Sempre più comuni istituiscono la tassa di soggiorno.

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da mutuionline.it

Scatta la tassa di soggiorno per altri 100 Comuni italiani, che insieme agli 845 già in lista consentiranno di far entrare nelle casse dei luoghi di interesse per i turisti fino a 600 milioni di euro.

Con lo sblocco delle imposte locali delegate in maniera autonoma ai Comuni, le amministrazioni non ci hanno pensato due volte e in un momento sicuramente non facile hanno deciso di attingere denaro dal famoso balzello, che al suo nascere nel 2011 aveva interessato solo 13 Comuni del Bel Paese. Nel 2017 le località che hanno introdotto la tassa hanno raccolto 460 milioni di euro, solo 126 a Roma e 41 a Milano.

Il nuovo anno ha visto l’entrata di una lista di altri Comuni che richiederanno il pagamento della tassa: Asti, Piacenza, Mantova, San Pellegrino Terme, Arezzo, Assisi, Todi, Capaccio Paestum, Pompei e Realmonte. Subito dopo sarà la volta di Portofino, Rapallo, Santa Margherita Ligure, Zoagli, Ventimiglia e Sestri Levante, oppure Bellano, Sirolo Jesi, Volterra, Villaputzu e Cupra Marittima. Ad aprile è il turno di Cervia e Milano Marittima.

Cos’è la tassa di soggiorno

Si tratta di un’imposta locale applicata a carico delle persone che alloggiano nelle strutture ricettive di territori classificati come località turistica o città d’arte. La sua origine risale al 1910, quando fu istituita per le sole stazioni termali, climatiche e balneari, poi estesa anche alle altre località di interesse turistico. Successivamente abolita per evitare di gravare troppo sui prezzi degli alberghi, fu poi reintrodotta nel 2009.

A favorirne l’introduzione anche il boom delle locazioni brevi e i conseguenti accordi presi con le società di intermediazione di affitti. E se in alcune località come Amsterdam, Portland e San Francisco, Airbnb riscuote automaticamente la tassa di soggiorno dagli ospiti e la invia alle autorità fiscali a nome degli host, in Italia dopo Genova che ha fatto da apripista, a Milano il protocollo di intesa tra il Comune e le società di intermediazione ha approvato il versamento della tassa da parte di queste ultime. “Il provvedimento” – si legge in una nota – “apre la strada all’accordo tra l’amministrazione e il sito Airbnb, che inizierà a raccogliere il canone dagli host a lui collegati per versarla nelle casse comunali. L’operazione prevede maggiori incassi nel 2018 di circa 3 milioni di euro”.

L’assessore al Turismo Roberta Guaineri ha commentato così la notizia “Airbnb sarà il primo dei portali con cui stipuleremo l’accordo, ma l’obiettivo è di estendere l’intesa a quanti più portali di intermediazione possibile”.

Gli intermediari per gli affitti brevi soggetti a cedolare secca avranno l’obbligo di operare da sostituti d’imposta con la ritenuta del 21% sugli affitti incassati e versati ai locatori all’atto del pagamento al beneficiario, e non quando i mediatori ricevono i soldi dagli affittuari. Il provvedimento è stato voluto dal Governo con lo scopo di ridurre il fenomeno delle locazioni in nero, visto che il legislatore si assicura un prelievo su tutti gli affitti turistici senza passare dal locatore (che si troverà a essere soggetto passivo della ritenuta).

In “Il potere di Airbnb sui prezzi del mercato immobiliare” riportiamo che la cedolare del 21% si applica sull’intero ammontare versato dal locatario, compresi i servizi aggiuntivi, ma solo se non sono addebitati a parte. Dunque fuori dalla tassazione potrebbero andare gli importi di consumi e pulizie, mentre sono sempre escluse le eventuali penali, le caparre o i depositi cauzionali.

Inoltre la trattenuta deve essere versata al Fisco entro la metà del mese successivo, con pagamento effettuato tramite il modello F24 telematico e la possibilità di compensare con crediti fiscali.

Non l’hanno presa bene gli albergatori, obiettando che il balzello non si traduce in nessun ritorno per il turismo italiano. “I Comuni hanno subito pensato di sfruttare lo sblocco delle tariffe per fare cassa. Pagare le tasse è un dovere, ma aiuterebbe un maggiore coinvolgimento degli operatori. E poi ci dovrebbe essere un ritorno effettivo a favore dei servizi turistici”, ha commentato il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara.

Il fenomeno degli affitti brevi non ha scatenato solo la questione della tassa di soggiorno, perché sempre più famiglie hanno trovato il modo di trarre reddito dalle seconde case.

Come scriviamo in “Case vacanze: comprare costa sempre meno” la seconda casa diventa nuovamente un investimento in cui riporre i risparmi e allo stesso tempo è essa stessa fonte di risparmio, location delle vacanze estive delle famiglie. Ma sempre più spesso è destinata a diventare una fonte di reddito, che raccoglie l’onda del successo delle nuove sistemazioni che i viaggiatori hanno mostrato di preferire durante i loro soggiorni.

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