Family Day venerdì 17 a Villa Betania, TIN aperta anche a famiglie.

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Nei mesi scorsi nell’Ospedale Evangelico Betania è nato un bambino di appena 470 grammi per un gravissimo ritardo di crescita intrauterino a solo 27 settimane di gestazione che grazie alle cure ricevute in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) oggi sta per lasciare il reparto con una ottima prognosi futura. Ma il “piccolo pulcino”, come piace chiamare i prematuri al team dell’ospedale, è solo uno degli oltre 500 casi trattati ogni anno dall’Unità Operativa Complessa di Neonatologia, TIN e Patologia neonatale.

Per sensibilizzare i genitori “in attesa” e le coppie che già vivono questo distacco precoce, anche quest’anno, l’Ospedale di Ponticelli in occasione della Giornata mondiale della prematurità, promuove il Family Day, l’iniziativa che apre per un giorno le porte della TIN anche agli altri familiari. E così il 17 novembre i piccoli pulcini della Terapia Intensiva Neonatale potranno conoscere i loro fratellini e sorelline, i nonni e gli zii. Come nel caso del piccolo Gerardo che conoscerà meglio il fratellino ed i nonni che in questi 4 mesi hanno fatto il tifo per lui.

Sarà concesso un tempo di trenta minuti a nucleo familiare. Nonne, zii e fratelli e sorelle saranno aiutati a prendere confidenza con i loro piccoli da medici e infermieri della Unità Operativa Complessa di Neonatologia e TIN dell’Ospedale.

Per celebrare la Giornata mondiale della prematurità e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema l’UOC di Neonatologia e TIN dell’Ospedale in collaborazione con l’Associazione “Pulcini combattenti” ha realizzato un video in cui sono protagonisti alcuni dei piccoli pazienti della TIN, medici e infermieri.

 

“Come in molte TIN del mondo, anche noi all’Ospedale Evangelico Betania festeggeremo la Giornata della prematurità per essere più vicini anche solo con il pensiero ai nostri supereroi ed alle loro famiglie” – afferma il Direttore della UOC di Neonatologia e TIN Marcello Napolitano“ma anche per divulgare la conoscenza di una realtà assistenziale che purtroppo viene scoperta dai più solo in occasione di un parto pretermine”.

Nel 2016 nell’Ospedale Evangelico Betania sono venuti al mondo 2280 bambini, di questi 620 sono stati ricoverati, in Patologia neonatale (475) e in Terapia Intensiva Neonatale (145). A loro vanno aggiunti 277 ricoveri in Day Hospital, che significa 831 trattamenti (erano stati 745 nel 2015), con una degenza media di 6.4 giorni per le patologie neonatali e di 27 per quelli in TIN. Tra le principali cause di ricovero vanno annoverati i neonati affetti da grave immaturità e/o con distress respiratorio, prematuri con e senza affezioni maggiori, neonati a termine con affezioni maggiori.

 

“La cura della famiglia del neonato ricoverato è uno dei campi che ci vede maggiormente impegnati negli ultimi anni, anche perché i nati pretermine sono in aumento” – continua Napolitano – “Purtroppo i genitori, spesso giovani, ma anche le loro famiglie vedono dolorosamente mutare il concetto di nascita da “lieto evento” ad evento drammatico”. 

 

All’Ospedale Betania sono diverse le iniziative messe in campo sia nella fase del ricovero che nel momento in cui i piccoli pazienti rientrano a casa. C’è un momento di accoglienza iniziale nel quale viene spiegato ai genitori, in termini comprensibili, ciò che e accaduto al loro bambino sia per ciò che concerne l’assistenza medica sia per i tempi previsti di degenza. Esistono poi tante iniziative di umanizzazione della nascita prematura che vengono quotidianamente proposte in reparto: dalla “Kangaroo care” o tocco pelle a pelle “tra il bambino e la sua mamma” al “Tocco dolce” che vede coinvolti entrambi i genitori nel massaggio in incubatrice al loro piccolo, fino all’ingresso in reparto dei nonni e dei fratellini dei neonati prematuri lungodegenti, cioè quelli che devono restare in TIN più tempo.

 

 

 

 

La loro presenza e la relazione con il neonato è fondamentale” – conclude Napolitano – “perché una volta a casa possono aiutare le mamme a vivere più serenamente questa difficile esperienza. Sicuramente, però,

un aspetto che ci rende particolarmente orgogliosi è il poter seguire questi bambini anche oltre il periodo di ricovero”.

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