ci ha portato ad ottenere, nel giugno scorso, la legge che ci consentirà di ampliare la nostra platea.
Certo, il percorso va completato ma la soluzione da noi prospettata con forza e discussa nel corso di oltre un anno di incontri con i ministeri e con tutti gli interlocutori istituzionali, è diventata legge dello Stato.
Dal 2023 la nostra platea di iscritti potrà essere allargata ad altre figure professionali che svolgono attività affini e in molti casi sovrapposte alla nostra.
Si tratta di un risultato ottenuto in un momento particolarmente difficile sia per la drammatica crisi del settore dell’editoria, sia per un clima politico non particolarmente favorevole alla nostra categoria. Non ci siamo riusciti per caso o per fortuna. Ci siamo riusciti, con grande fatica, grazie a un lavoro di grande spessore tecnico e culturale che l’intero Consiglio di Amministrazione, insieme alle parti sociali, può rivendicare con orgoglio. E ci siamo riusciti perché non abbiamo chiesto soluzioni a spese della fiscalità generale ma abbiamo portato un progetto moderno di riconoscimento del mondo del lavoro che cambia e delle modalità per intercettarlo.
Siamo stati ascoltati perché siamo un soggetto istituzionale credibile, forte della sua autonomia e della sua capacità di sostenere concretamente centinaia di aziende e migliaia di colleghi travolti dalla crisi del settore. Abbiamo potuto rivendicare tutto quello che abbiamo fatto con grande responsabilità in tre anni e mezzo di mandato. Tutti interventi che forse non hanno avuto sempre il consenso generale e di sicuro hanno comportato sacrifici pesanti per tutti, ma hanno permesso all’Istituto di essere ancora qui, autonomo, con una prospettiva e pronto ad affrontare le sfide del futuro.
Tra gli interventi fatti voglio solo ricordare la riforma che consente già oggi di calmierare la spesa pensionistica; il contributo di solidarietà per il quale ringrazio i colleghi pensionati che hanno capito lo spirito di equità tra generazioni alla base del provvedimento; la definizione di un regolamento investimenti che è diventato modello per le altre casse e la costituzione della Sicav che porta maggiore efficienza alla gestione del patrimonio; la vendita di parte del patrimonio immobiliare sia pure in un momento complicato soprattutto per il mercato immobiliare romano; il nuovo regolamento della gestione separata, appena approvato, che consentirà migliori prestazioni e maggiori tutele ai giornalisti autonomi.
Su tutto una gestione amministrativa corretta che ha permesso di tenere sempre sotto controllo le spese.
Il lavoro non si conclude qui: la norma ci impone entro il 30 giugno prossimo una riflessione su ulteriori misure di contenimento della spesa e di aumento delle entrate e il Consiglio di Amministrazione a questo sta lavorando. Con lo spirito di collaborazione che ci ha portato fino a qui e con un obiettivo condiviso: salvare un Istituto che ha quasi cent’anni di storia e che è stato un pilastro fondamentale della storia delle Istituzioni e del giornalismo di questo paese. (Da Inpgi Notizie)