“Le gravissime violenze che si registrano con allarmante frequenza ai danni degli operatori sanitari troverebbero, certamente, una valida risposta nella presenza fissa e costante delle Forze dell’ordine negli ospedali, nei cosiddetti ‘posti fissi’ di Polizia a cui ha fatto cenno anche il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, intervenendo sull’argomento. Ma purtroppo la compressione di determinati servizi è la conseguenza infausta delle carenze di cui i nostri organici soffrono, che continuano a crescere, e che sono destinate ad aumentare quando nei prossimi anni lasceranno il servizio decine di migliaia di poliziotti senza seria possibilità che vengano colmate da altrettante assunzioni”.
E’ quanto afferma Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato, a proposito delle gravi notizie di aggressioni e gesti criminali compiuti ai danni di medici, personale, attrezzature e strutture sanitarie che si sono susseguiti in queste settimane.
“E’ fin troppo ovvio – ragiona Mazzetti – che in un contesto in cui il personale non è numericamente sufficiente magari si preferisce mandare un uomo in più su strada, e piano piano si riducono altri servizi, in qualche caso fino a scomparire del tutto. Eppure la presenza della forza pubblica in determinati luoghi che offrono servizi, e che attualmente fanno registrare fenomeni di gravissimo imbarbarimento, si rende oggi letteralmente necessaria, perché se arriva un esagitato che vuole picchiare un medico o un delinquente che vuole sequestrare un’ambulanza solo le Forze dell’ordine sanno e possono intervenire adeguatamente. Come diciamo da tempo – conclude –, è ora di stabilire seriamente su cosa sia più importante garantire ai cittadini, e in questo caso si tratta di tutelarne anche il diritto alla salute così strettamente connesso con la sicurezza. Questa ha un costo, per 365 giorni all’anno, che deve essere sostenuto se si vuole mantenere e assicurare alla collettività un certo standard di sicurezza, anche al fine di evitare massacranti doppi e tripli turni di lavoro, straordinari non pagati per tempo e sottopagati, e la compressione di diritti che mina la dignità professionale di donne e uomini in uniforme”.