Egregio direttore,
le scriviamo in rappresentanza dei 1863 borsisti dell’ormai celebre “Concorsone” RIPAM della Regione Campania.
In questi giorni la nostra situazione è stata oggetto di un’aspra campagna stampa che ha assunto natura esclusivamente ideologica, sotto la cui pesante coltre sono del tutto scomparsi i fatti. Sui principali organi di informazione è stata diffusa la notizia che i “giovani” della Campania pretendono di entrare nei ranghi della pubblica amministrazione senza sottoporsi a nessun concorso.
Senza entrare nel merito nelle variegate opinioni espresse e sorvolando sulla natura diffamatoria di alcune di esse, vorremmo riportare la questione sui corretti binari, sgombrando innanzitutto il campo da palesi falsità: i 1863 borsisti (che naturalmente
non sono tutti campani in quanto il concorso era ed è aperto a tutti i cittadini italiani), da settembre 2019 ad oggi, hanno svolto le seguenti prove (si cita il bando di concorso consultabile da chiunque sulla Gazzetta Ufficiale):
1. “una prova preselettiva” […] per “la conoscenza delle seguenti materie: diritto costituzionale […]; diritto amministrativo […]; disciplina del lavoro pubblico […]; diritto regionale e diritto degli enti locali [..]”;
2. “una prova selettiva scritta distinta per i profili professionali […] volta a verificare la conoscenza teorica e pratica delle materie previste […]” con soglia di sbarramento pari al punteggio di 21/30, il cui voto concorre alla formazione della graduatoria di merito;
3. “una fase di formazione e rafforzamento” della durata complessiva di 10 mesi, che terminerà il 31 maggio 2021, nella quale sono rimasti, appunto, 1.863 borsisti a fronte di 2.243 posti messi a concorso, solo lo 0,6% dei candidati iniziali e quasi 400 persone in meno dei posti a bando (se non è selezione concorsuale questa!).
Come appare evidente meccanismi clientelari e altre amenità vengono citati del tutto a sproposito. Il Dipartimento della Funzione Pubblica, e per esso il Formez, ha condotto il corso-concorso RIPAM Campania secondo i canoni della massima trasparenza e correttezza formale e nel rispetto dell’art. 97 della Costituzione: cos’è se non un concorso pubblico il nostro? A tal proposito invitiamo il ministro Brunetta, a tutela del buon nome degli uffici che dirige, a citare in giudizio chi afferma il contrario!
Cos’è successo dunque?
Tutto parte dall’art. 10 del DL 44/2021, che, rispondendo ad oggettive esigenze di celerità per l’assunzione di funzionari pubblici, ha riformato i meccanismi di accesso alla Pubblica Amministrazione. A seguito di quest’intervento legislativo, ad esempio, il concorso bandito da Roma Capitale e anch’esso gestito da RIPAM, per l’assunzione di 1570 profili professionali di categoria C e D (del tutto identici a quelli del nostro concorso), è stato semplificato eliminando la prova preselettiva e la prova orale. Ne consegue che nei ranghi della pubblica amministrazione del Comune di Roma si entrerà a seguito di un’unica prova scritta che
sarà del tutto analoga a quella svolta nel febbraio 2020 per il corso-concorso RIPAM Campania.
Per il corso-concorso RIPAM in Campania, invece, il Dipartimento per la Funzione pubblica ha deciso che – malgrado fossero state già svolte oltre alla prova scritta prevista per il concorso di Roma, anche una preselettiva e 10 mesi di tirocinio e formazione – nel mese di giugno si dovrà svolgere un’ulteriore prova scritta, eliminando solo l’orale previsto nel bando.
Da dove nasce allora la controversia? La controversia ha natura esclusivamente tecnica: noi borsisti riteniamo che, nel rispetto delle esigenze di semplificazione dettate dall’art. 10 del D.L. 44/2021 e (a questo punto la citiamo anche noi) dell’art. 3 della Costituzione, avendo già svolto una prova scritta sulle materie del bando distinte per profilo, ci troviamo esattamente nella medesima situazione che consentirà l’assunzione ai vincitori del concorso Roma Capitale e, quindi, chiediamo lo stesso trattamento. E non lo chiediamo solo noi, ma anche gli Enti che hanno aderito alla procedura, perché aspettano personale da
due anni.
Dal canto suo il Dipartimento della Funzione Pubblica ritiene indispensabile per il nostro concorso svolgere un’ulteriore prova scritta che sarà sostanzialmente identica a quella già svolta a febbraio del 2020. In ogni caso, qualunque sia l’interpretazione del bando, il Dipartimento non può mai ritenere che i 1863 borsisti non abbiano svolto nemmeno una prova di concorso.
Al riguardo il presidente del Formez, Alberto Bonisoli, nel luglio 2020 comunicava “rispetto al Concorso della Regione Campania estito da Formez PA […] l’inserimento di oltre 2.000 neo vincitori di concorso in varie amministrazioni. Prima di essere assunti definitivamente faranno 10 mesi di prova sul campo” Siamo certi che vorrete dare alla verità dei fatti il peso che merita, nel rispetto di quei principi e valori che fanno della libertà di stampa uno dei fondamenti della democrazia.