La festa de La Paranza alla Sanità.

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Una festa nel cuore della Sanità, diventata ormai meta dei turisti a Napoli, per il premio europeo considerato la più alta onorificenza nel settore – il “Nobel del patrimonio culturale” – assegnato alla cooperativa La Paranza.

I premi, istituiti dalla Commissione Europea nel 2002 e finanziati dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea, sono gestiti da Europa Nostra.

La serata ha visto la musica dell’Orchestra giovanile del quartiere “Sanitansamble” e la “Piccola Orchestra di Forcella” e la consegna a una fitta rete di persone, realtà e associazioni del quartiere coinvolte nel processo di rigenerazione territoriale e culturale del Rione Sanità di una “pietra di tufo”, pietra che non solo è la materia prima di cui sono fatte la città e le Catacombe di Napoli, ma che rappresenta simbolicamente la “pietra scartata” che, nel “metodo Sanità”, è diventata “testata d’angolo”, materia fisica e spirituale su cui investire. Fare impresa attraverso la via della cooperazione, infatti, significa per La Paranza favorire un’economia civile e non volta alla massimizzazione del profitto, capace di guardare alla felicità delle persone e di agire sul tessuto sociale arginandone le disuguaglianze.

L’arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia ha voluto incontrare i 44 giovani cooperatori della Paranza per complimentarsi personalmente e ribadire la presenza della Chiesa. Tra chi ha ricevuto il premio ha parlato Pasquale Calemme, presidente della Fondazione San Gennaro, affermando che “tutta la comunità del Rione Sanità ha trovato casa nella Fondazione”.

Anche il sindaco Gaetano Manfredi si è congratulato con la Paranza, che rappresenta, ha detto, un esempio per tutta la città. “E’ facile complimentarsi ora con loro, ma io – ha rimarcato manfredi – li ringrazio per aver iniziato, perché quando hanno cominciato nel 2006 tutto questo era molto difficile ed anzi non era immaginabile”. L’ultimo intervento è stato quello di don Gigi Calemme, nuovo parrocco di Santa Maria della Sanità che ha ringraziato il suo predecessore don Antonio Loffredo per “aver seminato – ha ricordato – i semi della Speranza” che ora lui continuerà ad “annaffiare e a curare affinché continuino a dare frutto”. (ANSA).

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