Dal 10 al 12 Settembre torna “MARetica”, la manifestazione che porta a Procida tre giornate di sport e cultura per “ripensare l’uomo partendo dal mare.” Alessandro Baricco sarà per il quarto anno Presidente della Giuria che assegna l’omonimo premio, insieme alle scrittrici Daria Bignardi, Valeria Parrella ed Elisabetta Montaldo, allo storico Claudio Fogu e al montatore Giogiò Franchini.
Vincitore quest’anno è “Galata Museo del Mare” di Genova, per la varietà dei reperti, la linearità dei percorsi tematici, e il legame con il territorio. La Giuria lo ha premiato per il racconto che fa del mare come luogo da cui si parte e a cui si arriva, come crocevia di storie e di invenzioni, e per la particolare attenzione che il Galata offre alle migrazioni quali specchio dell’umanità in movimento e necessità etica fondante di qualsiasi civiltà voglia dirsi tale.
MARetica prenderà il via alle 21:00 di venerdì 10 Settembre in Piazza Guarracino in località Terra Murata con un dialogo tra Alessandro Baricco e Paolo Giulierini, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) seguito da letture tratte dal libro “Iliade, Omero” di Baricco a cura dell’autore e Fabrizia Sacchi. Il dialogo sarà incentrato sulla mostra “Omero, Iliade. Le opere del MANN tra le pagine di Alessandro Baricco”, un’esposizione di reperti iliadici (databili tra il VI ed il IV sec. a. C.) che si inaugurerà presso il MANN a partire dal 9 Settembre. L’opera simbolo dell’allestimento sarà l’Erma di Omero (II sec. d.C), che, per l’occasione, sarà temporaneamente trasferita dal MANN alla Cappelletta della Purità a Terra Murata dal 9 all’11 settembre.
La manifestazione proseguirà sabato 11 Settembre con l’assegnazione del Premio MARetica a partire dalle ore 21:00 sempre in Piazza Guarracino a Terra Murata.
Condurrà la prima parte della serata Daria Bignardi e la giuria del Premio illustrerà le altre opere in concorso quest’anno, che sono, oltre al museo vincitore, le opere letterarie “I mostri del mare” di Chloe Aridijs (Playground), “Isole” di Francis Gavin (Edt),), il saggio “Il mare salato” di Roberta Morosini (Viella), “Il turno di Grace” di William Wall (Nutrimenti), e il documentario My Octopus Teacher (Netflix).
Nell’intervallo: esibizione musicale del duo Fede ‘n Marlen.
Il premio MARetica verrà ritirato da Pierangelo Campodonico, Direttore del “Galata Museo del Mare” di Genova, che per l’occasione porterà sull’isola un reperto di grande importanza: il libretto di navigazione di Piero Calamai, il comandante dell’Andrea Doria, di cui ricorre il 65° anniversario del tragico inabissamento. Nella seconda parte della serata Valeria Parrella dialogherà con Pierangelo Camponico sulle narrazioni museali del mare. Interverranno Claudio Fogu con la storica Raffaella Salvemini e il pubblico.
Chiusura musicale con l’esibizione di Dario Sansone e Ennio Frongillo (del gruppo musicale i Foja).
Domenica 12 Settembre sono previste gare sportive di coastal rowing e la manifestazione “Sulle rotte degli antichi,” una traversata di oltre cinquanta Standup Paddle boards che partirà dal luogo dell’antico porto romano di Miseno e arriverà al porto miceneo di Vivara.
Vincitori dell’ edizione 2018 sono la graphic novel “Mody Dick” di Christophe Chabouté e il saggio “Atlante delle Sirene” di Agnese Grieco.
Vincitrice dell’edizione 2019 è Siri Iaconbsen con il romanzo “L’isola”.
Vincitore dell’edizione 2020 è Claudio Magris con il saggio “Polene”.
MARetica è una manifestazione organizzata dall’Associazione Canottieri Isola di Procida, il Trofeo del Mare – Procida Quinta Repubblica Marinara, e dal Premio Mare-Isola di Procida, con il patrocinio del Comune di Procida, Assessorato cultura ed eventi del Comune di Procida.
MARetica è realizzata con il sostegno del MANN, Linvea, Wow Green Power e in collaborazione con la Scuola Holden, MANN.
GALATA MUSEO DEL MARE – GENOVA
IL REPERTO
Libretto di navigazione del com.te Piero Calamai
Il “reperto” del Galata Museo del Mare in quest’edizione 2021 è… piccolo piccolo; sta nella tasca. E nello stesso tempo, per una categoria, quella dei marittimi (mozzi, marinai, camerieri, ufficiali) ha una grandissima importanza: è il libretto di navigazione. Un documento amministrativo, rilasciato dalla Capitanerie di Porto, che è contemporaneamente anche la “storia” dell’uomo di mare perché registra tutti i suoi imbarchi, contandoli per anno, per mese e per giorni. Dal libretto di navigazione dipendono gli imbarchi e dipende la pensione. Si capisce allora perché, in un naufragio, tra i documenti posti in salvo nel pericolo, i “libretti” siano, con i brogliacci, al primo posto e spesso si sia rischiata la vita pur di salvarli.
Tutti i “libretti”, allora sono importanti ma quello che Pierangelo Campodonico, storico direttore del Galata, dal 2004 – ne ha seguito la progettazione, la realizzazione e lo sviluppo in questi anni – è quello di un marittimo, un uomo particolare. Piero Calamai, il comandante dell’Andrea Doria, quella che una mostra permanente al Galata ha definito “La più bella nave del mondo”, che navigò solo tre anni, dal 1953 al 1956, perché alle 23.11 del 25 luglio di 65 anni fa, venne speronata dalla M/n Stockholm in un banco di nebbia all’altezza della nave-faro di Nantucket, 100 miglia ad Est di New York.
In un contesto particolare, a 10 anni dalla fine della guerra, il Governo, lo Stato, la direzione della Società Italia decisero di assumere un profilo basso e così, per anni, passò il sentiment che la colpa di quel disastro era italiana, anche se il processo finì con un patteggiamento tra le parti che non attribuiva la colpa a nessuno. A decenni di distanza, saranno gli stessi esperti dell’Accademia della Marina Mercantile Americana a riconoscere, dai tracciati di rotta che l’errore umano era stato svedese e gli italiani avevano adottato tutte le precauzioni possibili. Ma, soprattutto, di quella tragica notte è importante ricordare come si comportò l’equipaggio della Società Italia (dove erano presenti, con genovesi e triestini anche tanti procidani) agli ordini di Calamai e dei suoi ufficiali. Il comandante non lasciò nemmeno un attimo il ponte di comando, prese tutte le decisioni, soprattutto scelse di non salvare la nave per garantire la salvezza dei passeggeri evitando di portarla sulle secche di Nantucket. Scelse di non dare il “si salvi chi può” e tenne tutti a bordo, tra le critiche e le proteste, perché sapeva che sulle scialuppe non c’era posto per tutti, dato che la metà erano inutilizzabili. Dette l’ordine di abbandonare la nave solo quando arrivarono le navi di soccorso, tra cui la Ile de France e quando fu certo che tutti, ma proprio tutti, avrebbero potuto essere portati in salvo.
Ai suoi ordini ufficiali ed equipaggio, in quella notte fecero cose straordinarie. Inventarono metodi per salvare i passeggeri, come usare le reti delle piscine per far scendere più rapidamente i passeggeri sulle scialuppe. Ma c’erano tanti minori, anziani e anche disabili: e allora usarono le manichette delle pompe come corde per calare chi aveva necessità di assistenza. I risultati si videro: tranne i morti (52) ad esito della collisione e delle sue conseguenze, circa 1.500 tra passeggeri ed equipaggio poterono salvarsi in quella che forse resta l’operazione di salvataggio più grande di tutti i tempi. Calamai fu l’ultimo a lasciare la nave, all’alba del 26 luglio, letteralmente portato via dai suoi ufficiali, perché aveva manifestato l’intenzione di restare a bordo fino all’affondamento.
Un’inchiesta, italiana, del Ministero della marina mercantile con le Capitanerie di Porto certificherà che a fronte di sette casi di abbandono del posto, 48 membri dell’equipaggio si erano distinti per abilità e coraggio nelle operazioni di salvataggio ed erano meritevoli di encomio solenne. La ragione di Stato fece maturare la decisione di tacere tutto questo, per evitare polemiche e ulteriori conseguenze economiche-finanziarie. Dopo due anni passati nelle aule dei tribunali a New York, il comandante Calamai venne rimandato a casa, con la promessa (mai mantenuta) di un nuovo comando. Negli ultimi anni, di silenzio e rammarico pesò il pregiudizio che ormai si era diffuso su quell’episodio ma, fedele alla sua disciplina, non recriminò né contro la compagnia, né contro lo Stato.
Morì nel 1971, e le figlie raccontano che le sue ultime parole furono “Sono salvi i passeggeri?”.