“Quanto è difficile riempire questa pagina bianca, scrivere parole per questa Pasqua che si avvicina, sentire il dovere, umano e cristiano, di parlare di Resurrezione e Speranza. Non ho mai trovato così tanta difficoltà come in questo momento. Deserto. Buio, angoscia e rabbia, tanta, troppa rabbia. L’unica cosa che riesco a fare è pregare il Dio della vita, perché questa morte non abbia l’ultima parola anche nel mio cuore e nella mia mente. Anche per questa Pasqua il grido di pace che porto nel cuore insieme a tutti voi parrebbe non essere giunto agli orecchi del Signore.
Mi si permetta uno sfogo, una preghiera, gonfia di lacrime e paure. Permettimi, Signore Gesù, di versartele addosso queste mie lacrime, di farti arrivare le mie urla. Quante volte l’ho ripetuto in preghiera: “Venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra…”. Ma non lo vedo il tuo Regno, non vedo segni della tua volontà qui in terra… non vedo umili innalzati e potenti scagliati giù dai troni, anzi, al contrario, gli umili a migliaia diventano sgabello e materiale di scarto per costruire troni sempre più imponenti ai pochi poteri violenti e spregiudicati.
Il potere, già, che sembra sempre più invincibile, sfuggente, irraggiungibile. Il potere che risponde con l’indifferenza ad ogni timida reazione degli umili. Il potere che ti ha sostituito come unico dio di questo tempo.
Non abbiamo altro Dio all’infuori di te? Non è così. Questo nostro dio spaventoso ha molte facce e poche mani, occupa tutto il nostro spazio, si nutre del nostro presente divorando il nostro futuro. A questo idolo, sacrifichiamo i nostri doni più grandi, il tuo creato, la nostra Umanità.
Per questo, come tua comunità, come Chiesa, ti chiediamo il dono del coraggio, per non schierarci dalla parte sbagliata della storia, difendendo, occultando, proteggendo. Il coraggio di chi come te si dona fino alla fine, consapevole che, come diceva Paolo Borsellino “chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Per questo ti chiediamo di superare false prudenze e di avere il coraggio della profezia, anche quando si tratta di accusare i potenti, chi si dichiara tuo figlio e invece intesse la vita di doppi giochi, di mille dichiarazioni di legalità e pochi fatti capaci di costruire giustizia e pace.
Spesso sacrificando ogni etica sull’altare dell’interesse.
Dio o mammona? Perché mai dovremmo scegliere? E ancora quanto spesso bestemmiamo, oltraggiando il tuo nome più bello, quello di Amore, svendendolo come merce di scambio per soddisfare i nostri egoismi, quante volte lo utilizziamo per entrare nel nuovo regno, quello del mercato, utilizzando parole e valori sacri per vendere e comprare.
E uccidiamo. Senza rimorsi e senza pensarci due volte. Uccidiamo con guerre umanitarie fingendoci idealisti, con i valori in una mano e il denaro nell’altra.
Uccidiamo con il lavoro.
Uccidiamo con le leggi di una globalizzazione violenta dei mercati, nelle officine della Cina e nei campi di caffè in Africa, nelle piantagioni di frutta dell’America Latina e nei campi di pomodori del nostro Sud Italia, nel cuore della nostra Europa e tra le strade dei nostri quartieri, tra i vicoli bui della nostra città, dove non arriva il sole e il buio della marginalità sociale regna.
Uccidiamo con la fame, con la speranza di sopravvivere, uccidiamo nei barconi del Mediterraneo.
Uccidiamo inventando nuovi veleni che possano occultare la nostra coscienza, zittire la tua parola in noi, con le droghe e i farmaci per ogni malessere. Uccidiamo cercando energie di morte, utili ai ricchi, piuttosto che utilizzare i tuoi doni, la tua natura.
Uccidiamo con la guerra. Sporcando di sangue i campi di grano dell’Ucraina e i vestiti stracciati di centinaia di bambini di Gaza.
Uccidiamo con il terrorismo. Trasformando in tombe collettive i luoghi della cultura e dell’arte, i tempi della gioia e della festa.
Hai detto: Non rubare. E come dovremmo chiamarlo quello che osserviamo ogni giorno, quello che serviamo? Qui è tutto un rubare o essere derubati. Abbiamo tolto terra, pane e lavoro o ce li siamo lasciati togliere. Abbiamo rubato dignità e diritti o ce li siamo fatti rubare, e senza nemmeno sporgere denuncia. Abbiamo impoverito la maggior parte del mondo per poterci permettere il lusso del nostro consumismo, nascondendo la refurtiva nelle nostre banche, nelle nostre case protette, nella nostra Sicurezza nazionale a prova di ladro e governata spesso da un mercato senza volto, il cui furto di giustizia è legalizzato dal nostro silenzio. Abbiamo criminalizzato i poveri che urlavano contro quest’ingiustizia, abbiamo deciso che è di loro che dobbiamo avere paura, dei derubati piuttosto che dei ladri.
E ancora, non dovremmo testimoniare il falso. Ma, in questo sistema assurdo, il falso sembrerebbe esser diventato il vero. I potenti della Terra si proteggono a vicenda, garantendosi l’un l’altro e spergiurando sulla loro innocenza, mentre milioni di innocenti chiedono semplicemente pane, non avendo più la forza di chiedere giustizia. Gli abbiamo tolto pure quella. Il potere sembrerebbe reggere sulla menzogna, su menzogne ripetute ed osannate come la più grande verità. Altro che Resurrezione, siamo tutti nell’orto degli ulivi.
Era questo quello che vedevi mentre il sangue grondava dalla tua fronte? Era questo che ti ha fatto dire “allontana da me questo calice”? Era la stessa rabbia, la stessa paura, la stessa tortura?
Eppure, ti sei alzato e sei salito su quel Calvario… ti seguono in tanti oggi. Ma di innocenti ci sono solo i bambini, anche loro in tanti, a milioni, sullo stesso Calvario.
Cos’è che ti ha fatto accettare quel calice?
Cos’hai visto che a noi è oscuro, quale Speranza, quale futuro, quale vittoria?
Nel tuo sogno devi aver visto una nuova umanità, un uomo nuovo con il tuo volto sul volto di ognuno.
Forse l’umanità che sale verso il Calvario, mano nella mano; forse è questa la visione che ti ha dato la forza. Non un aldilà ma una terra pacificata e solidale. La ricongiunzione degli uomini che, tutti insieme, diventano immagine di Dio. Ecco la Speranza possibile, la Pasqua, il passaggio dalla morte alla Vita. Ecco come le lacrime e il sangue possono trasformarsi e trasfigurarsi in lacrime di purificazione e compassione. Si, compassione!
È questa la Pasqua che aspettiamo: la risurrezione di questo quartiere, di questa città, del nostro Paese, dell’umanità intera. Tu sei davvero risorto. Questa è stata la risposta di Dio alle violenze e alla sopraffazione e all’ingiustizia. Alla menzogna! È questo che ancora mi dà la forza di camminare, di esserci, di continuare a pregare: mi fido di te, per quello che Tu hai potuto vedere.
E riscriveremo insieme un decalogo pasquale, che non metta in evidenza le nostre infinite morti, ma la tua sola, unica e definitiva Risurrezione.
Non avremo altro Dio se non un Dio risorto.
Il tuo solo nome che santificheremo sarà “Risurrezione e Vita”.
Ogni festa che onoreremo sarà la tua Risurrezione Gloriosa.
Cesseremo di essere operatori di morte. Celebreremo la vita.
La nostra mano si trasformerà in dono per il derubato.
La nostra lingua diverrà verità per l’oppresso.
Non desidereremo ciò che appartiene agli altri, ma che gli altri abbiano ciò che è necessario per uscire dai loro sepolcri.
Scriveremo un decalogo pasquale, che si ridurrà ad un unico e sostanziale precetto: risorgere con Te, fratello Gesù, primizia di questa primavera.
Sia la nostra gioia animata da una speranza incontenibile e folle, che veda in Te, il condannato risorto, la Risurrezione dei condannati della storia.
Loro con te e io, un povero vescovo con loro.
Sorelle e Fratelli miei, non sia triste il vostro cuore!
Rimbocchiamoci le maniche per far risorgere questa umanità crocifissa.
Lui ci ha indicato la strada. E, vivente, ci apre il cammino.”
† don Mimmo