L’Italia è al top nella classifica delle Nazioni mondiali con più siti Unesco e la regione Campania detiene il record di riconoscimenti. L’11 dicembre scorso, il Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, riunitosi in Colombia a Bogotà, ha approvato all’unanimità l’iscrizione della pratica della transumanza dell’Alta Irpinia nella lista dei Patrimoni Culturali dell’Umanità dell’Unesco.
La transumanza diviene il 10° riconoscimento culturale per importanza e porta così la Campania a detenere il record tra le regioni italiane dei siti e degli elementi iscritti nelle liste dei Patrimoni culturali materiali ed immateriali dell’Unesco. Si tratta di un’antica pratica pastorizia che consiste nella migrazione stagionale del bestiame lungo le rotte migratorie nel Mediterraneo e nelle Alpi. Tale tradizione affonda le sue radici nella preistoria e si sviluppa in Italia anche tramite le vie erbose dei “tratturi” che testimoniano, oggi come ieri, un rapporto equilibrato tra uomo e natura.
“Il primo riconoscimento Unesco della Campania è avvenuto nel 1995 quando il centro storico di Napoli è stato ritenuto il più grande d’Europa, con 17kmq, ovvero il 14,5% dell’intera superficie urbana – spiega il docente di scienze umane e filosofo, Marco Eramo -. ‘Spaccanapoli’ divide nettamente la città in due parti ed il centro storico di Napoli sorgeva da piazza S. Domenico Maggiore e proseguiva fino a via Duomo. In epoca romana, il tratto di collegamento si ‘allungò’ ed ha iniziato cosi ad inglobare anche piazza del Gesù nuovo. Obelischi, chiese, chiostri, decumani sono l’espressione più affascinante della Napoli antica-rinascimentale racchiusa in 27 secoli di storia.
Sull’antico Isolotto di Megaride, invece, sorge imponente il Castel dell’Ovo, un’altro sito di interesse storico – racconta -. Una delle più fantasiose leggende napoletane farebbe risalire il suo nome all’uovo che Virgilio avrebbe nascosto all’interno di una gabbia nei sotterranei del Castello. Da quel momento il destino del Castello è stato legato a questa storia. Da Neapolis la storia ci porta, sulle orme dei greci, ad apprezzare e ad ammirare Paestum, con il suo grande parco archeologico che richiama turisti da tutto il mondo. Al suo interno è custodito uno dei templi più conservati di tutta la Magna Grecia, ovvero il tempio di Nettuno che con le sue imponenti colonne sembra sfidare il tempo.
Dai greci ai romani è, poi, il Vesuvio a prendere la scena quando, nel 79 d.C., in una delle sue possenti eruzioni, cristallizzò per sempre la vita quotidiana degli antichi romani. La grande città commerciale di Pompei, le domus ed il foro, uno degli anfiteatri più antichi al mondo che riusciva a contenere fino a 20.000 persone, sono i punti di maggior interesse turistico degli attuali scavi. I resti della città di Ercolano, che secondo la leggenda, fu fondata da Ercole, gli affreschi di Torre Annunziata, e la villa di Poppea, seconda moglie di Nerone, costituiscono i resti materiali immortali dell’antica civiltà romana. Greci, etruschi, romani: uomini e civiltà che hanno reso grande la Campania prima dei Longobardi. E fu proprio un longobardo, il duca Arechi II, a fondare nel 760 la Chiesa di S. Sofia a Benevento, ritenuta anch’essa patrimonio mondiale dell’umanità. L’estrema propagine meridionale del popolo venuto dal nord che, in ottemperanza a quanto stabilito con il ducato di Spoleto, istituì quella che poi fu chiamata la ‘langobardia minor’. Ovunque ci voltiamo – afferma con orgoglio Eramo –, in Campania troviamo tracce di sanniti, greci, romani, longobardi e normanni che, nel loro passaggio, hanno lasciato all’umanità dei capolavori artistici che sfidano i tempi”.
Campania che è stata volto del Regno di Napoli, che poi divenne Regno delle due Sicilie: “I loro governanti reso al mondo opere che potrebbero essere incluse tra le 7 meraviglie del mondo. Che dire a tal proposito sul ponte della Valle di Maddaloni? E’ un’opera di ingegneria idraulica spettacolare realizzata per alimentare i giardini della Reggia Borbonica di Caserta, considerata come la Versailles d’Italia. Un’opera capolavoro di Luigi Vanvitelli, voluta da Carlo di Borbone, che è la più grande residenza reale al mondo per volume: 1200 stanze, 1742 finestre ed ha un’area verde con giardini e fontane che comprendono 123 ettari di terreno. Ma la Campania è molto altro ancora: è una realtà industriale fondata sui principi di eguaglianza sociale ed economica. Fu questo il grande sogno di Ferdinando IV ed è ciò che notiamo nel real sito di San Leucio, meglio conosciuto come il borgo della seta. Regnanti, illuminati, mecenati, signori ed amanti dell’arte hanno reso la Campania un museo a cielo aperto.Impossibile non menzionare Tommaso II Sanseverino, comunemente noto per essere stato il fondatore della certosa di San Lorenzo a Padula, la più grande con i suoi 52.000mq ed un chiostro composto da 84 pilastri circondati dalle celle di clausura dei monaci. All’interno dell’edificio, uno scalone Vanvitelliano e risulta a tutt’oggi uno dei siti più visitati d’Italia. Sono fiero di essere italiano – conclude -, ma ancor più orgoglioso di essere nato campano”.