La Rai punta su ‘Leonardo’ e ‘La città eterna’, due serie internazionali in fase di realizzazione e frutto della nuova alleanza a tre tra Rai, France Télévisions e Zdf, nata quest’anno per competere con la serialità internazionale targata Netflix e Amazon. Li ha annunciati la direttrice di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, al Prix Italia in corso a Capri. ‘Leonardo’ è una serie in otto parti dedicata al genio della pittura rinascimentale e uscirà nel 2019, anno in cui ricorre il cinquecentenario della sua morte e in cui il Louvre allestirà una grande mostra sul pittore, scienziato e ingegnere toscano morto ad Amboise, in Francia, il 2 maggio 1519.
“La stiamo scrivendo e per farlo – spiega Andreatta – abbiamo scelto i migliori sceneggiatori sulla piazza che sono Frank Spotnitz, che è showrunner del progetto de ‘I Medici’ oltre che creatore della serie di Amazon ‘The Man on the High Castle’, e Steven Johnson. Insieme stanno scrivendo il progetto che vedrà la luce il prossimo anno. Sarà una coproduzione con la Francia e probabilmente anche con la Germania. Ma sicuramente coinvolgerà anche altri Paesi europei. Il budget – chiarisce la direttrice di Rai Fiction – si aggira tra i 24 e i 30 milioni di euro, nella media di questi progetti, ma non avendo ancora la scrittura non sappiamo quale sarà quello definitivo”.
La serie vuole raccontare “Leonardo da Vinci – prosegue Andreatta – grande genio ma anche uomo molto complesso e sofferto. Entreremo nella sua anima attraverso Caterina, una sua modella che ci svelerà il maestro della ‘Gioconda’ attraverso gli occhi di una donna normale che ci aiuta a capire l’uomo e l’artista. Sarà in otto parti, ognuna delle quali incentrata su una sua opera”.
Quanto alla ‘Città eterna’, la sceneggiatura è stata affidata “a Carl Joos, ma ancora è presto per parlare del cast. Al momento c’è solo un accordo di cosviluppo con France Télévisions perché il progetto è ancora nelle prime fasi di scrittura – spiega la direttrice di Rai Fiction – ed è ambientato nel 1963 a Roma, in piena ‘dolce vita’, nell’anno della visita di John Fitzgerald Kennedy in Europa, poco prima del suo assassinio a Dallas, e dell’avvio del Concilio Vaticano II. La storia parte da un fatto di cronaca realmente accaduto, l’omicidio di una giovane attrice. Abbiamo immaginato l’arrivo di una ragazza francese, amica dell’attrice uccisa, e il ritrovamento di un’agenda nera piena di indirizzi di soli uomini accanto al corpo della vittima. Da lì prende il via un’indagine da parte di un poliziotto italiano che coinvolgerà non solo non solo l’alta borghesia e l’ambiente della dolce vita, ma andrà a toccare anche quel clima della Guerra Fredda dell’epoca. Per ora l’accordo è solo con France Télévisions, ma da qui a breve, quando avremo sviluppato le sceneggiature, la Germania potrebbe decidere di entrare”.
Questi ovviamente sono i progetti italiani, ma la Rai partecipa anche ad alcuni di quelli francesi o tedeschi. “E’ il caso – dice Andreatta – della serie ‘Il giro del mondo in 80 giorni’, tratto da Jules Verne e prodotto da France Tv, perché fa parte di quelle storie universali che anche se scritte in Francia e con un protagonista inglese, appartengono alla nostra cultura fin da bambini”.
E questo è il punto caldo dell’alleanza tra i tre servizi pubblici europei: raccontare la storia e la cultura del Vecchio Continente come i competitors stranieri non sanno fare. Ma anche valorizzare l’industria locale dell’audiovisivo. “L’Alleanza nasce quest’anno dalla volontà di Rai, France Télévisions e Zdf – chiarisce Andreatta – con l’intento di costruire dei progetti prestigiosi che possano competere anche sotto il profilo finanziario con la grande produzione globale che arriva ormai in tempo reale da tutto il mondo. Le tv pubbliche – sottolinea la direttrice di Rai Fiction – sono la forza trainante delle industrie locali e proprio per questo, perché ci basiamo su valori che poggiano sulla nostra cultura e sulle nostre tradizioni, insieme vogliamo sviluppare progetti che possono essere in costume, contemporanei o di fantascienza”.
Andreatta ribadisce la differenza tra i Servizi Pubblici e le piattaforme come Netflix o Amazon, che “investono cifre enormi in produzioni che però non puntano a valorizzare l’Europa. Queste piattaforme ad esempio in Italia non hanno ancora investito molto, si limitano per lo più a portare un prodotto internazionale nel nostro Paese. Invece la nostra alleanza si basa su progetti concreti fondati sui nostri valori comuni e sulle nostre industrie locali. Ci vediamo spesso, una volta ogni due mesi in media, per lavorare su un progetto con la guida da parte del Paese principale ma anche accogliendo le osservazioni dei nostri partner. E’ un sistema agile e libero, che ci permette di scegliere sulla base dei progetti migliori e non di un obbligo preesistente e che ci sta dando grandi soddisfazioni”.
Il processo di internazionalizzazione delle fiction Rai ha già dei prodotti in fase di distribuzione, come ‘L’Amica geniale’, che sarà su Rai1 a novembre, o il secondo capitolo de ‘I Medici’ (sempre su Rai1 a ottobre), con attori internazionali affiancati a quelli italiani. Ma anche con ‘Il nome della rosa’, che andrà in onda nel 2019. Un progetto “di cui Umberto Eco ha fatto in tempo a leggere il primo episodio, che lo ha soddisfatto e a cui ha detto di sì proprio perché lo faceva la Rai. La sua collaborazione e i suoi consigli sono stati preziosissimi”, dice Andreatta, spiegando che l’altra strada per l’internazionalizzazione delle serie è stata la commistione tra vari generi messa a segno da titoli come ‘Rocco Schiavone’, in onda su Rai2, venduto in tutto il mondo.
In ogni caso, Andreatta, Takis Candilis (dg palinsesto e programmi di France Tv) e Simone Emmelius (responsabile direzione Drama di Zdf), insistono nel ribadire che l’alleanza per le coproduzioni è il modo migliore per scrivere serie a vocazione internazionale. Inoltre, proprio l’alleanza potrebbe aiutare la Francia a rinnovare una legge “antiquata, scritta nell”85 – dice Candilis – che assegna ai produttori i diritti solo per tre anni. Stiamo cercando di cambiarla e ci siamo appellati al governo Macron. Se produciamo dei programmi dobbiamo anche potere dire come dovranno essere utilizzati, altrimenti non saremo competitivi a livello internazionale”, chiosa il direttore generale del palinsesto e dei programmi di France Télévision. (AdnKronos)