Che cosa hanno in comune letteratura, teatro e spettacolo contemporanei? Un linguaggio post-moderno che si basa su contaminazioni e decostruzione, un linguaggio sempre sfuggente e in costante trasformazione, difficilmente afferrabile dal critico, un continuo rovesciamento di ruoli e continui attraversamenti e sconfinamenti tra un genere e l’altro. Che cosa distingue un comizio politico da uno spettacolo teatrale? Quale è la differenza tra la fondazione di un partito e un’esibizione da circo? Si può ancora tracciare una differenza tra spettacolo ‘live’, dal vivo, ed eventi mediatizzati?
Si tenterà di rispondere a queste domande giovedì 15 gennaio alle ore 10.00 presso la sede dell’Orientale di Palazzo Du Mesnil (via Chiatamone 62) nella prima delle due giornate di convegno “Reti performative”, a cura di C. Maria Laudando e Maria De Vivo.
Il convegno intende indagare proprio su questi aspetti dell’estetica contemporanea, sulle profonde intersezioni tra letteratura, arti visive e teatrali, nuovi media; e sull’impatto che i nuovi linguaggi dell’arte hanno sulla società di oggi, su cosa significhi per es. un’espressione come città ‘performante’.
Accanto a questioni più generali della cultura digitale, si affronteranno anche temi specifici come la parabola artistica di Marina Abramovic, il grottesco in Salman Rushdie, l’installazione dell’artista Gian Maria Tosatti, Sette stagioni dello spirito, all’interno dell’ex Anagrafe Comunale di Napoli in Piazza Dante, o ancora il ruolo chiave dell’oralità per lo scrittore, antropologo e cineasta angolano Ruy Duarte de Carvalho o per la poetessa/performer inglese di origine nigeriana Patience Agbabi che combina sestine e rap.
Il Convegno prevede nella prima giornata alle 16.30 una conversazione a tutto campo con la coppia di artisti Bianco-Valente che vivono nella città partenopea e lavorano da anni sul rapporto tra tessuto urbano e nuove tecnologie.