Cecchetto su Mixed by Erry: formidabili anni 80 ma non tornerei indietro.

Claudio Cecchetto durante l'ultima puntata di Edicola Fiore, la prima in diretta streaming sul sito ufficiale di Fiorello e su altri siti e blog 'a reti unificate', in un bar di via Flaminia a Roma, 12 giugno 2013. ANSA / ETTORE FERRARI
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Formidabili quegli anni, creativi, “ma non tornerei indietro”.

Claudio Cecchetto, talent scout di fama oltre che produttore discografico e conduttore, è un professionista della musica che può dire ‘io c’ero’.

Quando? Nell’epoca in cui regnavano i disk jockey, in cui si aspettava il sabato sera per ballare con la loro musica in una scaletta che era figlia delle canzoni del tempo. Fare il dj alla fine degli anni ’70 e negli anni ’80 era fare un lavoro mitologico.

Non a caso il protagonista di Mixed by Erry, il nuovo film di Sydney Sibilia nelle sale dal 2 marzo distribuito da 01 Distribution parte proprio da lì, dal sogno di mettere i dischi e scegliere la musica per gli altri, poi la storia prende tutta un’altra piega come si vedrà. Le nostre case di allora erano piene di musicassette, quelle ufficiali certo, ma anche quei mixtape di compilation fatte in casa, dall’amico, dal vicino di banco a scuola, magari a tema e su commissione, proprio come fa Enrico Frattasio, Erry, il protagonista.

Cecchetto in questo flashback spiega anche perché quegli anni erano formidabili. “Eri libero di scegliere la musica e te l’andavi a scovare, perché in Italia non c’era quel genere, cominciavano ad arrivare i dischi di importazione, era musica che non esisteva nel mercato italiano, ma nella testa dei giovani e per questo come nel film di Sibilia ti chiedevano le compilation in mixtape, ‘facevi musica’ che non si sentiva alla radio e tantomeno in tv, loro impazzivano e tu arrotondavi un po’. Oggi che è tutto disponibile non ci rendiamo conto, ma se volevi ascoltare un tipo di musica andavi in discoteca non c’era altro modo, la Rai aveva qualche programma come Per voi giovani, Supersonic ma poco e poi mettevano le cose che decidevano i discografici di diffondere. La musica d’importazione ha scardinato tutto”. Adesso “è tutto diverso, quella libertà e creatività non c’è più, c’è tanta musica orecchiabile ma poco memorabile, poca emozione. Mi dispiace per la Generazione Z, ma la mia ha creato così tanta bella musica che è difficile fare meglio. Adesso un dj fa una serata, ma è tutto già sentito, perché la scarichi di continuo, allora andavi ed era una scoperta. Quelli sono stati gli anni del wow”. (ANSA).

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