Racchiuso in un unico atto ma essenziale per esprimere al meglio la visione dicotomica dell’essere e dell’apparire, il Catalogo, ottimo lavoro teatrale della drammaturga e regista Angela Di Maso , in scena a Galleria Toledo fino a domenica 27 ottobre, riconduce ad una cruda prospettiva metafisica della condizione umana.
I protagonisti sono soltanto tre, i coniugi Portman e il cinico Signor Law. Un numero, che in termini esoterici dovrebbe rappresentare la perfezione, dove la punta della triade starebbe a simboleggiare l’armonia, la mediazione. Ed è proprio in questo dialogato triangolo che, invece, emerge la drammatica imperfezione umana. Un gioco sottile tra speranze disilluse e schiette realtà.
Elemento apparente della storia è la sterilità fisica, i Portman non potendo procreare figli si affideranno ad un’agenzia di adozioni particolare, dove potranno scegliere su catalogo, in base a caratteristiche fisiche e intellettive, il loro bimbo ideale. Saranno accolti dal crudele Signor Law, che durante il colloquio “conoscitivo” darà vita, attraverso un procedimento sostanzialmente“maieutico” ad un vero e proprio smascheramento dell’io.
Il “venditore di bimbi” appare sin dall’inizio come personaggio meschino e senza scrupoli ma reale e trasparente nella sua spietatezza. Non indossa maschere il Signor Law. Per questo è vincente.
La dialettica efferata, il ritmo garbatamente incalzante e l’eccezionale climax costante ben manifestano l’angosciosa tensione del faccia a faccia con i coniugi Portman.
Il Signor Law, magistralmente interpretato dall’attore Massimo Finelli, risulta essere un bravo provocatore. Mortifica la coppia ma non avanza dichiarate accuse, la sua figura rappresenta la realtà che sradica quel falso perbenismo di facciata.. Un tema questo di grandissima attualità, dove in un mondo costituito da apparenze, i carnefici sovente diventano vittime e gli onesti carnefici, “colpevoli” solo perchè hanno il coraggio di mostrare la loro vera essenza senza finzioni.
Uno stato sociale pericoloso ma ben deducibile dal testo teatrale della Di Maso. Il disvelamento dei falsi valori, spesso legati ad un retaggio culturale che “ha da tramandarsi”può ricondurre alla salvezza ad una sorta di catarsi dell’anima.
Come sostiene, infatti, la regista e con ampia condivisione: “apparire sereni, sicuri mentre si sta affondando dà fastidio e basta poco pochissimo per svelare verità nascoste”. Un accorato invito, quindi, ad essere e apparire per come si è, con limiti e certezze, purchè siano reali.
La scenografia scarna che riproduce un “ufficio”in fase di trasloco acuisce la drammatica sensazione di transitorietà e disorientamento dell’io.
Il teatro della Di Maso è altamente introspettivo e raggiunge la sua massima espressione grazie alla bravura dei tre attori protagonisti, Massimo Finelli, Patrizia Eger e Giuseppe Cerrone.
Corinne Bove