Camorra, Melillo: rappresentazione banalizzata, non è infiltrazione ma convivenza strutturale.

Giovanni Melillo, capo della Procura della Repubblica di Napoli, alla cerimonia di consegna del tesserino da giornalista professionista a Giancarlo Siani, cronista del quotidiano Il Mattino, ucciso dalla camorra 35 anni fa. 23 settembre 2020 ANSA / CIRO FUSCO
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Spesso dei fenomeni criminali di grande rilievo e complessità è fornita una rappresentazione banalizzante e fuorviante. Una banalizzazione che riduce la questione criminale a una questione di ordine e sicurezza pubblica relegandola negli angusti confini della repressione, deresponsabilizzando il complesso delle politiche pubbliche che invece sono chiamate a fare da argine”.

E’ la denuncia del procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, intervenuto al convegno ‘La città e la camorra – Napoli e la questione criminalità’ all’Università Federico II.

Secondo Melillo utilizzare la dicitura ‘infiltrazione mafiosa’ è ”fuorviante perché non siamo in presenza di un’emergenza ma di connotazioni strutturali economiche e sociali di questa città, della regione e di larga parte del territorio nazionale. La camorra – ha aggiunto – agisce come formidabile settore di alimentazione finanziaria e di mediazione dell’ordinario sistema d’impresa”.

Cresce la consapevolezza che errori compiuti in questa fase condizioneranno il futuro della città e del Paese e daranno spazio a trasformazioni criminali non dissimili per rilevanza e pericolosità a quelli originati nell’intera gestione del post terremoto. Compiere errori – ha aggiunto – sarebbe disastroso per la sorte delle promesse costituzionali di eguaglianza e progresso e per i destini europei”.

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