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Sulla questione dell CCNL Riders sono intervenuti ai microfoni di Antonio Romano e Giulia Strippoli, su Elleradio, Paolo Capone, segretario nazionale UGL e Vincenzo Abbrescia, segretario nazionale UGL RIDER, presente al tavolo di confronto tra Assodelivery e Sindacati, compresi quelli confederati, Cgil, Cisl e Uil, convocato dal Ministro del lavoro, Nunzia Catalfo, ci parlano del risultato dell’incontro di oggi voluto dal ministro in seguito alle forti contestazioni dei Sindacati confederati e dei Riders , in seguito all’accordo contrattuale siglato il 3 novembre scorso tra UGL e ASSODELIVERY.
La contestazione di Cgil, Cisl e Uil e di molti Riders si basa sul fatto che l’ Ugl non rappresenta tutti i riders ma, come abbiamo fatto notare a Capone, una minima parte.
Il segretario generale Ugl rettifica che questo dato andrebbe verificato e che comunque i riders che loro hanno ascoltato facendo assemblee da nord a sud e che sono iscritti all’ Ugl, quindi rappresentabili da loro, hanno esplicitamente chiesto la peculiarità di essere lavoratori autonomi e non dipendenti.
E continua: “Non si capisce, poi, per quale motivo il ministero del lavoro sia intervenuto, schierandosi e assumendo un atteggiamento ideologico, su un contratto tra soggetti abilitati a negoziare, e noi lo siamo, il ministero no. Non è mai successo nella storia repubblicana. Al massimo, può favorire un tavolo d’incontro tra le parti, come oggi ha fatto.
Cgil, Cisl e Uil hanno ritenuto, liberamente, di non sottoscrivere un contratto che non condividono, tutto qui.
Intanto, seppur perfettibile, prima c’era la giungla, ognuno faceva come gli pareva.
Questo è stato un primo passo. Noi abbiamo ottenuto molte garanzie e tutele per questi lavoratori che prima non esistevano:
– Compenso minimo di 10 euro per ora lavorata (il tempo effettivamente impiegato per le consegne, a cottimo, aggiungiamo noi – Capone ci fa l’esempio dei tassisti che se sono fermi non lavorano).
– Divieto di discriminazione
– La tutela della privacy e delle pari opportunità
– La lotta al caporalato
– diritti sindacali con permesso di fare assemblee
– sistema di trasparenza nei sistemi di ranking
– maggiori diritti e tutele tramite una commissione permanente
– copertura assicurativa e infortunistica contro terzi
– dotazione di sicurezza gratuita
– formazione sulla sicurezza stradale e trasporto alimenti”
Noi gli abbiamo fatto notare che in caso di incidenti i riders spesso non sono stati indennizzati e rimborsati e ci ha risposto che per merito loro non sarà più così.
“Oggi siamo qui a questo tavolo per chiarire con le parti che probabilmente non hanno capito l’importanza di questo contratto.”
Alla nostra domanda sul perchè “Just Eat”, uno dei servizi di Food Delivery in Italia, sia uscita dall’accordo con Assodelivery che comprende “Deliveroo”, “Glovo”, “Uber Eat”, Il segretario dell’Ugl risponde:
“Perchè Just Eat ha dichiarato una imminente fusione con “Take Away”, big del mercato danese del food delivery, la quale sarebbe disposta ad assorbire una parte dei loro Riders in un contratto di carattere subordinato lasciando un’altra parte con contratto autonomo tipico del food delivery. Una situazione ibrida.”
Paolo Capone, ci racconta di varie situazioni di caporalato presenti in giro, vere e proprie truffe.
C’è la possibilità di iscriversi a più piattaforme, dice, “Con quattro telefonini diversi ci si può loggare con varie società di delivery, dare le varie consegne in subappalto a lavoratori immigrati non regolari e dividere i proventi.
E’ ovvio che c’è anche chi lavora su più piattaforme regolarmente.
Abbiamo poi rilevato una strana attività su Milano di alcune piattaforme di consegna che non fanno parte di alcun contratto che fanno riferimento a riders o ciclofattorini esclusivamente di nazionalità cinese e che consegnano completamente in nero.
Poi c’è un altro livello che comprende riders che fanno accordi con la singola pizzeria, consegnano anche loro in nero. C’è un bel mercato sotterraneo.”
Ore 19:00, Vincenzo Abbrescia, segretario nazionale Ugl Rider, appena uscito dalla riunione al tavolo con il Ministro del lavoro e tutti i segretari dei sindacati confederati ci dice:
” Plaudiamo all’invito del ministro a ritornare ad un dialogo partecipativo con le altre realtà sindacali ma abbiamo ricordato al ministro che all’ incontro del 3 di agosto, che spesso viene invocato, l’ Ugl non è stata convocata, visto che spesso siamo accusati di aver fatto un contratto senza comunicarlo ad altri. Lo stesso ministro, Nunzia Catalfo, ha riconosciuto questo dicendo di aver dimenticato, non si sa per quale motivo, di convocare la Ugl.
Il contratto continuerà ad essere applicato e vi dico anche che era presente il capo dell’ufficio legislativo del ministero del lavoro, il dottor Bronzini, che ha avuto modo di precisare che il ruolo e la competenza del ministero non è e non può essere quello di interferire rispetto ad un contratto collettivo nazionale che fondamentalmente è un atto tra privati e non può essere assolutamente contestato dal ministero.”
Alla nostra domanda sugli appunti, osservazioni e contestazioni di Cgil, Cisl e Uil al contratto Vincenzo Abbrescia risponde:
“Si è creato un grosso errore di fondo perchè molti non sanno di cosa parliamo. E’ un dibattito che è partito dal 2018, all’epoca c’era Di Maio, in cui si pretende che la natura del contratto debba essere di tipo subordinato, cosa che non può essere per una serie di motivi. Perchè il contratto subordinato prevede un orario di lavoro fisso mentre il rider non conoscerà mai il suo datore di lavoro, non ha una sede ma si interfaccerà solo con la piattaforma online, è libero di lavorare quando vuole e quindi ci sono una serie di cose che non rendono compatibili il contratto subordinato con questa tipologia di lavoro on demand su piattaforma.”
Sempre Abbrescia, segretario nazionale Ugl Rider, dichiara:
“Vi do un’anticipazione di nuovo conio: un’evoluzione del lavoro del rider saranno le consegne a piedi. C’è una domanda notevole di consegne, sempre in crescita, oggi ci sono 30.000 iscritti in piattaforma ma tra pochi anni gli iscritti saranno milioni.
La consegna a piedi, a Londra, è già una realtà.”