Green pass, Lamorgese: gestori locali non possono chiedere documenti di identità. Corsa al “pezzotto”: attenti alle truffe.

Un momento dell'operazione 'Fake Pass' condotta dalla Polizia di Stato, 9 agosto 2021. La Polizia di Stato ha eseguito una vasta operazione, denominata 'Fake Pass', di contrasto al commercio online di falsi Green pass Covid-19. Gli utenti venivano attratti con messaggi come "ciao, ti spiego brevemente come funziona: attraverso i dati che ci fornisci (nome e cognome, residenza, codice fiscale e data di nascita) una dottoressa nostra collaboratrice compila un certificato vaccinale e (quindi sì, risulti realmente vaccinato per lo Stato) e da lì il Green pass". ANSA/ UFFICIO STAMPA POLIZIA DI STATO +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++
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Gli italiani corrono verso la normalità con il Green pass in tasca: sono 20 milioni i certificati verdi scaricati negli ultimi tre giorni, ovvero dalla sua effettiva introduzione per consumazioni ai tavoli di bar e ristoranti al chiuso, spettacoli, cinema, eventi sportivi e tante altre attività. Con una precisazione importante: saranno sì i titolari a dover controllare il lasciapassare, ma “non potranno chiedere la carta d’identità ai clienti”, spiega il ministro dell’Interno specificando che è in via di preparazione una circolare.

Luciana Lamorgese chiarisce con un esempio: andare al ristorante con il pass “è come andare al cinema e mostrare il biglietto” e “nessuno pretende che gli esercenti chiedano i documenti, i ristoratori non devono fare i poliziotti” e ci saranno “controlli a campione nei locali insieme alla polizia amministrativa”.

Per il ministro “non si può pensare che l’attività di controllo venga svolta dalle forze di polizia. Significherebbe distoglierle dal loro compito prioritario che è garantire la sicurezza”. Fonti del Viminale hanno poi comunque specificato che “le forze di polizia sono pienamente impegnate per garantire il rispetto delle regole” in quanto “l’obiettivo primario è tutelare la salute pubblica”. Dunque, controlli serrati da parte delle forze dell’ordine anche sul lasciapassare. Parole che rassicurano i gestori dei pubblici esercizi, ma non del tutto. “Apprezziamo le parole del ministro ma è bene che si faccia chiarezza: se qualcuno esibisce un Green pass di un’altra persona e viene scoperto nei controlli a campione della polizia, un barista non può esserne responsabile e rischiare a sua volta una sanzione”, sostiene il direttore generale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) di Confcommercio, Roberto Calugi, che chiede di “modificare la norma o almeno emanare una circolare ministeriale”. La circolare del Viminale, che sarà diffusa nelle prossime ore, punterà a stabilire chi potrà chiedere un documento di identità al cittadino. Non si esclude che a chiedere il documento oltre al pass possano essere – oltre ai pubblici ufficiali, come già accade – i responsabili alla sicurezza (anche privata) degli eventi sportivi, spettacoli e concerti, i titolari di strutture ricettive, gli addetti al controllo nei trasporti e in strutture sanitarie. I ristoratori saranno comunque tenuti ad una verifica di “congruità” dei dati nel pass rispetto alla persona che si ha di fronte: dunque il sesso e – anche se approssimativamente – l’età. Intanto la risposta del Paese all’introduzione del lasciapassare ha già dato i suoi risultati.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, parla di “numero straordinario”, annunciando i venti milioni di pass scaricati negli ultimi tre giorni: “dimostra la sensibilità e la partecipazione dei cittadini del nostro Paese alla lotta contro il Covid”, commenta. E la ministra Gelmini aggiunge che tra le persone guarite e quelle che hanno già fatto almeno la prima dose “40 milioni di italiani hanno accesso al green pass” Continuano, anche se sporadiche, le infrazioni, soprattutto tra locali che si improvvisano come sale da ballo, tuttora chiuse per decreto. Dopo lo stop dato ad alcuni locali tra Rimini, Riccione e Cattolica, scatta la chiusura – ancora a Rimini – di un’altra discoteca, la storica ‘Altromondo Studios’ a Miramare. E resta sullo sfondo il dibattito sul passaporto verde per i lavoratori e sulle possibili multe al personale scolastico. “Il sindacato sta invitando tutti i lavoratori a vaccinarsi e non abbiamo nulla di principio contro il Green pass, ma in nome di ciò non è accettabile introdurre una logica punitiva e sanzionatoria nei confronti di chi lavora”, sostiene il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. Per il vicesegretario Pd, Giuseppe Provenzano, “sarebbe necessario tornare ad un tavolo con le parti sociali ed eventualmente capire se c’è bisogno di intervento normativo qualora si vada verso un Green pass generalizzato”. E sulle mense fonti del Governo chiariscono che vale la stessa regola applicata ai ristoranti: per quelle al chiuso serve il Green pass.

La Polizia di Stato ha eseguito una vasta operazione, denominata ‘Fake Pass’, di contrasto al commercio online di falsi green pass.
Gli utenti – spiega un comunicato – venivano attratti con messaggi come “Ciao, ti spiego brevemente come funziona: attraverso i dati che ci fornisci (nome e cognome, residenza, codice fiscale e data di nascita) una dottoressa nostra collaboratrice compila un certificato vaccinale e (quindi sì, risulti realmente vaccinato per lo Stato) e da lì il Green pass”.

Gli investigatori del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni di Roma, Milano e Bari, con il coordinamento delle procure della Repubblica presso i tribunali di Roma, Milano e dei minorenni di Bari, stanno eseguendo perquisizioni e sequestri nei confronti degli amministratori di 32 canali Telegram responsabili della vendita di green pass falsi. (ANSA)

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