Si moltiplicano le produzioni di film per cinema e televisione che utilizzano le città e i paesaggi meridionali come scena. Il Sud diventa un grande set cinematografico, il successo ottenuto mette in evidenza le enormi potenzialità di crescita del settore che è però caratterizzato dall’assenza o la minima dimensione delle imprese meridionali del settore che finiscono spesso per lavorare a supporto delle grandi Case nazionali e internazionali. Servono risorse e nuove strutture per favorire l’affermazione di una industria locale e creare nuova occupazione. Il prossimo numero del Rapporto Sud del Sole 24 Ore in edicola venerdì 22 luglio in Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna fotografa la situazione regione per regione. La Campania, che ha appena avuto una stagione d’oro con numerose presenze ai più prestigiosi premi, negli ultimi 17 anni è passata da 10 produzioni l’anno a una media di 130. In Puglia, dove partono le riprese di un’altra fiction di Rai Uno, “Sei Donne”, per la regia di Vincenzo Marra, la filiera audiovisiva cerca il rilancio dopo la stagione del Covid con quasi 200 produzioni ospitate e circa 500 professionisti occupati, in media, ogni anno. Così la Calabria dove sono da poco finite le riprese di Diabolik 3 e in tre anni sono stati finanziati con 9 milioni 19 lungometraggi e altre produzioni di vario genere. Mentre ha origini più antiche l’interesse delle grandi Case internazionali per la città dei Sassi, Matera dove nel 2019 l’inglese Eon Production ha investito nel 25° episodio di James Bond 12 milioni per 5 settimane di girato del film visto in tutto il mondo. Due troupe inglesi, 600 persone, un centinaio di strutture ricettive locali coinvolte, 800 professionisti impegnati nella costruzione dei 32 set: un impatto economico dell’1% di PIL della Basilicata. Poi la seconda stagione di “Imma Tataranni”: in 3 mesi la Ibc Movie e Rai Com hanno investito 1 milione e 200 mila euro. In Sicilia, a maggio, la Regione ha annunciato un nuovo fondo di 10,8 milioni per il cofinanziamento di progetti cinematografici e televisivi: l’obiettivo è aumentare le opportunità di lavoro dell’isola, la spesa per i servizi di produzione locale e far crescere l’industria del turismo. In Sardegna il mondo del cinema vale circa 15 milioni e occupa meno di mille persone. Il sistema cinema dell’isola viaggia con risorse pubbliche che si aggirano intorno ai 4 milioni. A operare ci sono circa 20 case di produzione.
Reportage. Tra le esclusive del Rapporto Sud di venerdì 22 luglio anche l’inchiesta sulla città di Gioia Tauro. La città della Piana, che deve la sua fama al primo porto di transhipment del Mediterraneo, nonostante la presenza dell’infrastruttura marittima, un territorio agricolo fertilissimo e una vocazione, almeno idealmente, commerciale e turistica, non decolla. Ora dai Patti per il Sud, Agenda urbana e Pnrr, sono in arrivo risorse che potrebbero cambiarne il destino. L’amministrazione può contare su finanziamenti per 53 milioni e ha in programma una serie di interventi strutturali ormai ritenuti urgenti. E la scommessa resta il porto e l’avvio concreto della Zes.
Aeroporti. Ha appena festeggiato trent’anni di vita e guarda avanti ponendosi come perno di un sistema più ampio. Il Rapporto Sud del Sole 24 Ore accende i riflettori anche sull’aeroporto di Trapani-Birgi che festeggia i 30 anni e che ora punta a raggiungere 1,3 milioni di passeggeri entro il 2023. In questo momento l’aeroporto trapanese può contare su 32 rotte, cui se ne aggiungono altre 5 in questi giorni. Tra le priorità in questa fase mettere in sicurezza l’aeroporto: sono pronti nuovi investimenti per 14,5 milioni di cui 4 destinati alla messa in sicurezza antisismica dell’aerostazione.
Industria. Infine il Rapporto Sud di venerdì 22 luglio si occupa della partita da 300 milioni di euro per riportare la produzione di allumina in Sardegna. A giocarla è l’Eurallumina, azienda controllata dalla russa Rusal, che sino a marzo del 2009, nel polo industriale di Portovesme si occupava della raffinazione della bauxite e della produzione di allumina. Partita a cui si accompagna anche il piano occupazionale per lo stabilimento: oggi vi sono 130 dipendenti in servizio e un centinaio in cassa integrazione. Previsto l’inserimento al lavoro di 363 persone dirette e un indotto composto da appaltatori e subappaltatori di 1.500 addetti. E poi: prevista la movimentazione di 4 milioni di carichi nell’area portuale di Portovesme. La capacità produttiva annua di allumina della raffineria di Portovesme, considerata dagli esperti una delle più grandi d’Europa, è di 1,07 milioni di tonnellate.