Quaresima, la lettera di Monsignor Battaglia alla Chiesa di Napoli.

The Archbishop Domenico Battaglia in the church of the New Jesus during the Feast of the Immaculate, Naples, Italy, 08 December 2021. ANSA / Cesare Abbate
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“Chiesa di Cristo che sei in Napoli, sorella, sposa e madre, girati! Giriamoci insieme verso il dolore che segna le sorti della terra tutta, un dolore che ferisce in profondità, un dolore che (non avrei mai voluto dirlo) si chiama “guerra”.

E io vi dico “pace!”, perché se la guerra e il dolore che da essa proviene non devono lasciarvi indifferenti, vi chiedo, ci chiedo di essere capaci di portare lo sguardo oltre, oltre la disperazione, oltre la croce. Vi chiedo, prima da fratello e poi come vescovo, di godere della pienezza dell’annuncio pasquale già sul principio di questo cammino quaresimale. Abbiamo bisogno, ora come non mai, della folle speranza del sepolcro che non cede alla morte, della pietra già rotolata, delle lacrime incredule di Maria di Magdala all’alba della risurrezione.

Pace! Pace su ogni conflitto, da quelli piccoli che feriscono le nostre famiglie a quelli più ingenti, quelli che attirano l’attenzione internazionale, ma che altro non sono che un incessante accumulo di quotidiane tensioni: crescono e gradualmente si fanno guerra.

Pace! Pace a te, amata Ucraina, cuore d’Europa, terra che vedesti i popoli slavi incontrare il luminoso annuncio della vittoria di Cristo sulla morte, sole di giustizia e verità delle genti. È Lui il vero sole che ha illuminato la tua storia, che è sorto a dissipare l’oscurità. Torna, dunque, Sole di giustizia, ed abbi cura del tuo popolo!

Sorelle, fratelli, dobbiamo incessantemente pregare e digiunare per un anticipo di Pasqua. Non possiamo attendere quaranta giorni per sentire la musica festosa delle campane e il risuonare del “Gloria” per le strade della nostra città. Quest’anno la Pasqua deve venire prima, deve venire adesso.

Per tale ragione, contravvenendo alla norma, chiedo ai fratelli sacerdoti di suonare le campane a festa nel giorno del cessate il fuoco, di dare un segno “prepasquale” quando il conflitto sarà terminato.

La cessazione di questa guerra diventi per noi monito di speranza per la definitiva conclusione di ogni inutile spreco di sangue, in ogni luogo, in ogni tempo.

Convertiti, girati Chiesa di Cristo e guarda! Faremo tremare la terra per la gioia, lasceremo i cori degli angeli attoniti per le urla festose. Non tra quaranta giorni, adesso, adesso, Signore! Se ci darai questa gioia, non la sprecheremo, non ci risparmieremo.

Non permettiamo a nessuno, cari fratelli, amate sorelle, di rubarci la gioia della risurrezione, la speranza dell’attesa. Speriamo oltre la speranza, speriamo anche per i nostri fratelli ucraini! Non cediamo alla disperazione a fronte del Vangelo.

Ve lo prometto, non per mia forza, ma in forza della promessa che Lui ci ha consegnato: le porte degli inferi non prevarranno! La guerra, che è il vero inferno, non prevarrà sulla pace, non riuscirà a strappare quanto di bello e buono il Signore ci ha dato di costruire. Dopo la croce vi prometto la risurrezione, non per mia forza, ma in forza della consolazione delle donne tornate dal sepolcro, in forza dello stupore di due discepoli sulla via di Emmaus, in forza del tuffo in mare di Pietro sul lago di Galilea.

Ora, carissimi e carissime in Cristo, lasciate che mi rivolga al cuore ferito di ciascuno di voi. Chiedo in nome di Cristo Gesù la cessazione tra di voi di ogni conflitto e divisione. Per la fine della guerra devo chiedervi un’offerta più grande di ogni digiuno e preghiera. Offrite in sacrificio la pace per la pace.

Se qualcuno di voi ha discusso con il fratello o la sorella, non parla da anni con un amico o un’amica, odia in cuor suo un conoscente, un collega di lavoro, un vicino di casa, vada da lui e si riconcili. Lo faccia adesso! Riconciliatevi tra di voi come offerta a Dio, come sacrificio che salga al cielo, come soave profumo di incenso. Facciamo sì che entro i confini della nostra amata città, prima della fine di questa quaresima, non vi siano divisioni e con esse scacceremo anche il divisore. Scandalizziamo il mondo con la pace! Chiediamo il dono della pace con la pace!

Pace! Pace agli uomini amati dal Signore, che poi sono tutti gli uomini, sei tu, sono io. Questa pace affondi le sue radici in scelte concrete che risanino la ferita che sanguina, che ricostruiscano ciò che è distrutto e consolino il pianto.

Per questa ragione ho un’ultima richiesta da farvi: che il vostro dolore per la situazione attuale non machi di concretizzarsi in gesti visibili di vicinanza e solidarietà al popolo ucraino. Aprite le porte a questo Cristo povero che arriva a voi dall’est! Chi ha una stanza la metta a disposizione di uomini, donne e bambini. Se potete, non permettete che le famiglie siano separate.

Sul nostro territorio, poi, sono già presenti tanti ucraini ed ucraine, uomini e donne spesso impegnati nell’assistenza dei nostri bambini, dei nostri anziani e dei nostri ammalati. Siate buoni con loro! Abbiatene cura, soprattutto in questo tempo. La guerra vi è più vicina di quanto non crediate e la possibilità di cura più a portata di mano di quanto non possiate immaginare. E con loro, curatevi che tutti i lavoratori siano trattati con dignità, che non vi siano trattamenti discriminatori a discapito dello straniero che vive tra noi.

Pace all’Ucraina e al mondo intero, pace tra di voi, pace al povero e allo straniero!

Pace a voi, operatori di pace!

E tu, Signore sorprendici con un anticipo di Pasqua! Noi, da parte nostra, ti promettiamo una gioia mai vista prima. Gioiremo più delle donne al ritorno dal sepolcro, più dei discepoli sulla via di Emmaus, più di Pietro a Tiberiade.

Risorgi, risorgi adesso!”

+ Don Mimmo Battaglia

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