Il Consiglio di Stato con una nuova sentenza rimette di fatto di nuovo in discussione la scelta italiana di affidare anche a direttori stranieri la guida dei musei pubblici e il ministro della cultura Franceschini, che della rivoluzione dei musei ha fatto il fiore all’occhiello del suo mandato, sbotta: “In Italia è davvero difficile fare le riforme”.
La decisione, presa dalla sesta sezione del Consiglio di Stato, riguarda un ricorso presentato nei mesi scorsi. Nella loro argomentazione, secondo quanto si apprende, i giudici promuovono la procedura scelta dal Mibact per la valutazione a concorso dei direttori dei musei pubblici dotati di autonomia gestionale e amministrativa, ma rimettono la decisione sull’apertura agli stranieri all’adunanza plenaria. “Dopo 16 decisioni del Tar e 6 del Consiglio di Stato – si infuria il ministro – quest’ultimo cambia linea e rimette la decisione sui direttori stranieri dei musei all’adunanza plenaria. Cosa penseranno nel mondo?”
Dario Franceschini, ministro della Cultura, ha commentato così la decisione sul suo profilo Facebook: «Sono stati presentati decine di ricorsi, ci sono state 16 decisioni del Tar Lazio, 6 del Consiglio di Stato, l’ultima delle quali a favore della possibilità di nominare direttori stranieri. Ora invece lo stesso Consiglio di Stato cambia posizione e rimette la decisione che riguarda la nomina di Peter Assman, direttore del Palazzo Ducale di Mantova, all’Adunanza plenaria. Si ricomincia. E ci vorranno mesi per una decisione».
“La decisione odierna del Consiglio del Stato è l’ennesima dimostrazione che la burocrazia in Italia mette in ginocchio il Paese, crea una grande incertezza per le competenze venute dall’estero, dopo aver lasciato solide e prestigiose posizioni professionali per candidarsi alla guida dei musei italiani. Tutto questo è gravissimo e nuoce moltissimo all’Italia e agli italiani” ha affermato il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger commentando la decisione odierna del Consiglio di Stato.
“I successi della riforma Franceschini sono sotto gli occhi di tutti – ha continuato Bellenger – e non solo in termini numerici, come aumento dei visitatori, ma anche in termini di visibilità: i musei, le loro preziose collezioni, le mostre e le altre attività sono tornati nella coscienza e nel dibattito pubblico dopo molti anni”.
“Noi continuiamo a lavorare sereni agli importanti progetti pluriennali sul museo e sul bosco – conclude Bellenger – perché una seria politica culturale non si improvvisa, ma si programma almeno per il quinquiennio successivo”.