Nei “lunghi anni di crisi economica” pure “gli iscritti agli Albi professionali sono stati colpiti da perdita di clienti e fatturato”, perciò, un provvedimento come il Decreto legge per la crescita del Mezzogiorno (che sta approdare in Aula, al Senato), che “nasce con la finalità di aiutare il tessuto produttivo del Sud non può non contemplare anche una platea di lavoratori della conoscenza che a livello nazionale conta circa 2,5 milioni di iscritti e contribuisce a dare lavoro ad un indotto di altri quattro milioni di persone”.
Parola della presidente del Cup (Comitato unitario degli Ordini professionali) Marina Calderone che, in una nota, ribadisce la necessità che gli esponenti delle categorie ordinistiche vengano inseriti nel perimetro del testo normativo. E ricorda quanto esposto al sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli, definita “attento interlocutore degli Ordini”, secondo la quale, si riporta, “il Mezzogiorno può vantare, come il resto del Paese, tanti giovani professionisti capaci e desiderosi di mettere a frutto i propri talenti. Sempre più però sono quelli costretti a mettere su la propria attività altrove.
A questi dobbiamo una risposta. La prima è quella di estendere la misura ‘Resto al Sud’, contenuta nel Dl Mezzogiorno, anche agli under 35 che vogliono avviare la propria professione nelle Regioni del Meridione, eliminando il contributo minimo previdenziale per i primi tre anni”, si chiude la nota del Cup.
Ordini, sì aiuti Dl Sud a professionisti
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