Annerite scaglie, Aulo Pedicini espone al Mann da mercoledì 30.

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Il titolo della mostra “Annerite scaglie”, personale di Aulo Pedicini (classe 1942), a cura di Generoso Bruno, nasce dalle parole di un ultimo componimento dedicato all’artista dal fratello Gerardo, critico d’arte e poeta, scomparso di recente (1937-1922), che suggeriscono una origine primordiale, quasi alchemica della sua scultura. Quelle stesse parole saranno materializzate dalla lettura di Renato Carpentieri, che interverrà al vernissage alle 17.

Nato a Foglianise nel 1942 e attivo dagli anni ’60 sulla scena artistica napoletana, Pedicini ha attraversato le neoavanguardie degli anni ’70, muovendo dagli echi del post-cubismo e del surrealismo dada, utilizzando anche materiali non convenzionali.

Le opere in mostra, quasi un centinaio, rappresentano una vera e propria antologia della produzione del poliedrico artistaarricchita degli ultimi lavori, nei quali Pedicini è tornato all’assemblaggio, questa volta attraverso la tecnica del collageSi parte dalle teche degli anni ’60, passando ai più recenti bronzi (circa 15 opere) – esposti nella sala che introduce la sezione epigrafica – per arrivare agli ultimi lavori pittorici (circa 85). Racconta il curatore Generoso Bruno: “Tornano in esposizione le teche e le sculture di assemblaggio, per la creazione delle quali Pedicini interviene sulla frazione di scarto di quella che definisce l’effimera opulenza della società dei consumi, indagando la produzione di massa e il suo uso sociale, quasi come un archeologo teso alla ricostruzione del tempo presente attraverso i suoi residui”.

La ricerca più recente è esemplificata da una caleidoscopica moltitudine di interventi sulle scale di grigio in glossy paper e dalle numerose Trasposizioni di questi su tela e altri supporti.

Nella sala che introduce alla sezione “metropolitana”, che ospita la mostra, aperta da uno scatto di Mimmo Jodice all’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, è presentata l’intera serie fotografica della performance Progressione in uno spazio definito”, del 1966, in cui Pedicini è ritratto dall’obiettivo dello stesso Jodice.

“In anni più recenti Pedicini giunge al Mito, evocato come originaria narrazione dell’esistente. Nel tempo dell’isolamento pandemico l’artista è ritornato sull’operazione dell’assemblaggio, questa volta utilizzando come base la carta con la tecnica del collage“.

Note biografiche

Aulo Pedicini (Foglianise, 1942), scultore, pittore, performer, grafico, incisore e decoratore di tessuti, vive e lavora a Napoli. Si diploma nel 1960 all’Istituto Statale d’Arte Filippo Palizzi di Napoli, fra il 1962 e il 1967 consegue il diploma di Magistero e si diploma in Scultura presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli.

Negli anni Sessanta le sue produzioni sono segnate da uno stile immediato ed informale. Nel decennio successivo, Pedicini prende parte alla Quadriennale di Roma (1975), alla XXXVII Biennale di Venezia (1976) e al Festival Dada (1979) a Los Angeles. Al tempo, la sua pratica scultorea indaga il consumo, l’oggetto, lo scarto e la sua possibilità assemblativa. Negli stessi anni l’artista realizza performance di grande impatto: Il Malato, realizzata presso l’Ospedale Psichiatrico Frullone di Napoli, fu presentata a Venezia in occasione della Biennale del 1976.

Con la produzione in bronzo Pedicini recupera l’idea della pratica scultorea di grande dimensione, nella quale si riconoscono suggestioni metafisiche.

Le sue opere sono presenti in diversi musei e istituzioni pubbliche in Italia e nel mondo.

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