Il settore agricolo è in difficoltà a causa delle politiche di Bruxelles, spesso insensate, irresponsabili e burocratiche. Ci conforta sapere che il ministro Lollobrigida e l’attuale governo siano schierati dal versante dei lavoratori e delle imprese del comparto, che giustamente protestano in tutta Europa”. Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare.
“Diamo atto – prosegue il dirigente dell’associazione di categoria del mondo cooperativistico – che alle dichiarazioni pubbliche sono seguiti segnali concreti coerenti con le possizioni espresse, come ad esempio il mantenimento dei benefici previsti per il carburante agricolo, osteggiato dall’Ue. L’apertura al confronto con le parti sociali dimostrata dal ministro e da tutta la sua struttura ha rappresentato la valida premessa per la definizione di una linea di intervento condivisa, che non solo non penalizzi un settore importante e fondamentale, come quello primario, ma che punti alla valorizzazione dell’immenso patrimonio agricolo e alimentare italiano, con i suoi prodotti tipici, le tradizioni dei territori e gli alti standard qualitativi, che da sempre lo caratterizzano, difendendone gli interessi, inteso come interesse di rilievo nazionale, in tutte le sedi istituzionali dell’Unione europea ed avviando una campagna di promozione dell’agroalimentare italiano all’estero. Un percorso da rafforzare e rilanciare.
Non possiamo invece che denunciare e condannare l’atteggiamento pregiudizialmente ostile dei vertici dell’Unione europea, che come sta accadendo per la pesca, ormai da tempo bersaglia sistematicamente l’agricoltura e la filiera agroalimentare, nascondendosi dietro una presunta campagna di trasformazione ecologica del settore, costruita a tavolino e non tenendo conto delle implicazioni occupazionali, produttive e sociali, gestita con un inaccettabile furore integralista, agevolando al contempo la nascita e la crescita forzosa di un settore concorrente, quale è quello dei cibi sintetici e dei succedanei di scarsa qualità, che non sono affatto ecologici, né tantomeno prelibati. Non è un caso che nel mirino di Bruxelles finiscano soprattutto le produzioni di origine protetta e Paesi come l’Italia, che hanno una grande tradizione agroalimentare riconoscibile ed apprezzata e che nei decenni scorsi è stata ben poco difesa da chi avrebbe dovuto farlo per compito istituzionale.
Vincoli sempre più stringenti, burocrazia inutile ed asfissiante, sussidi sempre più bassi, insieme al notevole aumento dei costi di produzione, hanno determinato una riduzione drastica della superficie coltivata e la chiusura di moltissime imprese agricole: il 24% in Europa ed il 30% in Italia, con punte del 45% nel Mezzogiorno”.
“E’ necessario pertanto – conclude Scognamiglio – a partire dai territori, costruire un percorso unitario che garantisca all’agricoltura italiana il ruolo e l’attenzione che gli spetta in Europa e insieme agli altri Paesi proteggere un settore indispensabile, con 1.125.000 addetti in Italia e 9.476.600 nell’intera Unione europea, centrale per l’industria alimentare, capace di cogliere le sfide della modernità e di assicurare ai consumatori la qualità dei prodotti”.