IL CERCHIO DELL’ODIO di Massimo Galluppi. Editore: Marsilio, marzo 2014
L’autore è stato professore di Storia delle relazioni internazionali e di Storia politica e diplomatica dell’Asia Orientale presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “L’Orientale” di Napoli.
Il romanzo è incentrato su un delitto eccellente. Il 16 aprile 2012 il professor Bruno Canalis, direttore del Dipartimento di Studi Politici Internazionali, viene assassinato nel suo studio presso l’Istituto Superiore di Studi Orientali (ISSO) di Napoli.
Il caso viene affidato al capo della Squadra Omicidi, Raul Marcobi, rientrato a Napoli dopo un periodo di lavoro di alcuni anni alla DEA di New York. Esperienza segnata da un epilogo doloroso che spesso ritorna nel romanzo e come un fantasma tormenta la vita di quest’uomo che ci appare subito come un uomo ed un investigatore integerrimo.
La trama del romanzo è molto densa e intricata ma non c’è mai caduta di tensione. La narrazione è sempre tesa e carica di suspense, affidata ad una scrittura incalzante e scorrevole. C’è uno strettissimo intreccio tra storia e thriller. Perciò, vasta e complessa è la macchina investigativa che viene messa in moto per la soluzione del delitto. E’ un giallo che riesce a coniugare la profondità della logica investigativa con una rigorosa indagine scientifica. E’ un’indagine molto complessa che comprende accurate ricostruzioni storiche e ricerche d’archivio che conducono alla Cina degli anni ’20, a Ciu En Lai e al conflitto fra comunisti e nazionalisti cinesi di quegli anni.
Nel romanzo vengono seguiti quelli che sono i canoni classici del giallo deduttivo. Marcobi avvia le indagini in più direzioni: l’ipotesi passionale ( a causa di una relazione del professor Canalis con una sua studentessa di cui però è innamorato lo studente Ciro Iuliano ), il gioco d’azzardo ( Canalis ha perso una grande fortuna al gioco d’azzardo ), i rancori e gli odi nel mondo accademico, i conflitti politici nel PD, partito in cui milita Canalis.
Ma tre giorni dopo viene ritrovato, assassinato in un albergo cittadino del Centro Direzionale di Napoli, il corpo di Mirko Kraniz, uno sloveno ritenuto contiguo alla crimininalità organizzata e dal passato nell’ultrasinistra negli anni ’70 e molto verosimilmente in rapporto con i servizi segreti dei paesi d’oltrecortina. Kraniz era stato visto da alcuni testimoni all’ISSO il pomeriggio dell’assassinio di Canalis in cui c’era stata la conferenza del professor Wei Langfan dell’università di Shanghai, cui avevano partecipato in gran numero professori, studenti, autorità e anche invitati venuti da altre città.
Pur iniziandosi a configurare il movente passionale, Marcobi si rende ben presto conto che per risolvere il caso non solo occorre ampliare le ipotesi già accennate ma bisogna tornare molto indietro, agli anni di piombo e al Cerchio Rosso, gruppo maoista nato e attivo all’ISSO tra il ’74 e il ’76, di cui Canalis era uno dei membri più importanti e Kraniz l’eminenza grigia.
L’ipotesi passionale finisce per prevalere e lo studente Ciro Iuliano viene incriminato. Per quanto riguarda Kraniz si indaga negli ambienti della malavita organizzata. Ma, nonostante l’incriminazione di Iuliano, Marcobi non crede assolutamente alla colpevolezza del giovane studente e continua ad indagare. E la sua indagine si concentra proprio sul Cerchio Rosso e su un caso irrisolto del 1976: l’assassinio di Arno Bauer, brillante studente dell’ISSO e tra i leader di quel gruppo: delitto irrisolto, attribuito a giovani dell’estrema destra ma mai identificati.
Invece Marcobi pensa che Arno sia stato ucciso dai suoi compagni del Cerchio Rosso e la sua ricerca della verità lo porterà in giro per il mondo, dal Canada ai Caraibi e infine in Francia. Risolverà il caso Bauer e altri due delitti strettamente collegati fra di loro che si verificarono in quei giorni, quello di un giovane del gruppo maoista dedito all’uso dell’eroina e quello di un professore, che era all’epoca il commissario governativo dell’Opera Universitaria a Napoli, deceduto in seguito ad un misterioso investimento automobilistico. A questo punto grazie a clamorosi indizi verrà chiarito anche il caso Canalis.
Un primo elemento che va messo in evidenza è il rapporto tra Marcobi e la ricerca della verità. Tra l’accurata verifica degli indizi raccolti, il vaglio degli alibi, i possibili moventi, lo scetticismo del magistrato inquirente rispetto all’ipotesi di una riapertura delle indagini e il tormento di fantasmi personali per un passato a cui non sa e non vuole rinunciare, Marcobi ingaggia una lotta estenuante con la ricerca ossessiva della verità.
Nella quarta di copertina è scritto che Marcobi ha una visione mistica della verità in quanto crede che la ricerca della verità rappresenti un dovere assoluto per un investigatore che deve continuamente sottoporre a verifiche accurate gli indizi per evitare che un delitto resti irrisolto o, peggio ancora, che un innocente possa essere condannato.
Un altro aspetto è la descrizione molto ricca del profilo psicologico dei protagonisti del romanzo ma anche dei personaggi minori. Massimo Galluppi, in particolare, si sofferma sulle caratteristiche psicologiche di quegli esponenti del Cerchio Rosso che erano i leader del gruppo maoista e sulla “fragilità” di altri esponenti che subivano in maniera subalterna il loro fascino.
Un terzo aspetto del libro è che in questo romanzo il noir è inteso come un validissimo strumento per interpretare la realtà e la storia, alla ricerca di verità nascoste.
Molto suggestiva è l’ipotesi sull’evoluzione di quel grande movimento che a partire dal 1968 e per un decennio interessò la società italiana Cioè, dall’iniziale movimento degli studenti esploso nella primavera del 1968 (antiautoritario, libertario, con la sua violenza verbale e il suo amore per le discussioni assembleari) alla successiva costituzione di gruppi politici(come Lotta Continua, Potere Operaio, Autonomia, ecc.) fino alle organizzazioni terroristiche dedite alla lotta armata. Non si tratterebbe di fenomeni diversi e di fasi diverse ed inconciliabili fra di loro, ma tra queste tre fasi vi sarebbe una sostanziale continuità, il cui principale fattore sarebbe la violenza: una violenza inizialmente repressa e negata e, infine, ammessa e teorizzata.
Per queste ed altre caratteristiche il romanzo di Massimo Galluppi è un libro molto avvincente e di grandissimo interesse sul piano narrativo.
LUCIO RUFOLO