Relazione alla Camera dei deputati del Presidente dell’INPS: presentato il XXI Rapporto annuale. Il 32% dei pensionati percepisce meno di 1.000€ mensili.

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Il Presidente dell’INPS Pasquale Tridico ha tenuto l’11 luglio 2022, alle ore 11, la Relazione annuale alla Camera dei deputati, in occasione della presentazione del XXI Rapporto annuale dell’Istituto.

Il Rapporto prende in esame, per il 2021, la situazione del Paese, con particolare attenzione alle più rilevanti prestazioni erogate dall’Istituto e alla dinamica dei contribuenti.

La Relazione del Presidente INPS, il Rapporto annuale e gli altri materiali d’interesse sono disponibili nella pagina dedicata del portale INPS, XXI Rapporto annualee sono accessibili anche dal link presente nel Menu Documenti dell’App Ufficio stampa.

Presso la Sala della Regima di Montecitorio si è tenuta la presentazione del XXI Rapporto annuale Inps.

Ha illustrato il Rapporto il presidente dell’ente previdenziale, Pasquale Tridico.

Sono intervenuti il ministro del Lavoro, Andrea Orlando e il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato. Ha partecipato anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella.

AL 32% DEI PENSIONATI MENO DI MILLE EURO AL MESE

Nel 2021 i pensionati con redditi da pensione inferiori a 1.000 euro al mese erano il 32% del totale, pari a circa 5 milioni 120mila persone. Ѐ quanto emerge dal Rapporto Inps che precisa che il dato considera gli importi lordi maggiorati delle integrazioni al minimo associate alle prestazioni, delle varie forme di Indennità di accompagnamento, della quattordicesima mensilità e delle maggiorazioni sociali associati alle prestazioni.

L’Inps evidenzia che la percentuale di pensionati con reddito inferiore a 12.000 euro è però pari a 40% se si considerano solo gli importi delle prestazioni al lordo dell’imposta personale sul reddito.

Secondo il rapporto Inps, inoltre, con 30 anni di contributi versati e un salario di 9 euro lordi l’ora, un lavoratore potrebbe avere una pensione a 65 anni di circa 750 euro.

Nel rapporto l’Inps ha anche ipotizzato il futuro previdenziale della generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980) sottolineando che i più giovani dovranno lavorare in media tre anni in più rispetto ai più anziani. “Se il soggetto percepisse 9 euro l’ora per tutta la vita attiva, si stima che l’importo di pensione – si legge – si aggiri sui 750 euro mensili (a prezzi correnti), un valore superiore al trattamento minimo, pari a 524 euro al mese per il 2022.

LE DONNE PERCEPISCONO SOLO IL 44% DEI REDDITI PENSIONISTICI

I pensionati a fine dicembre 2021 erano 16 milioni per un importo lordo complessivo di quasi 312 miliardi (+1,55% sul 2020). Lo si legge sempre nel Rapporto annuale dell’Inps nel quale si sottolinea che, sebbene le donne siano il 52% del totale (8,3 milioni a fronte di 7,7 milioni di uomini), percepiscono solo il 44% dei redditi pensionistici ovvero 137 miliardi di euro contro i 175 miliardi dei maschi. L’importo medio mensile dei redditi percepiti dagli uomini – si legge “è superiore a quello delle donne del 37%”. Se in media i pensionati percepiscono 1.620 euro al mese le donne hanno 1.374 euro, oltre 500 in meno degli uomini (1.884).

L’INFLAZIONE POTREBBE PESARE SULLA SPESA PER LE PENSIONI 

L’aumento dell’inflazione nel 2022 con una crescita dei prezzi che a fine anno potrebbe assestarsi sull’8% potrebbe pesare sulla spesa per pensioni dell’Inps nel 2023 per 24 miliardi. Lo hanno spiegato i tecnici dell’Istituto presentando Il Rapporto annuale. L’Inps ha aggiunto inoltre che sulla base dei dati al primo gennaio 2020 (quindi senza calcolare lo shock della pandemia e della guerra) il disavanzo patrimoniale dell’Istituto potrebbe arrivare a 92 miliardi nel 2029.

“Non esiste un problema di sostenibilità – hanno spiegato – ma c’è un warning. Ci vuole crescita economica e produttività per un sistema in equilibrio”.

Le misure intraprese dal Governo per il sostegno dei redditi a fronte dell’aumento dell’inflazione “sembrano andare nella giusta direzione di non innescare una spirale inflazionistica, intervenendo a sostegno dei redditi, soprattutto quelli medio-bassi”. Lo ha affermato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. “In questo contesto, dice, si esplica nuovamente l’impegno dell’Istituto, in relazione ai bonus sociali e all’indennità di 200 euro erogata con il Decreto Aiuti, facendosi tramite verso ben 31 milioni di utenti tra lavoratori, pensionati, disoccupati. La maggioranza delle indennità è erogata d’ufficio dall’Istituto”. Il dato tiene conto anche di quelle anticipate dalle aziende e compensate con l’Inps.

REDDITO DI CITTADINANZA, NEI PRIMI 36 MESI SPESI 23 MILIARDI

Nei primi 36 mesi di applicazione del Reddito di cittadinanza (aprile 2019-aprile 2022) la misura ha raggiunto 2,2 milioni di nuclei familiari per 4,8 milioni di persone, per un’erogazione totale di quasi 23 miliardi di euro. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico nella sua Relazione annuale. L’importo medio mensile risulta per il mese di marzo 2022 pari a 548 euro per nucleo familiare, molto differenziato tra RdC (577 euro) e PdC (248 euro).

ORLANDO, ‘RINNOVARE OPZIONE DONNA E APE SOCIALE’

“Sulle pensioni è partita una fase di confronto con le parti sociali. A fine anno, con la scadenza di misure come Opzione donna e l’Ape sociale, si renderà necessario procedere al loro rinnovo perché hanno ottenuto buoni risultati”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando intervenendo alla presentazione del Rapporto annuale Inps spiegando che il Governo dovrà “anche ampliare e dare criteri di strutturalità alla platea dei lavori gravosi, per l’accesso a meccanismi di anticipo rispetto all’attuale quadro normativo. Rimane aperto il cantiere per il superamento delle misure temporanee di flessibilità in uscita”.

Secondo il ministro, poi, nel cantiere aperto della riforma delle pensioni e della flessibilità in uscita andrà affrontato anche il tema della riduzione dell’orario come possibile modalità di uscita dal mercato del lavoro. “Rimane aperto il cantiere – ha detto – per il superamento delle misure temporanee di flessibilità in uscita (le varie quote 100, 102, ecc.) e per la definizione di una misura generalizzata e strutturale di flessibilità “a regime. Quest’ultimo fronte interseca anche il tema della riduzione dell’orario di lavoro e della possibilità di un accompagnamento all’uscita dal mercato del lavoro che, senza anticipare l’età della quiescenza, possa operare invece sul versante della diminuzione delle ore come strumento di flessibilità e anche di ricambio generazionale”.

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