Un “patto” di collaborazione tra cardiologi interventisti e cardiochirurghi con i cardiologi del territorio e i medici di medicina generale per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della stenosi aortica e la TAVI (impianto transcatetere di valvola aortica). Chiamato con un gioco di parole «TAVI è VITA», il progetto è arrivato in Campania (seconda tappa dopo il Piemonte) ed è stato realizzato dalla Società Italiana di Cardiologia Interventistica in collaborazione con la Società Italiana di Cardiologia e la Società Italiana di Chirurgia Cardiaca. «La malattia – spiega Vincenzo Schiavo, consigliere dell’Ordine dei Medici di Napoli – riguarda soprattutto gli ultrasessantacinquenni, pazienti che sono molto a contatto con i medici di famiglia. I sintomi sono subdoli, perché il paziente presenta solamente un po’ di affanno, una dispnea che spesso non riesce ad essere diagnosticata. Se selettivamente riusciamo ad individuare i pazienti target, più rapidamente possiamo inviarli al cardiologo e al cardiochirurgo e più rapidamente potranno essere curati. In particolare con la TAVI che consente di evitare i metodi invasivi tradizionali»
L’iniziativa, presentata all’Ordine dei Medici di Napoli e provincia, nasce appunto per sensibilizzare le istituzioni, la comunità medico-scientifica e l’opinione pubblica sul tema della stenosi aortica, una delle malattie più comuni delle valvole cardiache (in Italia riguarda oltre un milione di persone e il 10% della popolazione oltre i 65 anni, la fascia più colpita) e sulla tecnica operatoria TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation, impianto transcatetere di valvola aortica), procedura innovativa ma che risulta essere attualmente sottoutilizzata. A dipingere un quadro a tinte fosche su questo argomento sono i numeri: oggi di 50 mila pazienti candidabili alla sostituzione della valvola per via transcatetere, solo 7 mila sono quelli trattati. Migliaia di italiani, e la Campania non fa eccezione, sono affetti da disfunzioni delle valvole cardiache, ma non hanno accesso a terapie innovative a causa della frammentazione regionale del Servizio Sanitario Nazionale e delle diverse politiche sanitarie che non favoriscono un’adeguata applicazione delle linee guida.
Nonostante il ricorso alla TAVI – che permette un completo recupero post-operatorio entro uno o due giorni – sia cresciuto esponenzialmente negli ultimi 10 anni passando da un numero di interventi per milione di abitanti dal 7,5% al 9,1%, in Italia vi accede solo meno del 20% della popolazione. Il numero di procedure di impianto transcatetere di valvola aortica, inoltre, varia moltissimo da regione a regione. Si passa da 144,5 interventi per milione di abitanti in Lombardia, seguita da Toscana e Molise, con 119 interventi, per finire con la Calabria, il Lazio e l’Abruzzo dove il numero degli interventi per milione di abitanti si riduce drasticamente, rispettivamente a 43,3, 43,2 e 42,4 interventi. Dagli ultimi dati raccolti è emerso che gli impianti TAVI sono passati da 5.528 nel 2017 a oltre 6.800 nel 2018, con un incremento del 24%.
SUL TERRITORIO
Le prime iniziative previste saranno incontri informativi tra gli specialisti in cardiologia (interventisti, cardiochirurghi e cardiologi del territorio) e i medici di base provinciali. Verranno organizzati nei prossimi mesi, infatti, presso le sedi degli Ordini dei medici della Campania e della FIMMG delle riunioni che approfondiranno il tema della stenosi aortica e delle sue indicazioni terapeutiche (in particolare si parlerà di TAVI). A seguire, saranno organizzati appuntamenti rivolti al pubblico nelle principali piazze delle cinque province campane: Napoli, Avellino, Benevento, Caserta e Salerno. Durante queste giornate i Medici di Medicina Generale, Cardiologi clinici, Interventisti e Cardiochirurghi saranno a disposizione dei cittadini che avranno la possibilità di poter ricevere informazioni dettagliate su questa patologia ancora poco conosciuta e ricevere visite e consulti gratuiti.
L’INDAGINE DOXA
La malattia ha costi sociali altissimi a causa delle mancate diagnosi, ricorda Enrico Coscioni – cardiochirurgo e consigliere alla Sanità per il presidente Vincenzo De Luca: «Impossibile dire quante siano oggi in Campania le diagnosi mancate – dice – di certo basterebbe visitare in maniera costante i pazienti al di sopra di una certa fascia di età, perché già solo l’avvertire un soffio consente poi di optare per l’ecocardiografia che ci può dare informazioni importanti anche sul grado e sull’importanza della stenosi».
A confermare la necessità di informare e formare i medici di medicina generale è un’indagine DOXA effettuata sia a livello nazionale sia a livello regionale, che ha coinvolto medici di medicina generale e cardiologi di base. In particolare, la ricerca ha evidenziato che nei due target la conoscenza della stenosi aortica, delle possibili opzioni terapeutiche e del percorso del paziente affetto da questa patologia non sia elevata. In linea con il dato nazionale, infatti, i medici di medicina generale e i cardiologi necessitano di maggiori informazioni sulla tecnica TAVI da poter condividere con i pazienti. Un’esigenza che può concretizzarsi con eventi e corsi dedicati alla formazione della classe medica in area stenosi aortica ma soprattutto relativi alla tecnica di intervento TAVI, per aumentare e strutturare le conoscenze dei Medici di Medicina Generale.
«Il Progetto TAVI e VITA – dice Giuseppe Tarantini, presidente del GISE – sta avendo una grande risonanza sia a livello nazionale che regionale e, dopo il Piemonte, un’altra regione importante come la Campania è coinvolta attivamente nell’iniziativa». Per il presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli Silvestro Scotti: «Una corretta educazione sanitaria e la diffusione di informazioni ai cittadini su validi stili di vita sono due finalità che l’Ordine dei Medici di Napoli persegue da sempre. Del resto, come medico di Medicina generale, sono particolarmente sensibile a questo tema. Ecco perché, quando ci è stato chiesto di ospitare un evento nel quale si discutesse di stenosi aortica, per di più con un’iniziativa di così alto profilo, non ci abbiamo pensato due volte. È essenziale – ha proseguito il dott. Scotti – che i medici siano messi in condizione di individuare in maniera precoce quei piccoli segnali che sono dei veri e propri campanelli d’allarme. Nel caso della stenosi aortica la carta vincente è nella collaborazione tra cardiologi interventisti e cardiochirurghi con i cardiologi del territorio e i medici di medicina generale». In Campania questo programma rappresenta un momento di collaborazione tra istituzioni, medicina territoriale e ospedaliera con importanti obiettivi formativi ed informativi. «Un modello di integrazione multidisciplinare – chiarisce Giovanni Esposito (Federico II) – per il trattamento della stenosi aortica al servizio della medicina territoriale e dei cittadini per la valorizzazione della cardiologia e della cardiochirurgia Campana con lo scopo di offrire ai cittadini le migliori cure per questa patologia ed eradicare la migrazione sanitaria». Grazie alla sinergia con la Federico II, spiega Ciro Mauro, direttore Cardiologia UTIC ed Emodinamica AORN A. Cardarelli Napoli – possiamo dare oggi alla nostra utenza la possibilità di effettuare questa procedura. Un primo esempio concreto di rete che speriamo possa creare un vero e proprio percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) nella nostra Regione».