Con il convegno sulla valorizzazione del patrimonio culturale al Sud, una grande affluenza di visitatori al Salone espositivo, alla mostra Archeovirtual e agli scavi, si è conclusa questa mattina la XVII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum. “La politica faccia un passo indietro: il governo indica un bando europeo per individuare il nuovo direttore generale dell’Enit”.
E’ la proposta dell’onorevole Ignazio Abrignani, Presidente dell’Osservatorio Parlamentare per il Turismo, intervenuto alla conferenza di chiusura. Moderati dalla giornalista esperta di turismo dei beni culturali Cinzia Dal Maso, per più di due ore istituzioni, tecnici, amministratori, politici, esponenti del mondo dell’imprenditoria e della cultura si sono confrontati, nel Museo Archeologico Nazionale di Paestum sul tema:“Parola chiave: valorizzare il Patrimonio al Sud. Ora o mai più”, che riprendeva il leit motiv degli Stati generali della Cultura organizzati ad aprile a Roma da Il Sole 24 Ore, testata in collaborazione con la quale è stata organizzata la tavola rotonda.
Nel corso del suo intervento, Abrignani ha sottolineato come l’accorpamento del Turismo al ministero dei Beni e delle Attività culturali rappresenti più un problema che un’opportunità per un Paese “che è tutto un sito turistico, ma in cui manca da anni una seria politica industriale del turismo”.
Si torni, quindi, secondo Abrignani, al Ministero del Turismo, che ha annunciato un’altra, significativa, novità: “Tra le raccomandazioni che l’Osservatorio invierà al Parlamento sulla riforma del Titolo V della Costituzione, ci sarà anche la necessità di riportare la promozione turistica tra le competenze statali. Affidarla alle singole regioni – ha sottolineato il parlamentare – non è stata una buona idea, perché ha penalizzato l’insieme delle risorse che il Paese può mettere a disposizione del mercato turistico internazionale. Allo stesso modo, nel campo dei beni culturali, è stato un errore concentrare tutte le risorse sulla tutela, trascurando sia la valorizzazione che la creazione delle condizioni di contesto affinché i siti vedessero aumentata la propria attrattività. Di conseguenza, sono finiti subito i fondi per la tutela e non sono cresciute le presenze nei siti”.
Sull’idea di rendere autonomo il Turismo dai Beni culturali si è espresso favorevolmente anche Costanzo Jannotti Pecci, del Direttivo nazionale di Confindustria, già presidente nazionale di Federalberghi, secondo il quale però “la casa del Turismo non può non essere, per la strategicità del settore, il ministero dello Sviluppo Economico”. Nel giudicare “fallimentari” le politiche regionali in materia di fondi europei, “spesi poco e male”, Jannotti Pecci ha rilanciato la proposta di aprire la gestione diretta dei beni culturali (dai musei ai siti archeologici, artistici e monumentali) all’intervento diretto di imprenditori privati, “gli unici che possano garantire una governance economica dei processi di sviluppo”.
Poi, la provocazione che ha ulteriormente infiammato il dibattito: “Trovo semplicemente assurdo il no al trasferimento dei Bronzi di Riace a Milano per l’Expo 2015 pronunciato dalla commissione di esperti insediata per l’occasione: si è persa un’occasione d’oro per farli conoscere ulteriormente nel mondo”.
Il tema del fallimento delle politiche di programmazione regionale dei fondi comunitari è stato al centro anche dell’intervento del Presidente del Comitato Mezzogiorno di Viale dell’Astronomia, Alessandro Laterza. “Sulla valorizzazione dei beni culturali al Sud – ha affermato Laterza – va sottolineato come il Piano operativo interregionale 2007/2013 sia progressivamente andato incontro a un clamoroso flop: a maggio 2014 risultava impegnato solo il 40% delle risorse previste dall’Europa.A parte il Grande Progetto di Pompei, tuttora in corso, e il potenziamento della rete dei 20 Poli museali meridionali, che sconta però intollerabili lentezze, tutto il resto ha prodotto risultati assolutamente insoddisfacenti. Deve farci riflettere il fatto che, da una ricerca presentata proprio qui alla Borsa, emerga che per presenze nei siti e nei musei a fare la parte del leone siano solo la Campania e la Sicilia. I punti di maggiore debolezza del sistema sono la scarsità dei servizi offerti, l’inefficacia e la scarsezza degli strumenti di comunicazione, gli squilibri esistenti negli organici delle Soprintendenze. Sono molto deluso – ha concluso Laterza – dei risultati del Forum delle Culture di Napoli: un evento che non ha travalicato i confini della città. Evitiamo di commettere gli stessi errori a Matera, capendo bene quante e quali sono le risorse in campo, e quali attori dovranno gestirle”.
Per aiutare il settore a risollevarsi, un’idea potrebbe essere stimolare il protagonismo delle comunità locali. E’ questo il senso di un disegno di legge che il Presidente del Centro Universitario di Ravello per i Beni Culturali, Alfonso Andria, presentò quando era senatore, e che il ministro Franceschini ha recentemente ripreso: “Eleggere, oltre alla capitale europea, anche la capitale italiana della cultura. Facciamo in modo – ha affermato Andria, che da presidente della Provincia di Salerno, tenne a battesimo nel 1998 la Borsa del Turismo Archeologico – che i territori si misurino e si confrontino”.
Per il Presidente della Fondazione Paestum, nonché Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene Emanuele Greco, archeologo di fama mondiale, rispetto ai beni culturali siamo al “nomina nuda tenemus”. “Voglio dire – ha specificato – che il bene culturale non si valorizza da sé: c’è bisogno di qualcuno che lo spieghi. Invece, nei nostri musei non andiamo oltre le didascalie sotto le opere. Ben venga allora il virtuale per far avanzare la conoscenza: la valorizzazione del bene culturale si produce quando il fruitore è messo nelle condizioni di capire che cosa sta vedendo”.
Al dibattito non ha fatto mancare il proprio contributo il neo presidente della Provincia di Salerno, Giuseppe Canfora: “La politica è pesantemente chiamata in causa dalle sollecitazioni che arrivano dal mondo dell’impresa e da quello della cultura. Ritengo che siamo di fronte a un passaggio epocale: come dice il titolo di questo convegno, è il momento di decisioni forti e coraggiose, ora o mai più”. Infine, la Soprintendente a Beni archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, Adele Campanelli, ha auspicato che il progetto del ministro Franceschini di rendere autonomi tutti i maggiori attrattori veda quanto prima la luce: “Ogni anno, tra Scavi e Museo, Paestum incassa un milione di euro, che prendono la strada del Ministero. E sapete quanto torna a Paestum? Solo ventimila euro”.
“Valorizzare il Sud ora o mai più – ha detto il Direttore della Borsa Ugo Picarelli in conclusione – perché o ci si rende conto che bisogna con urgenza investire in termini economici, progettuali e di tempo, oppure abbiamo già perso il treno rispetto ad altre aree d’Italia e del mondo, che sono già avanti anni luce rispetto a noi. La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum è nata ed è cresciuta con questo obiettivo”.
Nell’ultima giornata di esposizione hanno visto un gran numero di visitatori gli stand, la mostra Archeovirtual e anche le postazioni dei gruppi delle rievocazioni storiche e i laboratori sperimentali. Per esempio l’accampamento dei falconieri dell’Associazione Alantica che ha esibito alcuni rapaci e il volo in coppia di falchi di Harris. Grande successo per il Gruppo archeologico salernitano e il gruppo di rievocazione storica Gens Langobardorum che hanno riproposto gli anni d’oro dei principi longobardi che, con il loro operato e la lungimirante politica, hanno reso Salerno “opulenta”: armi e tecniche di combattimento, reperti archeobotanici, reperti tessili, i filati e l’abbigliamento, la cosmetica femminile e le attività ludiche. Ancora tante visite all’accampamento Legio I Italica, storico e affermato gruppo di rievocatori della romanità, che hanno permesso di rivivere gli aspetti quotidiani della cultura, delle religioni, dei cibi e le antiche strategie che portarono Roma a dominare il mondo antico per centinaia e centinaia di anni. Teuta Lingones Cinghiale Bianco è un’associazione culturale che ha fatto rivivere frammenti di quotidianità del paleolitico. I laboratori di Argonauta sono basati sull’impiego dei giochi e tecniche interattive, mentre quelli di Archeologia sperimentale utilizzano gli elementi essenziali della natura per costruire un utensile in osso o in pietra, tessere con un telaio verticale in uso nel Neolitico, accendere il fuoco con le pietre focaie o con l’archetto, scheggiare la selce, lavorare la ceramica o pitturare con l’ocra. Tante visite anche per il Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, i cui operatori hanno permesso di osservare la lavorazione dell’ambra, della ceramica, dell’oro, della terracotta.
Il Premio Paestum Archeologia, assegnato ogni anno “a quanti contribuiscono, con il loro impegno nell’archeologia, al dialogo interculturale, alla cooperazione mediterranea e alla promozione del patrimonio culturale”, è stato consegnato, per il 2014, a Rai Cultura, al Dipartimento di Antichità Greche, Etrusche e Romane del Museo del Louvre e a Franck Goddio Archeologo subacqueo e Fondatore dell’Istituto Europeo di Archeologia Subacquea.