Il mestiere della traduzione, Bruno Arpaia all’Instituto Cervantes mercoledì 10.

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Bruno Arpaia ospite dell’Instituto Cervantes di Napoli, mercoledì 10 giugno alle ore 16. “Dire quasi la stessa cosa. Il mestiere della traduzione” è il titolo dell’incontro virtuale – aperto al pubblico della rete – tra lo scrittore, giornalista e traduttore vesuviano e l’ispanista Marco Ottaiano docente dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.

Dopo gli incontri con lo scrittore e regista David Trueba, lo chef castigliano Juan Carlos Benito e con il fondatore di Sur, Marco Cassini, il ciclo online promosso dall’istituto diretto da Ferran Ferrando Melià dedica all’affascinante mondo della traduzione questo nuovo appuntamento. L’evento ad accesso gratuito sarà realizzato tramite la piattaforma Zoom e per accedervi bisogna richiedere link e password all’indirizzo di posta elettronica: cultnap@cervantes.es.

Attento conoscitore della letteratura spagnola e latinoamericana, Bruno Arpaia affianca alle attività di romanziere e saggista quella di traduttore. Ha, infatti, curato i Meridiani Mondadori dedicati a Gabriel Garcia Marquez e a Mario Vargas Llosa e tradotto numerosi lavori di autori spagnoli e latinoamericani per la Casa editrice Guanda, quali Carlos Ruiz Zafón, José Ortega y Gasset, Camilo José Cela e Paco Ignacio Taibo II.

Scrittore di successo, ha pubblicato diverse libri tradotti in numerose lingue, ricevendo premi e riconoscimenti prestigiosi. Nel 1990 è uscito il suo primo romanzo, “I forestieri”, vincitore del Premio Bagutta Opera Prima. Tra le altre pubblicazioni: “Il futuro in punta di piedi”, “Tempo perso”, “L’angelo della storia” (Premio Selezione Campiello 2001), “Il passato davanti a noi” (Premio Napoli e Premio Comisso), “L’energia del vuoto“(finalista al Premio Strega 2011 e vincitore del Premio Merck Serono), “La cultura si mangia!” (con Pietro Greco, 2013), “L’avventura di scrivere romanzi” (con Javier Cercas), “Prima della battaglia”, “Qualcosa, là fuori”, oltre a una conversazione con Luis Sepúlveda, “Raccontare, resistere”. “Il fantasma dei fatti” è il titolo del suo ultimo romanzo pubblicato quest’anno da Guanda.

 

Quello del traduttore è un ruolo complesso, un lavoro difficile ma al tempo stesso molto bello” sottolinea Arpaia. “I traduttori non solo trasferiscono un testo da una lingua all’altra, ma diventano anche mediatori culturali, veri strumenti di conoscenza di mondi, identità, tradizioni e comunità diversi. Tradurre significa, per il traduttore, essere umile e rispettoso della scrittura altrui e, allo stesso tempo, libero nelle scelte lessicali. Attraverso la traduzione si impara a frenare il proprio ‘io’ e a non sopravvalutarsi. Il problema di questo lavoro è che non gode della stessa importanza in tutto il mondo e in Italia, per esempio, continua ad essere un mestiere non riconosciuto e valorizzato come meriterebbe”.

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