Domenica 7 dicembre presso la Cappella del Real Monte Manso di Scala in via Nilo, si presenta il libro di Franco D’Angelo Assonanze metropolitane.
Intervengono: Alessandro Buccino Grimaldi, Governatore Decano della Fondazione “Real Monte Manso di Scala”. Interventi di: Federico Libertino, Maurizio Mascoli, Espedito Pistone, Giovanni Block, Pietro Graus, Francesco Lettieri. Modera Basilio Puoti. Letture di Eva Chiorazzo
Intense e vere come poche nel libro Assonanze metropolitane di Francesco D’Angelo. “Metropolitane” perché sono frutto della esperienza del vissuto, attaccate a quell’asfalto di città che è stato spesso il compagno di vita, su cui Francesco, Franco per chi lo ha conosciuto, ha combattuto moltissime battaglie, di vita e di lavoro. D’Angelo aggiunge alla sua troppo breve produzione letteraria una raccolta di liriche che si erge alta, visibile già da lontano, come una palma, una fonte di acqua fresca in un deserto.
Leggere queste poesie è fare appieno l’esperienza dell’uomo Francesco. Provato, ma mai piegato da una lunga malattia, forse proprio partendo dall’esperienza con il male è riuscito a trovare la forza per andare nella profondità, nell’essenza delle cose. Dando alla luce rime immortali, come “Di più”: Durerò più della mia candela, ho la luna dalla mia parte. La luce, l’ombra, le ombre illuminate da una luna che domina il mondo dall’alto sono alcuni dei temi cari a D’Angelo. Il quale, come un nume tutelare, custodisce delle verità. Su tutto e tutti, sempre, in varie apparizioni, sotto varie spoglie, forme, manifestazioni, la sua musa, la sua guida. Quella Alda Merini, poetessa del dolore, dell’amore, della povertà – e delle sigarette – che gli è stata e gli sarà sempre tanto cara. Il linguaggio di Franco D’Angelo può sembrare talvolta anche troppo crudo, poco lirico. E’ solo perché anche la parola si conforma al significato. E’ spogliata di tutto, come davanti agli eventi più importanti. La parola è nuda, come siamo noi davanti al momento estremo. Franco ha lasciato in questo libro una verità, quella di un uomo che l’ha inseguita tutta la vita, cercando, sempre, di lasciare una traccia di verità, di solidarietà, di estremo rispetto per tutto. Però tra le cose di Franco, c’erano anche molti momenti divertenti, sorridenti. Per esempio in Zizze napoletane il poeta descrive una scena tipicamente napoletana, dove la colonna sonora è una ballata blues. E forse parlando di un bambino e di una madre scrive “lo dondola schiacciato da zizze prosperose/e abbracci carnali/tenaglie che tolgono il fiato/non si piange più”. Ricordando la leggerezza di Franco, anche qui viene da chiedersi se quello a cui si è tolto il fiato, non sia, oltre il presunto bambino, anche il poeta, estasiato, davanti a tanta “prosperità”.