Una cena da Mimì alla Ferrovia per celebrare il grande Totò.

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Una piacevolissima serata, dedicata al ricordo dei 50 anni di Antonio De Curtis in arte Totò, dalla sua dipartita, è stata organizzata dalla famiglia Giugliano, che unitamente all’ancor più storico ristorante “Mimì alla ferrovia” nato nel settembre del 1944 nel cuore della Napoli storica, gestisce anche il panoramicissimo e molto noto nel mondo “D’Angelo Santa Caterina” sede anch’esso della più autentica e verace ristorazione partenopea. Questo ricordo del “Principe della risata” è stato uno dei vari momenti che verranno dedicati, nel corso di questo 2017 a Totò e segna i 50 anni di mancanza della persona fisica dell’indimenticabile Uomo. Questo tempo, certamente non scalfisce minimamente il ricordo di un così grande personaggio che ha dato lustro a Napoli ed all’Italia nel mondo, tanto da farlo onorare, il prossimo 5 aprile all’Università Federico II di Napoli, con il conferimento della “Laurea Honoris causa alla memoria in Discipline dello Spettacolo”.

Quel che lega l’iniziativa della famiglia Giugliano, non casuale, ma fortemente significativa anche per il titolo dato a questa serata che ha visto partecipi un gran numero di personaggi dello spettacolo, alcuni dei quali hanno vissuto qualche anno di vita anche ricevendo gli insegnamenti artistici di questo eccezionale personaggio, ha però un movente di grande spessore. Infatti, la serata gastronomica “miseria&Nobiltà – cinquant’anni senza e con Totò” trae origine dal voler ricordare un episodio accaduto a Totò che diede luogo alla nascita del film che porta come titolo la prima parte di quanto appariva sugli inviti di questo incontro conviviale degli amici del Principe della risata. Quello che potremmo definire l’”esipodio” accaduto al grande artista della cultura teatrale è stato raccontato da Ida Giugliano, figlia di Michele, e nipote del creatore di Mimì alla ferrovia Emilio Giugliano, il cosiddetto Mimì, e dalla moglie Ida, che all’epoca era solito far servire a Totò che recitava nel vicino teatro “Orfeo” l’avanspettacolo, direttamente nel suo camerino, un fugace pranzo. Una volta, però, accadde che vennero portati degli spaghetti fumanti, deliziosi a cominciare dai profumi, quelli che ancor oggi possono essere gustati conservando le stesse caratteristiche nei due ristoranti grazie all’arte degli chef che questi vantano e che conservano le tradizioni, ma arrivarono a Totò senza posate e fu proprio la disinvoltura risolutiva che appartiene al popolo napoletano e quindi ad un grandissimo come è sempre stato il Principe De Curtis, che senza perdersi d’animo, per non scontentare il bambino che li aveva portati, li mangiò prendendoli con le mani, a determinarne la scelta per la notissima scena del suo film “Miseria & Nobiltà”. Il Principe all’uopo soggiunse: “Guagliò, mi hai dato proprio l’ispirazione per il mio prossimo film”. Questo era l’uomo di origini principesche, ma che calava la sua nobiltà nell’amore per la sua Napoli e nei costumi che questo popolo vive, a volte perché nel suo DNA ed a volte perchè costretto a semplificazioni e risoluzioni di vita che diversamente potrebbero rappresentare problematiche, per lo più non o poco risolvibili, basta ricordare il mondo di contrasti che anima la vita di Totò, e come emblema la sua ”A Livella”. Il menù della serata, nel rispetto del tema, ha previsto una scelta gastronomica con piatti del popolo e piatti più nobili con un filo conduttore della tradizione napoletana a tavola, cosa molto amata da Totò che usava essere, per passione, anche personalmente protagonista dei fornelli. Questa serata celebrativa è stata anche il “La” al percorso enogastronomico iniziato, da questi ristoranti ideatori dell’evento Totò, con i loro chef, unitamente ad altri per rendere vivi i due contrasti: la miseria e la nobiltà che conducono alla stessa via dell’eccellenza. A coniugare l’arte della cinematografia vera, pura e sincera con la gastronomia che vive i tre stessi attributi qualificativi, in questa serata vissuta in uno bei più caratteristici ristoranti napoletani noto nel mondo per la sua idilliaca ed impareggiabile visione del golfo di Napoli, oltre che per la cucina, sono intervenuti cinque chef che hanno riproposto i valori culinari anzi detti. Questi

Chef che hanno unito “miseria” e “Nobiltà”,  il tutto con la “&” nel rispetto delle più antiche tradizioni, con qualche piccolo tocco innovativo, quel quanto basta per rendere un piatto più originale ed attuale ai nostri giorni, senza stravolgerlo, corrispondono ai nomi di Giovanni Morra chef della struttura ospitante l’evento, Salvatore Giugliano e Michele Succoia, chef di Mimì alla Ferrovia che insieme al D’Angelo Santa Caterina uniti in società onorano Napoli e poi Gianluca D’Agostino del ristorante “Veritas” che, con le sue creazioni, si è reso degno della stella Michelin ed infine Pietro Parisi che oserei dire, in primis, rappresenta il più vicino alle gesta di Totò. Infatti lo chef Parisi produce piatti con prodotti esclusivi della propria terra campana, con una particolare attenzione che gli ha permesso di ricevere la definizione di ‘cuoco contadino’ con il suo ristorante Era Ora, ed è costantemente protagonista di attente valutazioni della stampa di settore che lo propone e pone ai vertici delle classifiche fra i più seri e validi cuochi che realizzano i valori del territorio, senza stravolgere i piatti, ma dando a questi dei valori incommensurabili per presentazione, aspetto, sentori, profumi, qualità e permanenza dei gusti, accompagnati da digeribilità estrema di qualsiasi piatto degustato. Non a caso la trasmissione “Reporter” in onda su Rai3, lunedì 27 marzo c.a., ha elogiato Pietro Parisi, dimostrando anche la diversità di concetti della ristorazione che questo chef propone ed attraverso la quale si pone fra i migliori chef italiani che propongo una cucina non artefatta e quindi non solo bella ed attraente, magari con l’utilizzo di materie prime di produzione d’oltre Italia e molte volte senza quelle note che possano garantire un prodotto nei suoi aspetti salutaristici. Personalmente poi posso affermare, avendo avuto l’onore e la fortuna di conoscere personalmente il Grande Totò, che il Principe de Curtis, veniva spesso a cena alla Birreria “Löwenbräu”, fino agli anni 60/70 emblema dell’ottima ristorazione in piazza Municipio sotto l’hotel De Londre, e non era parco di bontà. Alcuni episodi, che mi portano a questa considerazione e ricordo, sono le laute mance che lasciava ai guardarobieri ed ancora più emblematico l’episodio o come lui diceva scherzosamente “l’esipodio” da me vissuto quando tornando a questo ristorante dopo una assenza dovuta ad impegni di lavoro a Roma, essendo abitudinario dell’usufruire dell’opera di un lustrascarpe che con il suo cassettino era sempre davanti al locale e per una lucidata di scarpe gli donava 500 Lire che all’epoca erano una somma, questi ebbe a dire: “Principe e vuie ‘mit nguaiat’ a me!” e Totò gli rispose perché? Il buon uomo soggiunse: ”pe’ due mis’ nun c’ite stato e a cinqucient’ lire nun l’aggio avuta”, senza perdersi d’animo Totò prese una bella e favolosa diecimila Lire e la donò al riverentissimo lavoratore autonomo che esplose di gioia, quella gioia che con tante azioni il Grande Totò sapeva regalare. Ho citato questi episodi anche per evidenziare la bontà che, chi conosce più attentamente lo chef Parisi, sa quanto, in questo caso, lo rendono simile al Principe de Curtis per le tante azioni si solidarietà che ha, in tante occasioni, avuto modo di attuare spontaneamente verso persone e situazioni bisognose d’ogni genere. Anche il cheese bar dell’azienda CarmaSciando, la torta della pasticceria Blue Moon e l’immancabile caffè napoletano di Kimbo insieme ai vini della Valdo serviti sui piatti degustati hanno costituito un matrimonio di elementi di gran selezione per gusti e sapori in una sala pranzo che con un meraviglioso abbraccio di bombette e rose bianche creato da We Concept Design, ha accolto gli ospiti.

Ad allietare la serata è intervenuta “A’ Pusteggia”, altra grande caratteristica della musica napoletana che mira a far conoscere e tramandare nella storia e nel mondo quelle parole veraci interpretate da Tony Graziani, accompagnate dalle note della chitarra di Ciro Martone, insieme a quelle del mandolino di Peppe Cangiano, appartenente all’anno di nascita di Totò 1898, anno che segna anche della famosa nel mondo “O sole mio”. A Pusteggia napoletana, fra l’altro ha interpretato i brani di Totò “Core analfabeta” e “Carmè Carmè” tratta da Un turco napoletano, concludendo con una bellissima interpretazione di “Serenata napulitana” ed accompagnando l’esplosione passionale canora dell’attore Giacomo Rizzo che intervenendo alla serata ha portato anche testimonianza del personale successo di carriera iniziata proprio con Totò.

Altro elemento di spiccata unione tra musica, arte, spettacolo, gastronomia ed il talentuoso popolo napoletano è stata la presenza dello sport con la partecipazione dei calciatori Vlad Chiriches e Nikola Maksimovic dell’SSC Napoli.

Hanno preso parte all’evento anche Lino D’Angiò che ha affermato:Quella di Totò è una maschera universale in cui tutti possiamo riconoscerci, questo è il senso del dialogo mai finito tra Napoli e il suo Principe. In fondo c’è un po’ di Totò in ognuno di noi!». Poi con un’improvvisazione live D’Angiò ha tirato in ballo tanti personaggi della Napoli contemporanea: da De Laurentiis a Sarri, da De Luca a Bassolino, ognuno con il suo fil rouge che lo collega a Totò. Presenti ancora Ernesto Mahieux, pluripremiato artista, che di Totò respirò la stessa aria del quartiere Sanità e che, tra i tavoli di D’Angelo, si è fatto portavoce di questa eredità recitando i versi di “’A cunzegna”: sonetto poco conosciuto del maestro De Curtis. Poi ancora presenze di spettacolo come Veronica Mazza e Nino Sodano, attori di “Un Posto al Sole”, Gennaro Iezzo ex portiere dell’SSCNapoli, Giovanni Mancini che ha vinto il secondo scudetto con Diego Armando Maradona e la Coppa Uefa, il regista televisivo Massimo Boscia con Romina Parisi conduttrice di “Tifo Azzurro” (il fortunato contenitore sportivo di tele A), Romina Sodano fiduciaria per Napoli della Fondazione Italiana Sommelier, nonché creatrice ed organizzatrice di grandi eventi ed anche giornalista di Napoli Flash. Gennaro e Roberto Manganiello, Angelo Russo, Stefano Florio, Anna Confessore, Antonio Cafiero, Renato Rocco, Gennaro Moccia, il giornalista Francesco De Luca ed altri.

L’indimenticabile kermesse dedicata al ricordo di Totò, che sotto il vigile occhio di Michele Giugliano, ha visto l’impeccabile servizio di sala diretto da Gennaro Varchetta ed Emilio Giugliano padroni di casa, si è chiusa con il tradizionale taglio della torta, a lui dedicata, ed un brindisi augurale per il sempre maggiore prestigio e notorietà che la nostra Napoli può e deve proiettare nel mondo e che da questo strategico punto partenopeo con il mare del suo golfo, ha sempre esportato oltre confini.

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