In occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, il Palazzo Reale di Napoli celebra il Sommo Poeta dedicando il ‘Dantedì’ alle tele raffiguranti Episodi della Divina Commedia, eseguite nel 1863 dal pittore Tommaso De Vivo (Orta di Atella 1790 – Napoli 1884).
In particolare, il Museo pubblica un video, il 25 marzo, sui social e sul canale Youtube di Palazzo Reale, in cui si offre un approfondimento dell’episodio dell’Inferno che illustra l’incontro di Dante e Virgilio con i più grandi poeti dell’antichità nel IV canto, nell’opera attualmente esposta nel percorso museale dell’Appartamento Storico del Palazzo Reale di Napoli.
Il quadro fa parte di una piccola collezione, al momento smembrata, alla quale appartengono il Purgatorio (canto XXIX), in deposito alla Biblioteca Nazionale e il Paradiso, con la rappresentazione della Gloria e gaudio dei Beati (canti XXIV, XXV, XXVI e XXVII), che è conservato presso la Reggia di Caserta.
Le tre opere sono state portate nel laboratorio di restauro di Palazzo Reale, 15 giorni fa, per alcuni interventi alle tele e alle cornici, che si concluderanno proprio in questa settimana.
Alla fine del mese saranno trasferite a Forlì, dove saranno esposte nella mostra “Dante. La visione dell’arte”, in programma da aprile a luglio nei Musei San Domenico.
I dipinti furono realizzati all’indomani dell’Unità d’Italia di cui il 17 marzo di quest’anno ricorreva il 160° anniversario, ed erano originariamente destinati ad adornare ambienti dell’“Appartamento d’uso di Sua Maestà” al secondo piano della Reggia, per celebrare l’allora seicentesimo anniversario della nascita del Ghibellin fuggiasco.
“ Ci piacerebbe, al termine della mostra nella città romagnola, poter esporre le tre opere insieme, qui a Palazzo Reale, nel luogo originale per il quale furono realizzate al tempo dei Savoia, contando sulla riapertura del museo al pubblico – racconta il direttore di Palazzo Reale Mario Epifani – Un modo per celebrare l’anno Dantesco, ma anche per raccontare i luoghi prima delle trasformazioni e degli spostamenti che negli anni sono stati realizzati. Un’idea che testimonia la collaborazione concreta con gli altri siti borbonici, in questo caso Biblioteca e Reggia di Caserta”