In merito all’articolo dal titolo “Pescatori sequestrati, la notte dei misteri. La Marina era vicina ma li abbandonò”, pubblicato oggi su La Repubblica, la Marina Militare precisa che la dinamica degli eventi riportata da presunte “fonti informate dei fatti” non corrisponde alla realtà.
La notte tra l’1 e il 2 settembre, l’unità navale della Marina Militare impegnata in quel momento nell’operazione Mare Sicuro non ha mai avuto alcun contatto diretto con i pescatori. La Marina ha solo successivamente appreso di quanto stava accadendo dal Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo della Guardia Costiera italiana (IMRCC – Roma).
Al momento dell’acquisizione dell’informazione di allarme il personale libico era già a bordo del motopesca, mentre la nave operava ad oltre 115 miglia nautiche di distanza (tra le 5 e le 6 ore di navigazione).
Le possibilità di intervento della nave, anche attraverso l’eventuale impiego del solo elicottero, sono pertanto state precluse sia dalla distanze in gioco, sia dalla dinamica dell’evento. Inoltre, in tali circostanze, con il personale militare libico già a bordo, l’eventuale arrivo dell’elicottero sul luogo dell’evento avrebbe innescato un processo escalatorio, innalzando la tensione e mettendo a rischio la stessa sicurezza dei pescatori italiani.
La sicurezza dei pescatori coinvolti rimane una priorità assoluta e di riferimento per qualsiasi tipo di intervento in mare.
La Marina interviene sempre a supporto dei pescatori, come già accaduto più volte in passato, tenendo in assoluta e necessaria considerazione sia la sicurezza delle persone sia le condizioni e l’effettivo sviluppo dell’evento. A conferma di ciò, basti ricordare a titolo di esempio, quanto occorso nel luglio e nel settembre dello scorso anno, quando navi della Marina sono intervenute efficacemente per evitare il sequestro di motopesca nazionali a largo di Misurata e Bengasi.