Sanità, Scotti (pres. Ordine Medici): ottima notizia ma ora fatti.

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«Quella dell’imminente uscita della Campania dal Commissariamento è una notizia che chiunque lavori in sanità deve salutare con grande favore. Un risultato importante, pagato però a caro prezzo da chi è sul campo ogni giorno e che ora vuole giustamente vedere un concreto cambio di passo».Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli, commenta così il sì dalla Conferenza delle Regioni all’uscita della Campania dal Commissariamento in sanità. Scotti non si limita ad esprimere soddisfazione, consapevole delle grandissime difficoltà alle quali l’intera categoria dei medici va incontro ogni giorno amplia la portata del ragionamento ad un impegno multifattoriale al quale la politica regionale ora deve tendere.«I presupposti per un cambio di passo ci sono tutti – sottolinea il leader partenopeo dei medici – l’uscita dal Commissariamento non può che aggiungersi alle altre leve che spetta alla politica manovrare nel migliore dei medi per non sprecare una grande opportunità». Le leve alle quali fa riferimento Scotti sono ovviamente quelle del cosiddetto “Air”,Accordo integrativo regionale che riguarda la Medicina Generale, e quelle legate al Patto per la Salute (in modo particolare con riferimento all’aumento di dotazione del personale). Per quanto concerne l’Accordo integrativo regionale, sono diversi i cambiamenti in atto: infermieri e collaboratori di studio in tre anni in tutti gli studi dei medici, orari di copertura dell’assistenza aumentati con i medici in rete Aft. E ancora,possibilità di eseguire test diagnostici di primo livello con smart device, elettrocardiogramma, spirometria, demoscopia ed altri test,porteranno una vera e propria rivoluzione negli studi segnando una svolta nell’assistenza territoriale. Insomma, migliora l’assistenza dei cittadini campani più fragili e bisognosi di cure. Inoltre, grazie al Patto per la Salute le Regioni infatti hanno l’opportunità di investire di più per le assunzioni, fino ad ora bloccate dai rigidi paletti imposti dal Mef.«Regioni come la nostra – dice Scotti – pagano salato il conto di un decennale blocco del turnover e di una politica sanitaria troppo spesso ragionieristica. L’odioso fenomeno delle continue aggressioni al personale sanitario è anche frutto di questo lungo declino. Ora ci sono le condizioni per cambiare marcia e mettere assieme le diverse opportunità con l’unico obiettivo di far rifiorire la sanità regionale, soprattutto nella percezione dei cittadini e non solo nei numeri della statistica»

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