Don Maurizio Patriciello, durante un’audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e di degrado urbano, ha voluto esprimere il suo punto di vista sugli attacchi che ha ricevuto di recente.
Molte persone, non potendo prendersela direttamente con Roma a causa della distanza e della percezione di un distacco tra le realtà locali e il governo centrale, hanno scelto di incolpare chi, come lui, è stato promotore di certe iniziative, in particolare l’invito rivolto a Giorgia Meloni.
Don Patriciello ha sottolineato che, per queste sue azioni, è stato etichettato con termini pesanti e ingiustificati come fascista e omofobo. Ha ironizzato sull’eventualità che a breve potrebbe essere accusato addirittura di pedofilia, ribadendo che in quel momento sarà pronto a presentare denunce contro chiunque lo diffami ulteriormente. Ha inoltre precisato che il suo ruolo di prete è quello di essere al servizio di tutta la comunità, senza alcuna distinzione, con l’obiettivo di promuovere il bene comune in un territorio che da troppo tempo soffre a causa di incuria e abbandono.
La sua missione è infatti quella di migliorare le condizioni di vita di una popolazione spesso dimenticata e trascurata. Nel continuare il suo discorso, ha affrontato il problema della camorra, affermando che questa rimarrà una piaga finché ci saranno persone costrette a vivere in condizioni di estrema povertà.
Il degrado e la mancanza di opportunità favoriscono l’emergere e il perdurare della criminalità organizzata, poiché offrono una via d’uscita, seppur illecita, alla disperazione.
Riguardo al nuovo centro sportivo ‘Pino Daniele’, don Patriciello ha raccontato come la gente abbia visto in esso una speranza, una possibilità di riscatto e di lavoro. Ha valorizzato la trasformazione dell’ex centro Delphinia da luogo di degrado e violenza ad un punto di riferimento e di orgoglio per la comunità.
Ha criticato duramente chi sostiene il contrario, insinuando che alle critiche potrebbero esserci dietro mere strategie politiche piuttosto che un reale interesse per il bene della comunità. Ha chiesto di riflettere sulle vere intenzioni che muovono tali accuse, invitando tutti a mettere da parte i colori politici e a concentrarsi sul benessere collettivo e sul miglioramento della vita nelle periferie.
Un concetto fondamentale sottolineato dal parroco don Patriciello riguarda il centro recentemente costruito all’interno del territorio parrocchiale con i fondi della legge 219.
L’obiettivo principale di questa iniziativa, secondo don Patriciello, era quello di fornire un beneficio diretto ai bambini del Parco Verde.
Egli ha espresso contentezza per il progetto, ma ha anche messo in risalto una preoccupazione: se non c’è una possibilità concreta per i bambini più poveri di Caivano di accedere a questi servizi in modo privilegiato, il progetto, pur essendo bello, finirà per favorire persone di altre zone che possono permetterselo. In questo caso, i primi a essere penalizzati sarebbero proprio i bambini della comunità locale, quelli che avrebbero dovuto essere i legittimi beneficiari. Il parroco ha inoltre menzionato un’importante trasformazione nel territorio: la stazione dei carabinieri è stata ora elevata a compagnia, garantendo così una maggiore presenza e controllo sul territorio. Proseguendo il suo discorso, don Patriciello ha voluto chiarire che non vi era nessuna intenzione di dare un connotato politico alle sue azioni o alle sue richieste.
Il suo appello alla Presidente del Consiglio non era altro che l’urlo disperato di un parroco che si preoccupa della sua comunità. Don Patriciello ha ricostruito il suo invito rivolto alla Presidente del Consiglio il 25 agosto, e con sua grande sorpresa, il 31 agosto, quest’ultima si è presentata accompagnata da una parte rilevante del governo. Durante l’incontro, la Presidente ha ascoltato attentamente le problematiche sollevate dal parroco.
Don Patriciello ha espresso il crescente sentimento di frustrazione della comunità, affermando che il voto di protesta e i fischi di disapprovazione sono stati riservati spesso ai politici romani, ma ora la comunità desidera sinceramente applaudire coloro che portano cambiamenti positivi. Egli ha poi chiesto alla Presidente di accettare il loro plauso, ribadendo che le promesse fatte sono state mantenute. Con grande dignità e senso di responsabilità, il parroco ha concluso affermando che il suo dovere, ora, è quello di applaudire il risultato ottenuto.