Arriva a Napoli “LGNetEA”, il progetto pilota dell’ANCI per l’inclusione d’emergenza.

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Il Comune di Napoli, insieme ad altri 15 comuni italiani, aderisce al progetto “LGNetEA – Rete dei Comuni per una rapida risposta e servizi per l’inclusione d’emergenza in aree urbane svantaggiate” al fine di affrontare e risolvere i fenomeni emergenziali originati dalla presenza, sul territorio nazionale, di migranti non integrati da un punto di vista abitativo, lavorativo e sociale. In maniera strategica, co-finanziano il progetto l’Unione Europea, il Ministero dell’Interno (Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione) e ANCI (sistema dei Comuni italiani), Cittalia e ANCIComunicare, uniti per ridefinire un modello innovativo che valorizzi la centralità del welfare e favorisca una rete di sistemi su scala nazionale e locale. Tre gli ambiti di azione del progetto: reperimento e predisposizione di abitazioni o dimore temporanee; attuazione di interventi psico-socio-legali; realizzazione di progetti di impegno civico (civic engagement).

Il Comune di Napoli ha concentrato il progetto LGNetEA sull’attivazione di Unità mobili di strada per intercettare e prendere in carico le persone migranti in difficoltà e senza fissa dimora presenti sul territorio, e sportelli “One Stop Shop” con servizi di mediazione e accompagnamento all’integrazione.   

“Il progetto è partito con grande difficoltà in città – afferma Silvia Carpentieri del Servizio Politiche di integrazione e nuove cittadinanze del Comune di Napoli perché abbiamo avuto una serie di problemi prevalentemente interni relativi alla mancanza di personale e a periodi di alternanza di dirigenti, però siamo riusciti a tenere duro, anche grazie alla forte struttura che c’è dietro al progetto, perché è un partenariato di molti Comuni, un’assistenza tecnica molto presente, molto frequente e molto ravvicinata. Quindi alla fine siamo riusciti a far partire le attività con grande soddisfazione, e la progettualità è partita da una constatazione abbastanza ovvia per tutti i Comuni italiani, cioè che la presenza di persone in strada è mutata negli anni, sono sempre più persone migranti e molto giovani, il che vuol dire che le esigenze sono cambiate e necessitano di risposte più adeguate. Avevamo quindi bisogno di attività che andassero incontro alle persone, che non sono i senza dimora classici che conoscono i servizi, che si muovono anche con una certa disinvoltura fra i servizi della città, ma sono persone che arrivano molto disorientate e spesso hanno anche un livello culturale più alto del nostro target specifico, per cui hanno dei bisogni completamente diversi”.

“Quindi abbiamo provato a rivedere l’organizzazione dell’Unità di stradaaggiunge Carpentieri che diventa un’antenna territoriale che va incontro alle persone, le orienta e illustra quali sono i servizi cui possono avere diritto, e che dietro ha lo sportello, che è diventato ‘One Stop Shop’, che offre servizi di sostegno all’acquisizione di documenti, di orientamento più specialistico e consulenziale, e servizi per l’integrazione, dalla cena multietnica al gioco, alla partecipazione a feste, che servono a far sentire le persone parte integrante di una comunità”.

 Sulla continuità del progetto oltre la fine del finanziamento, Silvia Carpentieri commenta: “Questo è un modello che è partito in ritardo a causa del Covid, ma che ha imparato molto dal Covid; molti dei servizi rivolti alle persone che vivono in strada si sono dovuti riorganizzare radicalmente, perché le persone che dovevano stare a casa non avevano una casa, quindi tutto il sistema dei servizi ha dovuto riorientarsi e trovare un’altra elasticità rispetto al modello generale. Il modello LGNetEA è nato nel corso della pandemia e quindi abbiamo imparato che non si attivano dispositivi emergenziali; questi devono fare già parte dell’organizzazione ed essere attivabili all’occorrenza. Devono far parte del pensiero organizzativo che guida la strutturazione dei servizi. E abbiamo imparato che le persone vanno cercate; che abbiamo bisogno di un modello di intervento che vada incontro alle persone e non di modelli di intervento che aspettano che le persone si rivolgano al servizio. LGNetEA è un modello che ha imparato dalla pandemia, ha funzionato e che intendiamo replicare”.

Il progetto LGNetEA, che coinvolge 16 comuni italiani, Bologna, Bolzano, Caserta, Firenze, Genova, Latina, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Potenza, Roma, Sassari, Taranto, Torino, Trieste insieme ad ANCI Liguria, Azienda Servizi Sociali di Bolzano e Azienda Comunale per la Tutela Ambientale di Potenza, è co-finanziato dall’Unione Europea con la linea di finanziamento delle Misure Emergenziali del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI), direttamente gestita dalla Commissione Europea con l’obiettivo specifico “di prendersi cura delle persone per prendersi cura delle città”.

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