A Napoli, la situazione dei chioschi sul lungomare è diventata il teatro di una protesta pittoresca quanto simbolica.
I gestori dei chioschi, chiusi da oltre cinque mesi a causa di presunte irregolarità segnalate dall’amministrazione comunale, hanno orchestrato un’insolita manifestazione: una “Morte del tarallo”. Questa rappresentazione allegorica ha visto la comparsa di una bara nel cuore di Piazza Municipio, all’interno della quale sono stati deposti i taralli, biscotti salati tipici della cultura napoletana. Questi prodotti tradizionali, fatti con sugna, pepe e mandorle, sono il simbolo dell’offerta caratteristica degli chalet di via Caracciolo.
Secondo uno degli organizzatori di questa protesta singolare, questa decisione del Comune mette in pericolo il sostentamento di numerose famiglie. Queste famiglie, infatti, da molti anni gestiscono i chioschi, ricavandone il proprio reddito. L’iniziativa di chiusura dei chioschi è percepita come un attacco diretto al loro lavoro e alla loro possibilità di continuare una tradizione imprenditoriale radicata nel tessuto sociale e culturale della città. In segno di protesta e solidarietà verso la loro causa, i manifestanti si sono incatenati le mani, urlando slogan che rivendicano il diritto al lavoro.
Questa azione è stata progettata per attirare l’attenzione su quella che considerano un’ingiustizia. Una portavoce dei manifestanti ha evidenziato un aspetto della controversia: nonostante i gestori abbiano regolarmente corrisposto al Comune le somme dovute, ora vengono considerati abusivi. L’accusa mossa dal sindaco riguarda la presunta necessità che i loro chioschi siano itineranti, una condizione imposta che contrasta con la realtà progettuale approvata dal Comune nel 2004. In quell’anno, infatti, la struttura attuale dei chioschi era stata progettata proprio con l’assenso dello stesso Comune.
I manifestanti sono determinati a non abbandonare la piazza fino a quando la vertenza non verrà risolta. Loro chiedono un dialogo costruttivo con l’amministrazione comunale per trovare una soluzione che permetta di salvaguardare il proprio lavoro e con esso il benessere delle loro famiglie. Questa protesta non rappresenta solo un grido di aiuto ma è un richiamo alla tutela di una tradizione che fa parte dell’identità di Napoli.