Depositi, storie ancora da scrivere, da venerdì 21 a Capodimonte.

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Nell’immaginario collettivo i depositi sonouniversi chiusi, sotterranei polverosi, custodi impenetrabili ditesori nascosti e ignorati, spesso associati al mito e al mistero. Si originano dalle scelte fatte dagli uomini, identificano un’epoca e,attraverso la selezione delle opere, rendono possibile rintracciareun gusto, una ragione storico artistica, una esigenza conservativa.

 Nonostante la vastità dello spazio espositivo– 15.000 mq organizzati in 126 sale – anche il Museo diCapodimonte conserva parte della sua collezione in cinque depositi medi e grandi che conservano opere di ogni tipo, importanti, con attribuzione incerta, in condizioni conservative precarie.

Tra queste vi sono, ad esempio, la collezione di oggetti esotici del Capitano James Cook donati da Lord Hamilton a Ferdinando IV di Borbone e i numerosi serviti da tavola in porcellana di Meissen, di Berlino, della Manifattura Richard Ginori, impossibili da esporre per la loro vastità, che testimoniano la necessità della corte sabauda,a ridosso dell’Unità d’Italia, di dotare le nuove residenze e sedi della corte in Italia di adeguati corredi da tavola.

Nel corso degli anni, dai depositi, è stataricostruita la collezione di oggetti rari di provenienza Farnese attualmente nella Wunderkammer del Museo e la collezione del cardinale Stefano Borgia suddivisa in tre sezioni – il Museo Sacro,l’Arabo Cufico e l’Indico – dopo lunghissimi lavori di ricognizione sull’antico inventario.

La mostra Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere (21 dicembre 2018 – 15 maggio2019), organizzata dal Museo insieme alla casa editrice Electa, è ilsecondo capitolo di una trilogia di esposizioni che sfida ilprincipio costitutivo del museo, proponendolo non più comeentità statica e immobile, presunta lezione magistrale, ma comeluogo di libertà, di creatività, di potenziale espressivo. 

In questa mostra saranno esposte 1220 operetra dipinti, statue, arazzi, porcellane, armi, e oggetti di arti decorative provenienti unicamente dai cinque depositi di Capodimonte – Palazzotto, Deposito 131, Deposito 85, Farnesiano e GDS(Gabinetto dei Disegni e delle Stampe) – per raccontarne il ruolo e la storia tra scelte imposte dai dettami del gusto, dalla natura della collezione del museo o dallo stato conservativo delle opere.

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