A Napoli, la questione dei fuochi d’artificio illegali, soprattutto durante i festeggiamenti di Capodanno, è un problema ricorrente e pericoloso.
Recentemente, i carabinieri di Pozzuoli hanno scoperto una partita di esplosivi soprannominati le “bombe Sinner”, riuscendo a intercettare la loro distribuzione e a sequestrarli prima che venissero venduti. Questi ordigni, anche se riassumono l’aspetto di cipolle, sono spesso denominati con nomi di personaggi famosi o evocativi di eventi sportivi, come omaggio o ironia verso figure di successo nell’ambito delle competizioni sportive.
Durante un’operazione condotta in un appartamento situato nell’area Flegrea, un giovane di 24 anni, fino a quel momento incensurato, è stato trovato in possesso di un ingente numero di esplosivi illegali.
In particolare, sono stati scoperti 486 ordigni, che insieme raggiungevano un peso totale di circa 50 chili.
Tra questi, le cosiddette “cipolle”, una varietà di fuochi pirotecnici notoriamente pericolosi, erano state ribattezzate come “bombe Sinner” da alcuni, in riferimento a un noto sportivo. Questo giovane è stato arrestato e dovrà rispondere dell’accusa di detenzione illegale di materiale esplodente. Negli anni passati, altre tipologie di questi fuochi illegali erano state denominate in modo simile, a tema calcistico, con nomi come “bomba scudetto”, “Kvara” o “georgiana”, e naturalmente, il leggendario “pallone di Maradona”.
Questi eventi mettono in luce quanto il commercio illegale di esplosivi stia diventando sofisticato nel suo utilizzo di riferimenti culturali e sportivi per alimentare la domanda. Questi fuochi contengono polveri estremamente pericolose, il che è stato tragicamente dimostrato dalla recente esplosione di una fabbrica abusiva a Ercolano, che ha provocato la morte di tre giovani operai che lavoravano senza contratto regolare.
I carabinieri, insieme al supporto degli artificieri esperti, si sono mossi rapidamente per sequestrare questi materiali pericolosi. Gli esplosivi illegali si trovano spesso in ambienti in cui la polvere da sparo è abbondante, e basta una minima scintilla, persino quella provocata dal surriscaldamento di un cellulare, per innescare una deflagrazione.
Queste “bombe” venivano conservate in ambienti esposti alle intemperie, il che aumenta il rischio di innesco, poiché l’umidità può renderle ancora più instabili e pericolose. L’operazione dei carabinieri ha quindi contribuito a prevenire potenziali disastri, assicurando che tali ordigni non venissero utilizzati durante le celebrazioni e promuovendo la sicurezza pubblica.