Bimbo, padre e madre caduti nel cratere della Solfatara, morti tutti e tre.

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Tre persone sono morte all’interno del cratere della Solfatara di Pozzuoli (Napoli). Le vittime sono di Torino e appartengono alla stessa famiglia: padre di 45 anni, madre di 42 e un figlio di 11 anni, mentre un altro bambino di 7 anni si è salvato.

I tre sarebbero caduti nel fango bollente, in una voragine profonda tre metri, che si è aperta mentre padre e madre stavano inseguendo il figlio di 11 anni: questa la prima ricostruzione della tragedia – secondo quanto si apprende dalla Protezione Civile campana. Il ragazzino avrebbe superato la cordicella che delimita la zona visitabile penetrando nell’area interdetta alle visite. Ad estrarre i corpi delle tre vittime sono stati i vigili del fuoco. Sul posto sta andando il magistrato di turno.

Il bambino avrebbe oltrepassato il limite consentito del cratere finendo in una zona di ‘sabbie mobili’, terreno friabile da dove provengono forti esalazioni di gas e perdendo i sensi. Il padre, nel tentativo di tirarlo su è stato risucchiato e, a sua volta, la madre ha cercato di aiutare il marito: entrambi sono stati sopraffatti dalle esalazioni.

I tre turisti morti all’interno della Solfatara di Pozzuoli (Napoli) abitavano a Meolo, nel veneziano. Si tratta di Tiziana Zaramella, 42 anni, originaria del torinese, del marito Massimiliano Carrer, 45 anni, e del loro figlio Lorenzo, 11 anni. La donna lavorava per la Triveneta Sicurezza all’interno dell’aeroporto Marco Polo di Tessera. La notizia della morte dei tre è stata data al sindaco di Meolo, Loretta Aliprandi, dal comandante della locale stazione Carabinieri. “Conosco la madre di Tiziana – racconta il primo cittadino – è una famiglia normalissima, delle brave persone.
Purtroppo questa disgrazia si aggiunge ad una situazione già sfortunata vissuta dalla mamma di Tiziana”. Il sindaco conferma che l’amministrazione municipale “si sta attivando per supportare la famiglia”, anche in considerazione della presenza del figlio superstite.

“Sono qui da quarant’anni e un incidente del genere non è mai accaduto”. A parlare è Armando Guerriero, titolare dell’omonimo bar che dal 1931 sorge a poca distanza dall’ingresso della Solfatara. Guerriero riferisce che poco dopo la tragedia il piccolo, l’unico sopravvissuto della famiglia, è stato portato all’interno del suo bar. “Abbiamo cercato di tranquillizzarlo, ovviamente era molto scosso”, aggiunge Guerriero. “Di continuo ci ha chiesto dei suoi familiari”, prosegue il titolare del bar. (ANSA)

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