Subito dopo il terremoto degli Anni ’80, la Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, alle porte del Decumano maggiore, centro storico di Napoli, era usata come pista per il motocross. E ancora prima, a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, nel ’42 e nel ’43, era stata distrutta al punto che, con la realizzazione del Policlinico poco distante, si ipotizzò addirittura di radere tutto al suolo per farvi un parcheggio che servisse l’ospedale.
Eppure oggi la Basilica di Santa Maria Maggiore ospita “Lapis, i segreti della Pietrasanta. Dalla Fabrica ecclesiale a una grande fabbrica della Cultura”, esperienza multisensiorale che sarà aperta al pubblico da domani, 24 aprile. E’ una installazione permanente che accompagna il visitatore nella cavità sotterranea della Basilica, in un percorso che collega le vicende del complesso con la storia di Napoli, con un viaggio multisensoriale. Alle spalle un gruppo di cittadini privati che hanno investito, nel progetto generale di recupero, restauro, valorizzazione, circa 1,5 milioni di euro.
L’apertura del percorso sotterraneo è il risultato del lavoro dell’Associazione Pietrasanta Polo culturale Onlus, iniziato con un lavoro di riqualificazione del sito che ha portato, come primo frutto, la riapertura della Basilica nel 2007. Un risultato reso possibile anche attraverso il lavoro di monsignore Vincenzo De Gregorio, rettore della Basilica, e che ha visto l’inserimento del complesso fra i siti del centro storico di Napoli, riconosciuti patrimonio dell’Unesco.
“Prima del terremoto erano stati fatti lavori di restauro – racconta monsignore De Gregorio – le chiavi le aveva il Provveditorato delle Opere pubbliche. Con il terremoto era tutto abbandonato, i ragazzi avevano forzato il portone e avevano messo una catena”.
La rinascita della Basilica della Pietrasanta è legata a investimenti del tutto privati, fatta eccezione per la facciata esterna e la cupola di copertura. “E’ un progetto che nasce come impresa culturale – spiega Raffaele Iovine, presidente della Onlus – Si rischia in proprio, ma è stata una scelta inevitabile riuscire a raccogliere i fondi per l’intero progetto. Tutto quello che ora è possibile vedere, dal restauro alla valorizzazione, dal recupero agli impianti di videosorveglianza, sono stati ottenuti grazie al lavoro di un gruppo di cittadini che da moltissimi anni si prendono cura, della Pietrasanta”.
La prima volta che il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, ha messo piede nella Pietrasanta, “era tutto ‘sgarrupato'”. Parole del presule che parla in occasione della presentazione della conclusione dei lavori, di “miracolo”.
“Sembrava impossibile – afferma – e invece quando sono tornato dopo i lavori, è stato come scoprire l’America”.
“Questa è una eccellenza di Napoli che fanno onore a quanti ci hanno lavorato, ma anche alla nostra città – sottolinea – Grazie all’interesse, alla sensibilità, alla competenza anche dei privati che hanno preso a cuore questo luogo e si sono esposti”.
“E’ la dimostrazione che quando le forze buone si mettono insieme si possono otterrebbe risultati straordinari – conclude – L’idea ora potrebbe essere quella di creare un percorso religioso culturale che inizi dalle Catacombe di San Gennaro e attraverso un percorso nel Rione Sanità possa arrivare qui”.(ANSA).