Venerdì 22 settembre sarà inaugurata al MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli la mostra fotografica di Giancarlo De Luca “Il Real Albergo dei Poveri”.
Il progetto, a cura di Roberta Fuorvia, sarà ospitato al piano terra nelle prestigiose sale dedicate alla Collezione Farnese del Museo.
Il Real Albergo dei Poveri, costruito nel XVIII secolo per volontà del re Carlo di Borbone e su progetto di Ferdinando Fuga è uno dei più grandi edifici settecenteschi mai terminato, esso è parte integrante di un immaginario urbano, per decenni oggetto di riflessioni architettoniche, ingegneristiche, che hanno nel tempo lasciato spazio a considerazioni di carattere prima urbano e poi sociologico. L’obiettivo di Giancarlo De Luca, fotografo appassionato dei particolari grazie ai quali riesce a raccontare storie e vicissitudini dei luoghi, dando loro nuova voce e rinnovata memoria, restituisce in poco più di 20 scatti in bianco e nero raccolti nella mostra, uno spaccato di storia dell’antico edificio che è anche storia della città di Napoli.
Le fotografie selezionate per il progetto, sono frutto di una raccolta lenta, silenziosa, rispettosa da lui iniziata dieci anni fa; mettendosi in punta di piedi, sporgendosi dentro gli anfratti, spiando dalle finestre tra i vetri in frantumi, con l’intento di immedesimarsi negli ospiti che avevano abitato gli spazi, ascoltando le voci e i suoni assorbite dalle mura imponenti, Giancarlo De Luca fa dono alla città di quello che è stato uno dei più grandi e importanti monumenti di Napoli.
“Osservando le bellissime immagini di De Luca – afferma Paolo Giulierini Direttore del MANN – emergono, nitidi gli scatti non di ambienti architettonici ma di un organismo vitale che muta nel tempo lasciando i segni di chi lo ha abitato e che noi dobbiamo avere cura di narrare.”
I lavori del fotografo si uniscono alla già importantissima ricerca artistica fotografica operata sull’edificio contribuendo in tal senso a offrire prospettiva unica, un ulteriore livello di comprensione e interpretazione che ne arricchisce la narrazione.
“Nei suoi lavori si evince chiaramente il legame tra un “prima” e un “durante” ed è proprio in questa fase di compimento che l’artista si compie. L’Albergo dei Poveri di Napoli si presenta come un rudere archeologico mutilato orizzontalmente e verticalmente, questa mutilazione viene colmata dalle visioni e dal racconto fotografico esaltandone la bellezza e l’importanza del luogo senza mai tralasciare alcun dettaglio, nessuna ombra o luce sono sfuggiti allo sguardo curioso dell’autore che, con apparente semplicità, approfondisce questi scenari e ne ricostruisce il valore storico”.
“La scelta grafica – continua la curatrice Roberta Fuorvia – di richiamare alcuni oggetti o elementi architettonici presenti nelle fotografie di Giancarlo De Luca, rende piacevolmente fatiscente questo viaggio tra le immagini concretizzando e cristallizzando la fumosità di alcuni ricordi che aleggiano
ancora in quegli ambienti”.
La mostra gode del patrocinio morale del Comune di Napoli e del sostegno morale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
La mostra sarà inoltre accompagnata da un corposo catalogo che sarà presentato nel mese di dicembre.
L’organizzazione della mostra si è resa possibile grazie al supporto di:
B5 S.r.l Napoli – Arch. Francesca Brancaccio
Cobar S.p.a. Altamura (Ba) – Sig. Vito Barozzi.
Giancarlo De Luca
Ha superato da poco i 50 anni, laureato in Giurisprudenza, lavora in Banca da oltre 20 anni e la sua passione per la fotografia non ha confini. “Vivo costantemente interpretando il mondo attraverso le mie immagini perché solo fotografando riesco ad assaporare veramente la realtà che mi circonda. La Fotografia come catarsi della realtà, specchio della mia anima, strumento per selezionare la bellezza in ogni cosa che vedo, e, suo tramite, rendere immortali nel tempo i segni del passato, la memoria dei popoli e la cultura dei luoghi. La Fotografia, che mi consente di rendere eterni attimi irripetibili, di filtrare dalla realtà solo la sua magnificenza, Il regalo più importante che mio padre mi fece quando ero bambino fu una vecchia Kodak Retinette anni ’60 con la quale cominciò a darmi i primi rudimenti di quella che poi sarebbe stata la mia più grande passione: da quel momento il mio sguardo è stato quello del mio obiettivo.”