Presentata oggi alla stampa la mostra dell’artista belga di fama mondiale Jan Fabre dal titolo Oro Rosso. Sculture d’oro e corallo, disegni di sangue, allestita al secondo piano del Museo e Real Bosco di Capodimonte e curata da Stefano Causa insieme a Blandine Gwizdala.
L’esposizione, che ufficialmente sarà inaugurata sabato 30 marzo 2019 alla presenza dell’artista, è parte di un progetto più ampio che “anima” oltre Capodimonte altri tre storici luoghi napoletani: la chiesa del Pio Monte della Misericordia, il Museo Madre e lo Studio Trisorio.
Presenti il Direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger, il direttore del Museo Madre Andrea Viliani, il il governatore del Pio Monte Pierluigi Rocco di Torrepadula, la gallerista Laura Trisorio con Lucia Trisorio, i curatori Stefano Causa, Blandine Gwizdala e Melania Rossi e l’associazione Amici di Capodimonte.
Al Museo e Real Bosco di Capodimonte, l’artista espone disegni di sangue, sculture in oro ed oggetti, databili dal 1970 ai giorni nostri, in dialogo con una selezione speciale di opere d’arte provenienti dalla collezione permanente del museo e da altre istituzioni museali napoletane, oltre a una serie inedita e sorprendente di sculture in corallo rosso, realizzata appositamente per Capodimonte.
Nella chiesa del Pio Monte della Misericordia, in dialogo diretto con il capolavoro di Caravaggio Sette opere di Misericordia (1606-1607), sarà visitabile, dal 30 marzo 2019, la scultura di Jan Fabre The Man Who Bears the Cross (L’uomo che sorregge la croce) (2015), a cura di Melania Rossi. Sempre dal 30 marzo il Museo Madre, con la curatela di Andrea Viliani, Melania Rossi e Laura Trisorio, ospiterà in anteprima l’iconica scultura The Man who Measures the Clouds (L’uomo che misura le nuvole) (2018), in un’inedita versione in marmo di Carrara, allestita nel cortile d’onore del museo regionale d’arte contemporanea.
Presso la storica galleria Studio Trisorio, il 29 marzo si inaugurerà la mostra dal titolo Tribute to Hieronymus Bosch in Congo (Omaggio a Hieronymus Bosch in Congo), a cura di Melania Rossi e Laura Trisorio: una selezione di opere di Jan Fabre realizzate completamente con di gusci di scarabei iridescenti.
Il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger nel presentare la mostra ha ricordato che l’idea di “Oro Rosso”, il cui nome deriva dall’antico nome del corallo, è nata in occasione di Jan Fabre. Naturalia e Mirabilia, mostra del poliedrico artista belga, inaugurata nel 2017 sempre a Capodimonte, nell’ambito del ciclo di esposizioni Incontri sensibili. In quell’occasione Fabre visitò a lungo il Museo e pensò ad una mostra da realizzare esclusivamente per Capodimonte.
“Quella che presentiamo oggi è una mostra straordinaria, di grande spiritualità e di una bellezza sconfinata che – ha sottolineato Bellenger – siamo orgogliosi di ospitare. A Capodimonte Fabre è ricollocato in dialogo serrato, tra antichi maestri, italiani e nordici, che costituiscono il prezioso patrimonio di questo Museo. Da un lato questi confronti pongono Fabre in una luce nuova, dall’altro ci consentono di rinnovare il nostro sguardo sulla collezione permanente”.
“Dalla sinergia tra istituzioni museali – ha aggiunto Laura Trisorio – nascono eventi di grande portata come quello odierno. Il nostro compito è quello di aiutare gli artisti a realizzare i propri sogni, in cambio abbiamo l’opportunità straordinaria di vivere e promuovere queste imperdibili esperienze. Lo studio Trisorio ospiterà grandi pannelli e sculture a mosaico di scarabei ispirati alla triste e violenta storia della colonizzazione del Congo Belga”.
L’uomo che sorregge la croce, nella chiesa del Pio Monte della Misericordia – ha affermato il Governatore agli Affari Legali ed al Patrimonio Storico-Artistico Luigi Pietro Rocco di Torrepadula – è in dialogo diretto con il capolavoro di Caravaggio “Sette opere di Misericordia” (1606-1607). La croce, simbolo nella concezione cattolica del sacrificio di sé è portata dall’uomo. Il peso della croce è sorretto non con la forza, ma con l’equilibrio: questo è il messaggio forte di Jan Fabre che apre un corto circuito molto stimolante a colloquio con Caravaggio e con la sua opera”.
Nel suo intervento, il direttore del Madre Andrea Viliani ha sottolineato: “la mostra è frutto di uno straordinario metodo di lavoro, il cui perno è la rinnovata collaborazione tra musei e istituzioni culturali del territorio che ci consente di valorizzare il nostro patrimonio culturale. Nel quadro di questa sinergia al Madre vedremo una sola opera “L’uomo che misura le nuvole” che riesce a condensare il senso stesso dell’arte: misurare le nuvole, attività tecnicamente impossibile, è proprio ciò che la cultura deve fare, invitare a scoprire cose che non penseremmo di essere in grado di fare. Un invito alla libertà e alla visione”.
Nello spiegare ai giornalisti il dialogo tra le opere di Fabre ed alcuni dei capolavori pittorici e splendidi oggetti d’arte di epoca rinascimentale, manierista e barocca, il curatore della mostra Stefano Causa ha evidenziato: “Fabre racconta, in una lingua non troppo diversa, una vicenda di metamorfosi incessanti; di materiali che mutano destinazione e funzione; una storia di sangue e umori corporali, inganni e trappole del senso; pietre preziose, coralli e scarabei, usciti a pioggia dai residuati di una tomba egizia, frammenti di armature, sequenze di numeri e citazioni dalle Scritture, dentro un universo centrifugo di segni… che, talvolta, diventa un sottobosco nel quale calarsi con i pennellini di uno specialista fiammingo di nature morte”.
Melania Rossi, critica d’arte e curatrice dell’esposizione al Pio Monte di Misericordia, si è soffermata sul dualismo tra carnalità e verticalità.
“A Capodimonte e Studio Trisorio sono esposte – ha spiegato – opere che feriscono e seducono allo stesso tempo. Opere dalla forte componente emotiva e simbolica. Simboli che vengono dal passato religioso e dalla vita corporale di tutti noi. Per il Madre ed il Pio Monte di Misericordia, invece, abbiamo selezionato opere che parlano del destino dell’uomo oltre sé stesso, della volontà di oltrepassare i propri limiti”.
Un bus navetta ha infine accompagnato i giornalisti allo Studio Trisorio, al Pio Monte della Misericordia e infine al Museo Madre.