Ancora un agente di polizia penitenziaria suicida, è il settimo dall’inizio dell’anno.

Agenti della polizia e della polizia penitenziaria all'esterno del carcere di Poggioreale dove è in corso una rivolta a Napoli 16 Giugno 2019. ANSA/CESARE ABBATE/
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Di fronte all’ennesimo suicidio di un agente di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere della Dozza di Bologna, il settimo dall’inizio dell’anno, al dolore e alla rabbia di tutti i colleghi vogliamo far seguire azioni di protesta. Abbiamo deciso di lanciare una mobilitazione che coinvolgerà nei mesi di luglio ed agosto, il tradizionale periodo di ferie degli italiani, ma non per noi, gran parte degli istituti di pena cominciando da Foggia lunedì 15 c.m. e proseguendo da Poggioreale-Napoli, “simbolo” della drammaticità del sistema carcerario italiano, dove saremo il giorno mercoledì 17 c.m..

Lo riferisce Aldo Di Giacomo, Segretario Generale del Sindacato Polizia Penitenziaria  “S.PP”, sottolineando che “a differenza dell’Amministrazione Penitenziaria che ha organizzato a Roma la mega festa in occasione dell’annuale del Corpo e di altri sindacati che, dopo aver condiviso lo spirito della festa, al massimo si limitano a comunicati di circostanza, il sindacato S.PP. vuole essere vicino al personale di polizia penitenziaria ed alzare la voce per la sua tutela.

Il carcere è diventato nel nostro Paese uno dei luoghi di lavoro più insicuri, non passa giorno senza la notizia di violente aggressioni perpetrate in danno di poliziotti penitenziari ormai vittime sacrificali di un sistema alla deriva che non riesce a garantire più alcuna sicurezza e che in alcuni casi, spinge i propri uomini, esasperarti, al compimento di gesti estremi, come quello del suicidio. Negli ultimi giorni un detenuto maliano ha colpito un agente penitenziario con un pugno alla tempia, durante il trasferimento da un ambiente all’altro del carcere di Foggia; due agenti che lavorano al carcere della Rocca di Forlì sono stati aggrediti mercoledì da un detenuto. Non vogliamo più assistere impotenti a suicidi, aggressioni, risse.

Per questo dopo la lettera inviata al Presidente della Repubblica Mattarella per un suo autorevole intervento ci siamo rivolti a Papa Francesco per la situazione drammatica che vive il sistema carcerario italiano. Gli agenti di Polizia Penitenziaria, riprendendo il bellissimo richiamo del Papa agli immigrati, sono ultimi tra gli ultimi, e quotidianamente impegnati a salvare la vita di detenuti che, sempre più frequentemente, si suicidano o tentano il suicidio nelle celle. Facciamo di tutto, con gli scarsissimi mezzi a disposizione, per alleviare le condizioni disumane di detenzione, come riconosce la Commissione di Giustizia de L’ Aja che ha condannato lo Stato Italiano,  e soprattutto ci prodighiamo per prevenire tensioni, risse e aggressioni.

Una situazione esplosiva che l’afa degli ultimi giorni sta aggravando e che abbiamo continuamente segnalato all’Amministrazione Penitenziaria e agli uffici del Ministero della Giustizia senza però ricevere alcuna risposta. Adesso basta – conclude Di Giacomo – noi faremo sentire la voce delle vittime del sistema carcerario che sono principalmente agenti di Polizia Penitenziaria, personale tutto e detenuti che invece di rieducazione trovano sofferenza”

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