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Il Martirio di Sant’Erasmo (1628/1629) di Nicolas Poussin (Les Andelys 1594 – Roma 1665) per la prima volta in città ha entusiasmato i napoletani e i tanti turisti in visita un Citta durante le festività natalizie. Il capolavoro, in mostra insieme a un gruppo di opere del periodo rimarrà in mostra al Complesso monumentate Donnaregina fino al prossimo 16 marzo. È la prima di una serie di collaborazioni previste con i Musei Vaticani resa possibile grazie ai rapporti intercorsi tra S.E.R. Crescenzio Sepe, Cardinale Metropolita dell’Arcidiocesi di Napoli, e S.E.R. Cardinale Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, sulla base dei quali si è instaurato un rapporto di fattiva collaborazione, grazie anche all’impegno profuso dal Direttore dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, da Mons. Adolfo Russo, Vicario per la cultura della Curia Arcivescovile di Napoli.
L’esposizione di questo primo importante dipinto del 1628 per un altare in San Pietro è a cura del Prof. Pierluigi Leone de Castris.
Negli anni immediatamente successivi alla realizzazione di questo suo raro quadro sacro, la pittura di Poussin – classicista e neo-veneta, coloratissima e tizianesca – diventa un punto di riferimento, oltre che a Roma, dove il pittore francese lavorerà per tutta la vita, anche a Napoli, dove arrivano suoi quadri nelle collezioni private. Tra i napoletani che ne avvertono maggiormente l’influsso c’è Aniello Falcone (del quale il Museo Diocesano possiede un magnifico Riposo nella fuga in Egitto o Sacra Famiglia), Andrea De Lione e Niccolò De Simone.
Fondamentale per la realizzazione della mostra la sensibilità mostrata dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che ha sostenuto la mostra valorizzando l’offerta culturale e turistica per i nostri territori. Così come la collaborazione già in essere da tempo con Laura Valente, presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Madre – museo d’arte contemporanea.
Il francese Poussin è per certo, nella generazione che segue quella di Caravaggio e Annibale Carracci, e insieme col fiammingo Rubens e lo spagnolo Velázquez, il pittore forse più grande e rivoluzionario dell’Europa del Seicento.
“Scoperto” a Parigi dal grande poeta napoletano del Barocco, il cavalier Marino, da questi introdotto presso il potente cardinale Francesco Barberini – nipote di papa Urbano VIII –, si trasferisce nel 1624 a Roma, dove rimarrà a dipingere sino alla morte, salvo la parentesi di un breve ma trionfale ritorno in patria nel 1640-42, dove otterrà il titolo di “primo pittore” del re Luigi XIII, uno stipendio di 1000 scudi l’anno e la direzione su tutti i lavori di decorazione dei palazzi reali.
La grande tela col Martirio di Sant’Erasmo oggi ai Musei Vaticani è una delle sue rare opere pubbliche di soggetto sacro, una commissione prestigiosa dipinta con grande impegno nel 1628-29 ed ottenuta con ogni probabilità grazie alla protezione del cardinale Barberini e al favore dell’architetto e scultore papale Gian Lorenzo Bernini. Il dipinto fu realizzato per San Pietro in parallelo col Martirio dei Santi Processo e Martiniano dell’altro pittore francese Valentin, seguace del naturalismo di Caravaggio, e suscitò grandi discussioni e perplessità nell’ambiente romano.