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La nuova ondata pandemica rischia di compromettere la ripresa? “È il tema sul quale siamo tutti concentrati. Draghi ieri in conferenza stampa ha ribadito di aver scelto misure che garantiscono la continuità delle attività economiche e la convivenza con la pandemia. Lo scorso anno la nostra economia ha retto bene: l’Italia ha fatto segnare un +6,4% in termini di Pil e sarebbe un vero peccato tornare ora ai valori negativi ai quali eravamo arrivati nel pieno dell’emergenza”.
Ad affermarlo è Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale partecipando questa mattina a “Mattina Live” in onda su Canale 8. “La soluzione univoca e percorribile per lasciarci alle spalle il Covid e imboccare definitivamente la strada della ripresa non la conosce nessuno – aggiunge Grassi -. Per ora le decisioni assunte nell’ultimo Cdm vanno nella direzione da noi sempre indicata dell’obbligo vaccinale diffuso e immaginavamo questo il momento per una scelta coraggiosa. Il fatto che oggi si cominci ad attuare almeno per gli over 50 è comunque un segnale positivo”.
“In questi due anni – aggiunge il numero due di Confindustria – le imprese hanno dato dimostrazione di essere presidi di sicurezza e di produttività, spazi in cui non si diffondono i contagi grazie a controlli serratissimi. Quanto al Pnrr, ribadisce Grassi, “è un’occasione mai avuta in passato per l’Italia e per il Mezzogiorno: occorre ricordare che se abbiamo ricevuto i fondi è per abbattere quei gap territoriali per i quali il nostro Paese è un unicum in Europa con divari anche di 1:3 in termini di occupazione e sviluppo. La pandemia rischia di rallentare un processo che ad oggi sta rispettando i tempi: è importante non ritardare l’uscita dei bandi. Dobbiamo monitorare i progetti a valle per vedere se i soggetti attuatori sono capaci di rispettare i tempi di esecuzione. Se così non fosse vanno utilizzati poteri sostitutivi e, se necessario, straordinari nella realizzazione degli interventi, ma è essenziale attivare meccanismi competitivi che spingano le amministrazioni destinatarie delle risorse a utilizzarle nei tempi e nelle entità finanziarie programmati”.
Sul fronte della transizione ecologica, Vito Grassi si dice molto fiducioso: “La pandemia ci ha fatto riscoprire l’Europa, non solo per le nuove risorse, ma anche perché ha dato una nuova direzione allo sviluppo economico con il Green New Deal, che ci fa passare da un modello di economia lineare a uno circolare. Per un Paese come l’Italia che ha da sempre carenza di materie prime può essere uno straordinario motore di crescita. La transizione, però, è bene chiarirlo, non è a costo zero: implicando una profonda trasformazione industriale, avrà infatti degli impatti sui processi produttivi e sui livelli di occupazione, tanto più drastici quanto meno saranno attenuati con misure specifiche. E’ per questo che Confindustria parla da tempo di transizione “giusta”, cioè adattata alle caratteristiche proprie del Paese e della propria industria , e “sostenibile” non solo per l’ambiente ma anche per le fasce di popolazione maggiormente vulnerabili”.