Archeologia da spiaggia, presentata la mostra di Maurizio Finotto, fino al 31 luglio al Mann.

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Abbandonati e trascinati dalla risacca per trovare nuova vita: sono gli oggetti di plastica che l’artista Maurizio Finotto (Venezia, 1968) ha raccolto durante dieci anni di ricerca fra i litorali del Bel Paese. Uno scavo particolarissimo, che trova valore creativo nella mostra “Archeologia da spiaggia”, in programma nelle sale della Stazione Neapolis del Museo Archeologico Nazionale di Napoli dal 28 aprile sino al 31 luglio 2022: nell’esposizione, curata da Melania Rossi, Finotto “assembla” e ripensa oggetti dimenticati nel tentativo di ricostruirne un’ipotetica funzione, proiettandoci con sottile ironia in un futuro che ha ormai perso memoria degli usi costumi della nostra epoca.  In allestimento vi sono tredici opere (sculture, diorami, calchi, video-installazioni e video-animazioni) a confronto con una decina di reperti che provengono dai depositi del Museo.

Non c’è nulla di casuale nell’incontro tra il MANN, che negli ultimi anni ha dedicato molta attenzione ai temi ambientali legati al mare, basti ricordare la mostra ‘Capire il cambiamento climatico’ , e la ricerca dell’artista  Maurizio Finotto. Proprio come un archeologo, andando oltre l’accezione negativa della plastica rispetto all’ecosistema marino (tutti sappiamo che purtroppo un’enorme  isola si è formata nell’Oceano ed è grande più di due volte la Francia), Finotto legge questo materiale di scarto  anche in chiave di memoria, come reperto della quotidianità. E ci ricorda le urgenze dei nostri tempi: se non ci fermiamo, infatti,  l’elemento che daterà la nostra epoca rischia di essere la plastica, a differenza della ceramica per il mondo antico”, commenta il Direttore del Museo, Paolo Giulierini.  

Il progetto creativo è quasi sovrapponibile alla ricerca archeologica: esplorazione, ritrovamento, conservazione, interpretazione, nuova esposizione del manufatto sono i passaggi seguiti dall’artista. Con un significativo e ulteriore trait d’union: l’opera è adesso, come l’ha resa il tempo e, nel caso delle plastiche di Finotto, il mare.

In esposizione, spicca il confronto tra la sensibilità contemporanea e gli antichi reperti: il canopo di Ka-uab in alabastro (riferibile tra la XXII e XXVI dinastia), insieme a un frammento di idolo egizio, una mano in terracotta, ex voto proveniente dall’area sacra santuario di Ponte delle Monache nel territorio di Calvi Risorta (Caserta), e altri oggetti di vita quotidiana dalle città vesuviane (bicchieri, tazze e coppe in vetro, coppette in terra sigillata italica), databili tra la fine del I secolo a.C. e la conclusione del secolo successivo.

“Nell’anno corrente 2799, a mille anni dal ritrovamento della Stele di Rosetta, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli arricchisce la sua collezione permanente con nuovi reperti, costituiti da oggetti di materie plastiche ritrovati sui litorali italici.”: con queste parole dello scrittore Ermanno Cavazzoni, che valorizza l’ironia del lavoro di Maurizio Finotto, si apre la mostra del MANN. E un galeone sintetico, messo a confronto con la riproduzione di un’imbarcazione antica presente in sala, invita il visitatore a intraprendere il viaggio nelle acque mai prevedibili dell’ingegno artistico.

Nell’allestimento, curato dagli architetti Silvia Neri e Marinella Parente con la curatrice Melania Rossi e lo stesso Finotto, da non perdere i vasi canopi in plastica, per rappresentare nuove divinità tutte legate alla società dei consumi:  ecco SVITOL, probabile protettore delle Porte della Luce (“LUX”), serrature dell’aldilà, con elementi plastici a forma di greche; ASTRO ROBOT, effige di sacerdote o dio del Sole (“SOL”); NELSEN, testa a guisa di pipa di origine misteriosa, forse identificabile con una divinità. Reminiscenze dei calchi vesuviani si ritrovano, ancora, nel Bambino Pompeiano, scultura in gesso e plastica grazie a cui l’artista crea un parallelismo fra le eruzioni del vulcano e le catastrofi determinate dall’inquinamento ambientale, mentre il diorama “Spiaggia” raccoglie, in un’unica e multiforme prospettiva, un campionario di oggetti ritrovati sugli arenili.

La mostra è arricchita anche dalla videoinstallazione “Risacca del Novecento”, che ripercorre la genesi e gli sviluppi del progetto artistico di Finotto; immancabile, in ossequio alle passioni sportive partenopee, il campo “Caccia al pallone” che ricostruisce, sempre partendo dalla plastica, il famoso rettangolo verde di gioco.

In collaborazione con Scripps Institution of Oceanography at the University of California San Diego, uno dei centri più antichi e importanti per la ricerca scientifica sulla terra e sull’oceano, l’esposizione prevedrà anche momenti di dibattito sui temi dell’eco-sostenibilità e del cambiamento climatico.

L’allestimento nasce dalla collaborazione con lo Studio Trisorio ed è stato reso possibile anche grazie ad un atto di mecenatismo, tramite Art Bonus, dell’imprenditore Gianfranco D’Amato. ​

 

Breve biografia Maurizio Finotto: 

Maurizio Finotto, nato a Venezia nel 1968, vive e lavora a Bologna. È regista, autore e artista.

Ha scritto e realizzato documentari, serie tv, spot, videoclip, cortometraggi, video d’arte, video installazioni e partecipa attivamente a eventi e Festival nazionali e internazionali.

Inoltre ha ideato e realizzato produzioni per Rai, Mediaset, MTV e per la piattaforma satellitare Tele+, Sky Cinema, Discovery Channel.

Tra gli ultimi lavori ricordiamo: Disincantoiconico, film su Luigi Ontani; Kintsugi Emilia, video installazione presentata alla Triennale di Milano nell’ambito della mostra TerrefermeManutenzione dei sogni. Omaggio a Federico Fellinispettacolo multimediale scritto e interpretato da Ermanno Cavazzoni; Vita morte e miracoli, personale presentata al Museo d’Arte Moderna di Bologna; 71° edizione Premio Michetti alla Fondazione Francavilla al Mare (CH); Real Utopias videoinstallazione a Manifesta 13 Marsiglia.

È docente di Linguaggi e tecniche dell’audiovisivo all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

 

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