Sabato 25 e domenica 26 giugno, ore 16.00 e ore 17.00
Ballet des Porcelaines
Prima rappresentazione italiana
Una produzione originale di Meredith Martin, docente di Storia dell’Arte alla New York University, con il coreografo Phil Chan
Museo e Real Bosco di Capodimonte
Salone delle Feste – via Miano 2, Napoli
Acquisto biglietto su piattaforma Campania Teatro Festival (già sold out)
Una produzione originale di Meredith Martin, docente di Storia dell’Arte alla New York University, con il coreografo Phil Chan
Una collaborazione istituzionale tra Palazzo Grassi – Punta della Dogana e Museo e Real Bosco di Capodimonte con l’Associazione Amici di Capodimonte ets, Fondazione Campania dei Festival, Centro per la Storia dell’Arte delle Città Portuali e Center for Ballet and the Arts della NYU
Museo e Real Bosco di Capodimonte e Palazzo Grassi – Punta della Dogana presentano le tappe italiane della originale reinterpretazione e riattualizzazione del misterioso balletto andato perduto, la cui scrittura testimoniava gli intensi scambi tra Oriente e Occidente
Sabato 25 e domenica 26 giugno, ore 16.00 e ore 17.00
Museo e Real Bosco di Capodimonte
Salone delle Feste – via Miano 2, Napoli
Partecipazione con acquisto su piattaforma Campania Teatro Festival (già sold out)
Martedì 28 e mercoledì 29 giugno 2022, ore 17.00 e ore 19.00
Palazzo Grassi
Atrio – Campo di San Samuele 3231, Venezia
Ingresso libero fino su prenotazione.
Accesso prioritario per i Members di Palazzo Grassi – Punta della Dogana
Grazie alla collaborazione tra due istituzioni museali attive sul territorio: Palazzo Grassi – Punta della Dogana, sede della Pinault Collection a Venezia, e il Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli con l’Associazione Amici di Capodimonte ets, arriva in Italia per due tappe esclusive in prima rappresentazione nazionale il “Ballet des Porcelaines” – anche detto “Il Principe della Teiera” – nella versione reinterpretata per il pubblico contemporaneo a cura di Meredith Martin, docente di storia dell’arte presso la New York University, con il coreografo e attivista di Final Bow for Yellowface Phil Chan.
Partito dal Metropolitan Museum of Art di New York, passando per l’Inghilterra, “Ballet des Porcelaines” va in scena per il pubblico italiano in quattro date con doppio appuntamento ciascuna.
Sabato 25 e domenica 26 giugno, alle ore 16.00 e poi alle 17.00, il Museo e Real Bosco di Capodimonte ospita la prima rappresentazione assoluta nell’ambito della ricca programmazione dell’edizione 2022 del Campania Teatro Festival (fino al 12 luglio 2022) che, per il terzo anno consecutivo, sceglie il Real Bosco di Capodimonte per la presentazione degli spettacoli all’aperto.
Martedì 28 e mercoledì 29 giugno, alle ore 17.00 e poi alle 19.00, il balletto arriva a Venezia nell’atrio settecentesco di Palazzo Grassi per la seconda tappa italiana della tournee internazionale dell’opera.
Il “Ballet des Porcelaines” è un’opera a suo modo leggendaria, nessuna traccia resta infatti della coreografia, dei costumi e delle scenografie che caratterizzavano la sua esecuzione, se non una copia del libretto (ne esistono ancora due conservate presso la Bibliothèque nationale de France) ritrovato all’inizio degli anni Duemila all’interno di un manoscritto, presso la biblioteca de l’Arsenal di Parigi.
La prima messa in scena del libretto originale, composto dal conte de Cayuls, antiquario e proto-archeologo francese, risale al 1739 e si sa aver avuto luogo presso lo Chateau de Morville vicino a Parigi, a opera di un gruppo di aristocratici artisti amatoriali che si esibivano in un balletto pantomimico conosciuto come “Ballet des Porcelaines” o “Il Principe della Teiera”.
Il balletto racconta la vicenda di un principe e di una principessa su un’isola remota governata da uno stregone malvagio che trasforma gli abitanti in figure di porcellana facendoli volteggiare sino a tramutarsi in vasi. Perso nella boscaglia e disorientato dal tintinnio della porcellana portato dal vento, il principe protagonista del racconto viene raggiunto dal mago e trasformato in teiera, diventando irriconoscibile agli occhi dell’amata. La principessa però rompe l’incantesimo e manda in frantumi tutte le porcellane. La storia finisce con la fuga dello stregone, l’unione dei due amanti e il ricomponimento di tutti i frammenti nell’esecuzione di una contredanse.
L’analisi del contesto storico e sociale in cui si inserisce il concepimento del balletto, così ricco di fascinazioni provenienti dall’oriente, ha condotto Meredith Martin, i cui studi storico-artistici si concentrano soprattutto sulle interazioni tra Asia ed Europa, a rileggere la vicenda come l’allegoria del bramoso desiderio degli occidentali di possedere i segreti della creazione della porcellana cinese, definita nel Settecento “l’oro bianco”.
«Ispirato a una fiaba dello stesso ambiente letterario de “La Bella e la Bestia” (1740), l’originale “Ballet des Porcelaines” è stato rappresentato in una casa di campagna fuori Parigi quasi tre secoli fa e non è più stato visto da allora. Sono entusiasta della collaborazione con il coreografo e cofondatore di Final Bow for Yellowface, Phil Chan, e con il nostro team di artisti con cui abbiamo dato vita a questo balletto sul palcoscenico e tra le pagine di una pubblicazione, aggiornando la produzione per i tempi in cui viviamo» afferma Meredith Martin.
Dall’idea di restituire una forma a questo balletto così poco conosciuto, ma vicino per tematiche e suggestioni a tante fiabe coeve, prende corpo una nuova lettura. Non la ricostruzione delle atmosfere rococò che caratterizzavano l’originale, quanto la sua attualizzazione nel contesto sociale e culturale contemporaneo. In dialogo con il coreografo e attivista Phil Chan, co-fondatore di Final Bow for Yellowface, associazione impegnata nel sostegno delle comunità asiatiche in occidente, Martin immagina di restituire alla componente asiatica il ruolo di vera protagonista, capovolgendo il senso del copione.
«Sono lieto di condividere questo balletto barocco re-immaginato e la relativa pubblicazione con il pubblico contemporaneo e sfidare la singolare visione eurocentrica del popolo e della cultura sommariamente detta “cinese” che ha continuato a essere esercitata senza possibilità di discussione nel rappresentazione artistica occidentale. In questo momento in cui gli asiatici che vivono in minoranza sono soggetti a livelli sempre più alti di attacchi, il nostro balletto invita il pubblico a riflettere, a cogliere le sfumature e a guardarci con maggiore umanità» dice Phil Chan.
Una magia perduta che torna a rivivere grazie alla collaborazione tra Palazzo Grassi-Punta della Dogana e Museo e Real Bosco di Capodimonte con l’Associazione Amici di Capodimonte ets nell’ambito del Campania Teatro Festival, Centro per la Storia dell’Arte delle Città Portuali che nei due giorni precedenti la prima napoletana, giovedì 23 e venerdì 24 giugno 2022, organizza un convegno dal titolo “Porcelain Rooms in a Global Context / Salottini di porcellana in un contesto globale” e il Center for Ballet and the Arts della NYU.
Una grande produzione che coinvolge un’equipe internazionale di artisti, ballerini e musicisti di grande prestigio, tra i quali Georgina Pazcoguin, prima solista asiatico-americana del New York City Ballet, e Daniel Applebaum del New York City Ballet, nei ruoli principali del principe e della principessa, Tyler Hanes, attore e ballerino noto per le sue performance in diversi musical di Broadway, che veste invece i panni del mago. L’artista e stilista Harriet Jung firma i costumi, mentre Dongsok Shin, clavicembalista e specialista di musica antica, dirige il comparto musicale.
Ripensare questo spettacolo rococò in chiave contemporanea significa indagare il significato e il valore che opere d’arte del passato hanno nel presente, nonché rendere sul piano estetico il profondo senso di mistero, lusso e seduzione che la porcellana ha svolto nella storia europea.
CONVEGNO
“Porcelain Rooms in a Global Context / Salottini di porcellana in un contesto globale”
23 – 24 giugno 2022
Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte
Il “Ballet des Porcelains” è preceduto da due giornate di studio organizzate da Sarah Kozlowski (Edith O’Donnell Institute of Art History / Centro per la Storia dell’Arte e dell’Architettura delle Città Portuali “La Capraia”) e Meredith Martin (New York University / Institute of Fine Arts) in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte per approfondire la storia dei salottini di porcellana in un contesto globale, dall’Europa alla Persia fino alla costa orientale dell’Africa, con particolare attenzione alla circolazione e alla materialità della porcellana, nonché alle pratiche di collezionismo e di esposizione.
L’evento è strutturato in due giornate: una prima giornata di visite riservate ai convegnisti, e una seconda giornata di conferenze aperte al pubblico che si terranno al Museo di Capodimonte. Le conferenze del 24 giugno, aperte al pubblico, saranno tenute da Julia Weber, capo curatrice della collezione di porcellane dei musei statali di Dresda, Meredith Martin e Prita Meier, entrambe professoresse all’Università e all’Instituite of Fine Art di New York, Paola Giusti, già direttrice del Museo Duca di Martina e curatrice della collezione di arte decorativa di Capodimonte, e Angela Carola-Perrotti, che sta curando il riallestimento del nuovo cabinet delle porcellane dello stesso museo.
Attraverso le presentazioni e le visite guidate, si illustreranno così le diverse prospettive culturali ed estetiche che animarono la creazione dei salottini di porcellana tra il XVII e il XVIII secolo, ma si parlerà anche del riemergere del fenomeno in epoche successive e negli attuali allestimenti museali, fino all’interesse degli artisti contemporanei per questo particolare materiale, come dimostra l’opera di Yeesokyung, che ha realizzato per il Museo di Capodimonte due vasi con frammenti e scarti settecenteschi della Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte o come l’architetto e artista Santiago Calatrava che ha realizzato decori in porcellana per la Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco, insieme ai maestri ceramisti e agli studenti della Real Fabbrica di Capodimonte, istituto d’istruzione superiore che raccoglie l’eredità della storica Manifattura di Porcellana di Capodimonte, autorizzata ancora oggi a fregiarsi del prezioso marchio: il giglio blu.